Se siete tra quelli che si sono appassionati alla serie HBO tratta dall’omonimo videogioco The last of us avrete di certo appreso dell’esistenza di una famiglia di funghi, i cordyceps, in grado di prendere il controllo degli organismi che li ospitano. Si stima che al mondo esistano un milione di specie di funghi ma, appunto, è solo una stima perché specie nuove vengono scoperte di continuo. Ci sono i funghi velenosi e quelli che diventano addirittura predatori ma, quello che la maggior parte delle persone ignora sui funghi, è la quantità incredibile di forme pazzesche che possono assumere.
Max Mudie è un fotografo cresciuto sull’isola di Wight (Inghilterra) la cui ossessione – è lui stesso a definirla tale – per i funghi lo ha portato a specializzarsi nella loro fotografia e a fondare un magazine biannuale, “The Mushroom”, il cui focus sono, appunto, i funghi. Funghi che Max cerca di continuo e ovunque. Vicino a dove vive e lavora, la cittadina di Lewes nel Regno Unito, che è circondata da boschi antichi, ma anche in città: «Mi piace concentrarmi sui microfunghi più piccoli, non solo sui commestibili, se si sa dove guardare c’è sempre l’opportunità di trovare cose interessanti, anche nelle aree urbane. La maggior parte delle persone semplicemente non fa caso ai funghi veramente piccoli, credo che il mio background come fotografo mi permetta di cogliere molti dettagli che di solito vengono trascurati».
Max effettivamente scopre meraviglie e lo fa fin da quando era ragazzino e trascorreva la maggior parte delle sue giornate all’aria aperta «Per molti bambini cresciuti sull’isola di Wight raccogliere funghi era la tipica cosa che si faceva dopo la scuola: all’epoca era una meraviglia continua, ho visto cose per me inspiegabili, dato che non Internet non era così accessibile, alle quali sto dando un senso solo adesso. Non solo questi organismi mi affascinavano ma, non essendo mai stato un amante della carne, i funghi per me sono sempre stati una notevole fonte di cibo. Per non parlare dei ricordi che conservo dei festival musicali, dove i funghi psichedelici erano distribuiti legalmente».
La ricerca di Max si concentra infatti sia sull’aspetto estetico di questi organismi, che possono assumere le forme e i colori più vari e affascinanti, ma anche sugli usi che se ne possono fare. Pare che nel Regno Unito molte persone siano micofobiche, ovvero abbiano paura dei funghi, e uno degli obiettivi di “The Mushroom” è proprio quello di incoraggiare e promuovere il foraging sostenibile e ispirare le persone a nutrirsi grazie alle risorse offerte dalla natura.
«A me piace mangiare più specie possibile e spero di incoraggiare le persone ad avere meno paura dei funghi. La passione per il foraging e la documentazione per me è storia recente, sbocciata quando mi sono trasferito in campagna cinque anni fa, ormai adulto, mentre ho iniziato a scattare foto su pellicola quando avevo sedici anni e ho una laurea in fotografia d’arte. Per vivere infatti scatto fotografie di prodotti per un’azienda di skate, ma ritrarre i funghi è la mia grande passione: per avere una resa dell’immagine ottimale uso obiettivi macro e un processo chiamato focus stacking o focus bracketing, che aiuta a ottenere una buona definizione dei dettagli anche su soggetti molto piccoli. In pratica si scattano molte foto spostando la messa a fuoco in modo incrementale e poi si uniscono tutte in un software specializzato, per creare un’immagine nitida».
Nell’ultimo numero di “The Mushroom” si parla dei benefici dei funghi prataioli bianchi nei casi di intolleranza al glutine, dei coloranti tessili a base di funghi, dei retroscena della coltivazione del tremella fuciformis, meglio conosciuto come fungo della neve o fungo dell’orecchio argento, della proliferazione dei funghi nei paesaggi post-industriali, del fenomeno dei funghi luminosi e c’è anche una ricetta per fare le capesante ai funghi lattofermentati.
«Il mio augurio è che le persone interiorizzino sempre più il rispetto per la natura, si concentrino sulla coltivazione, sul foraging e sul progresso in maniera sostenibile. Spero che l’interesse per i funghi continui a crescere e che noi tutti continuassimo a imparare nuove cose su di loro, o in alcuni casi a reimparare ciò che i nostri antenati già sapevano. Una delle cose più strane e affascinanti che ho osservato in questi anni è che alcune specie, che sono prive di nutrienti, diventano predatori dei nematodi, cioè dei vermi. E poi ci sono i cordyceps – quelli di The Last of Us – che essenzialmente trasformano le formiche in zombie: sono fantastici!
Un momento per me finora cruciale di questo percorso è stato documentare i funghi bioluminescenti insieme a un team di micologi locali. Quello che però è incredibile è che alcune delle specie più interessanti che ho trovato non sono in nessuno dei libri di testo, il che significa che sono rare o trascurate e, in alcuni casi, potrebbero non essere incluse nell’inventario delle specie, almeno del Regno Unito.
Io non ho mai scoperto nulla di nuovo, ma il gruppo di micologi con cui collaboro trova di continuo specie che sono sconosciute nel Regno Unito. Amo organizzare uscite e spedizioni con loro: mi sento come se avessi appena scalfito la superficie di un argomento estremamente vasto di cui vorrei conoscere tutto. Per finanziare parzialmente questa mia dipendenza dai funghi, oltre al magazine, collaboro con un’azienda alimentata da energia sostenibile che produce cotone organico e che non utilizza imballaggi in plastica: produciamo t-shirt e tote bag per gli appassionati di micologia».