«Vediamo segnali allarmanti di cambiamento climatico. Vediamo sintomi gravi come la siccità, che porta gravi conseguenze». Sono state queste le importanti sottolineature fatte recentemente da Sergio Mattarella. Il presidente della Repubblica ha parlato da Nairobi, dove la siccità è da tempo un problema nazionale, dopo il colloquio intrattenuto con il presidente kenyota William Ruto.
«Il tema della siccità deriva direttamente dai mutamenti climatici e sta creando difficoltà enormi che incidono anche su altri fronti, perché la siccità crea, in molte parti del mondo, una crisi alimentare che spinge ulteriormente i fenomeni migratori», ha aggiunto Mattarella.
«Esortiamo a procedere con decisione sulla strada dei provvedimenti da prendere per contrastare i cambiamenti climatici», è stata la chiosa con cui il capo dello Stato ha anticipato, ne sono personalmente convinto, la sintesi del messaggio di fondo che emergerà dalla pubblicazione del nuovo, il sesto, rapporto sul clima mondiale dell’Intergovernmental panel on climate change (Ipcc), il comitato scientifico dell’Onu sulle questioni climatiche. Il documento raccoglierà le più recenti ricerche scientifiche sull’argomento. È atteso per lunedì prossimo al termine della sessione di approvazione finale in corso questa settimana in Svizzera.
Perché le ritengo un’anticipazione? Semplicemente perché quel messaggio di urgenza contenuto nelle parole del nostro presidente non può che basarsi sulla consapevolezza che non abbiamo più bisogno di attendere ulteriori prove. Che non serve attendere lunedì per leggere le risultanze del “Climate Change 2023” (ripeto, è il sesto), per avere pezze d’appoggio sulle quali far proseguire il dialogo globale su una crisi annunciata da tempo.
Perché di pezze d’appoggio, di numeri e di ricerche ve ne sono oramai a bizzeffe. L’ultimo è stato pubblicato questa settimana su Nature Water e dice che eventi di siccità intensa e di precipitazioni intense si sono verificati più spesso negli ultimi otto anni (gli anni più caldi mai registrati) rispetto al decennio precedente. Il che vuol dire che le temperature globali più calde stanno aumentando l’estensione, la durata e la gravità di questi eventi climatici estremi che stanno avendo un effetto maggiore rispetto ai modelli climatici naturali.
Il team che ha condotto lo studio ha analizzato 1.056 eventi estremi avvenuti dal 2002 al 2021, utilizzando le osservazioni dei satelliti Gravity recovery and climate experiment (GRACE) e GRACE Follow-On (GRACE-FO) della NASA. Cosa è emerso dai risultati? Gli eventi estremamente secchi e umidi sono in aumento dal 2002, ma quelli più intensi si sono verificati più frequentemente dal 2015, cioè da quando la Terra ha iniziato a registrare la serie degli anni con caldo record. Dal 2015 abbiamo una media annua di quattro disastri climatici: nei tredici anni precedenti eravamo a quota tre all’anno.
I ricercatori hanno riscontrato che, in media, un evento estremo è durato dai cinque ai sei mesi. A livello globale, si sono verificati il dieci per cento in più di fenomeni siccitosi rispetto a quelli umidi. Eventi più umidi tendevano a verificarsi vicino all’equatore, mentre condizioni più secche si verificavano alle medie latitudini. L’evento più intenso in assoluto negli ultimi due decenni – secco o umido – è stata una forte umidità che ha travolto tutta l’Africa centrale, iniziata nel 2019. Il livello dell’acqua nel lago Vittoria è cresciuto di un metro, causando inondazioni nella regione circostante.
Il secondo evento umido più intenso si è invece verificato dal 2018 al 2021 su gran parte del Nord America (centrale e orientale). Mentre il fenomeno secco più intenso è stata una siccità di breve durata, ma da record, nel Nord Est del Sud America dal 2015 al 2016. Negli ultimi anni – afferma lo studio – abbiamo osservato anche tre delle altre siccità più intense della storia. Dove? In Brasile, negli Stati Uniti sudoccidentali e nel nostro continente. Molti di questi eventi estremi, tra cui l’alluvione nell’Africa centrale, la siccità in Brasile e negli Stati Uniti sudoccidentali, sono ancora in corso.