Fuori la presidente di AnpalMeloni dice che vuole le manager donne, ma solo se sono di destra

Con una forzatura giuridica, la ministra Calderone alla fine ha nominato il suo amico sardo Massimo Temussi, che le ha suggerito di creare una app per il nuovo reddito di cittadinanza. Ma sul decreto con cui ha cancellato i vertici dell’agenzia ora pende un ricorso al Tar, per cui le nomine potrebbero essere nulle

Cecilia Fabiano/LaPresse

Alla fine è andato tutto come previsto. Come aveva anticipato Linkiesta, la ministra del Lavoro Marina Calderone ha fatto fuori la presidente di Anpal Servizi (società in house dell’Agenzia nazionale delle politiche attive del lavoro) Cristina Tajani, per sostituirla con l’amico sardo Massimo Temussi, già nominato come suo consulente personale e molto gradito a Fratelli d’Italia.

A soli otto mesi dall’insediamento di Tajani, nominata in quota Pd in seguito alla cacciata del guru del Mississippi Mimmo Parisi, il governo è ricorso a una forzatura giuridica per azzerare i vertici dell’agenzia e far fuori la sua presidente. Proprio, guarda caso, il giorno dopo le dichiarazioni della premier Giorgia Meloni che, in occasione della festa della donna, aveva detto che il suo obiettivo è nominare una donna come amministratore delegato di una società partecipata statale. A patto che sia della sua area politica, ha dimenticato forse di aggiungere la premier.

Con un anomalo decreto firmato a metà febbraio dal duo Calderone-Giorgetti, sul quale ora pende un ricorso al Tar della stessa Tajani, Palazzo Chigi ha voluto revocare il cda della società in house che nei piani di Meloni avrà un ruolo centrale nella realizzazione di Mia (Misura di inclusione attiva), quello che dovrebbe essere il nuovo reddito di cittadinanza della destra.

Oltre al presidente Massimo Temussi, l’assemblea dei soci di Anpal ha confermato nel cda Patrizia Polliotto e nominato come nuovo componente (in sostituzione di Pietro Novelli) il manager Francesco Delzio, docente della Luiss scelto lo scorso giugno da Confindustria come Project Leader per il Giubileo 2025. Ma il rischio è che, appunto, le nomine potrebbero essere a breve del tutto nulle.

I vertici di Anpal avrebbero dovuto essere in piena funzione ancora altri due anni. Il decreto interministeriale con cui il governo ha azzerato il cda di Anpal servizi è un segnale politico, ma anche una forzatura. Tant’è che Tajani, in parallelo alla convocazione dell’assemblea dei soci che si è svolta ieri, ha subito fatto presente al neo direttore generale del Tesoro Riccardo Barbieri che in teoria Giorgetti e Calderone non avrebbero il potere di revocare o nominare i membri del cda di Anpal Servizi (e quindi, di fatto, il decreto interministeriale firmato da loro non avrebbe valore giuridico). E alla fine l’ormai ex presidente ha deciso di fare ricorso al Tar di Roma. Che ora si è riservato un esame più approfondito del caso, rinviando la decisione alla camera di consiglio del prossimo 5 aprile.

Quattro anni dopo l’arrivo di Mimmo Parisi dal Mississippi all’epoca del governo gialloverde, l’Anpal e il reddito di cittadinanza diventano così nuovamente terreno di scontri politici e incroci di interessi privati. Visto che, tra l’altro, il marito della ministra del Lavoro fino a pochi mesi fa erano alla guida di una agenzia che avrebbe in teoria tutto l’interesse all’apertura e delle politiche attive ai privati, come Calderone dice di voler fare.

Il decreto con cui la ministra ha cancellato i vertici di Anpal, tra l’altro, è di fatto il primo e unico atto che l’agenzia ha ricevuto dal ministero del Lavoro, che pure è l’ente vigilante su Anpal. Dal giuramento del nuovo governo, Tajani avrebbe più volte sollecitato Calderone chiedendo di formulare le linee di azione per Anpal, come previsto dallo statuto societario, senza ricevere mai riscontro.

Il 7 marzo Cristina Tajani ha chiesto al Tesoro di poter far slittare l’assemblea di Anpal Servizi a dopo la decisione del Tar, prevista per il 5 aprile. Ma anche in questo caso non ha ricevuto risposta. E così ora potrebbe succedere che la nomina del fedelissimo di Calderone, indicato tra l’altro da Fratelli d’Italia come possibile candidato alle prossime regionali in Sardegna, tra meno di un mese potrebbe di fatto essere nulla.

Da parte sua, la ministra e il governo dicono di appellarsi alla legge Frattini del 2002 sullo spoil system, secondo cui le nomine fatte nei sei mesi precedenti la scadenza naturale della legislatura possono essere confermate, revocate, modificate o rinnovate entro sei mesi dal voto sulla fiducia al governo. La legge però finora non era mai stata applicata su una società in house, ma solo per nomine dirette. Oltre a essere stata dichiarata incostituzionale dalla Consulta, in quanto non rispetterebbe il principio dell’imparzialità dell’azione amministrativa.

Una mossa politica, dunque, anche perché l’Anpal sarà al centro della riforma delle politiche attive di cui la ministra Calderone parla da tempo. Sarebbe stato infatti lo stesso Temussi a suggerire alla ministra l’idea di creare una piattaforma digitale, che dovrebbe trasformarsi poi anche in una app per smartphone, a cui dovranno iscriversi tutti quelli che richiederanno la Mia. I cosiddetti occupabili dovrebbero così essere presi in carico dai centri per l’impiego ed essere incrociati con gli annunci di lavoro messi a disposizione dalle aziende.

La logica del duo sardo Calderone-Temussi, in pratica, è la stessa propinata quattro anni fa dal duo Di Maio-Parisi. E sappiamo tutti com’è andata a finire.

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