Dall’Ex Macello alla TriennaleLa Milano Design Week 2023 e quattro anticipazioni da non perdere

Design sensoriale, abitazioni danesi fuori dagli schemi, social media analogici e altro ancora: a poco più di un mese dall’inizio del Salone del Mobile e del Fuorisalone (18-23 aprile), qualche novità intrigante in grado di ribaltare gli stereotipi

Alcova © Federico Floriani

Dopo quelle saltate e posticipate a causa delle restrizioni pandemiche, c’è grande attesa per l’edizione 2023 del Salone del Mobile e del Fuorisalone, in programma a Milano dal 18 al 23 aprile. Un appuntamento che nel 2022 ha portato in città seicentomila visitatori per assistere a ottocento eventi e conoscere i lavori di millequattrocento designer.

Tra le novità della Milano Design Week 2023, in calendario dal 18 al 23 aprile, oltre al debutto del sesto Distretto (Porta Venezia Design District, il più immateriale di tutti perché, come spiega il direttore creativo Marco Samorì, «non esporremo al pubblico una galleria di prodotti ma, per sottolineare il legame tra design e nuove tecnologie, le App e i format dedicati alla sostenibilità e alla vita quotidiana»), c’è la nuova sede di Alcova.

Fari puntati sull’Ex Macello 
Alcova, la piattaforma nomade dedicata al design indipendente nata nel 2018 da un’idea di Joseph Grima e Valentina Ciuffi, quest’anno chiama i visitatori nell’Ex Macello di Porta Vittoria, in viale Molise. Il gruppo di capannoni sorti nel 1914 e in disuso dal 1995 (ultimo inquilino, il Centro sociale Macao), prima che inizino i lavori di riqualificazione di Redo S.p.A. che porteranno alla realizzazione di condomini sociali, la nuova sede dello IED, un museo della tecnologia, un parco e un nuovo studentato, è il luogo perfetto per Alcova. Che, a suo agio in contesti urbani storicamente significativi, abbandonati e diroccati, invasi da una natura selvaggia e spontanea, ha trovato qui la cornice perfetta per valorizzare il lavoro di settanta hub creativi internazionali. 

Nell’ex mattatoio di Milano saranno esposte le idee di designer, gallerie, musei, scuole, collettivi o aziende. Alcuni nomi? La start-up Chair 1:1 e il suo percorso di produzione completamente circolare; la sedia compostabile del duo californiano Prowl; i tessuti riciclati di Stacklab chairs; il viaggio nel mondo dei materiali e il loro utilizzo nel design frutto di una lunga ricerca di Atelier Luma-Luma di Jan Boelen, tema toccato anche dai finlandesi Nemo Architects con la piattaforma Habitarematerials. Poi Giappone, Corea, Stati Uniti, India e Thailandia e tanti nomi emergenti (B/A, Kiki Goti, Monstrum Studio o Sangmin Oh) o più affermati (Lindsey Adelman Studio, Atelier Areti o Cengiz Hartmann) accanto a proposte di design sensoriale con il progetto olfattivo di DWA o quello del gusto firmato da MAMO.

Design nordico
Grande curiosità anche per This is Denmark che, al suo debutto, con la curatela di Elena Cattaneo e Laura Traldi, in Alcova propone un percorso immersivo (di sapore onirico) nel design nordico. «Volevamo liberarci dallo stereotipo della casa danese e “dall’atmosfera Hygge” con i candelabri, il plaid e la poltrona accanto alla finestra, che seducono ma, allo stesso tempo, tolgono attenzione al prodotto in sé. Ci interessava di più rispondere alla domanda: perché quella sedia o quella lampada sono rappresentativi del design danese?», spiega Elena Cattaneo. 

«Alcova era la location perfetta dove, grazie alla collaborazione con Matteo Ragni Studio, accoglieremo i visitatori in uno spazio onirico, fatto di acqua e legno, i due elementi che contraddistinguono il paesaggio danese, trasformando un’area di duecento metri quadri in una passerella sull’acqua che i visitatori percorreranno per vedere da vicino gli oggetti e, alla fine, raggiungere una zona lounge dove sostare», aggiunge.  

Fonte: christianfaberfotos.dk

In mostra ci saranno quindici star objects che, a prescindere dalla notorietà del marchio (accanto a brand indipendenti come Mernøe, nomi notissimi come Verner Panton & Tradition -con l’iconica lampada FlowerPot – e Kvadrat) non sono “la novità dell’anno”, bensì l’oggetto che meglio rappresenta ciascun brand». A sottolineare l’approccio artistico – quasi museale – di This is Denmark, le didascalie vocali che, al passaggio del pubblico, si attivano per raccontare la storia di ogni prodotto con, in più, una “colonna sonora” ad hoc che evoca il territorio danese a partire dai suoni del lavoro, opera realizzata dal sound artist Alessandro Pedretti (artista inserito con Milena Pedretti nel Design Index 2022). 

Un progetto che permette di cogliere la cifra specifica del design nordico, diverso da quello italiano soprattutto per l’approccio più olistico. «Questi oggetti sono destinati a un pubblico diffuso e trasversale, non a una cerchia ristretta. Forse è questa la principale differenza con il design italiano e, per rendersene conto, basta passeggiare per le strade di una qualsiasi cittadina danese e, semplicemente, guardare dentro le finestre delle case».

Mostra-evento in Triennale
Attesissima, nella cornice della Triennale, anche la mostra-evento Droog 30 che apre al pubblico tre giorni prima della Design Week, dal 15 al 23 aprile, per celebrare i trent’anni di Droog, il collettivo olandese ufficialmente nato a Milano durante il Fuorisalone del 1993. Il collettivo fondato da Gijs Bakker e Renny Ramakers insieme a un gruppo di allora giovanissimi designer olandesi conquistò un palcoscenico internazionale per le idee chiare, il gusto per l’ironia, la cura dei particolari e l’attenzione (fin da allora) alla sostenibilità e al senso di un progetto. 

La mostra, curata da Richard Hutten e Maria Cristina Didero porterà in Triennale oggetti già presentati a Milano come Cross, tavolo e panca a forma di croce progettato da Richard Hutten o la seduta fatta di stracci Rag chair di Tejo Remy, ma avvolti da un involucro di messaggi che il collettivo sta raccogliendo sui social per comporre una sorta di social media analogico. «I post saranno stampati su carta e messi a muro, anche per alludere in modo giocoso al fatto che trent’anni fa non esisteva Internet», ha spiegato Richard Hutten. 

In mostra anche un film realizzato per l’occasione con molte interviste ai membri più importanti di Droog che raccontano i loro pensieri, la loro storia, la loro esperienza ma – soprattutto – cosa sia effettivamente Droog oggi. Perché, a ogni compleanno, occorre sempre guardare avanti.

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