Altro che briocheRinuncereste alla prima colazione?

È la provocazione del Wall Street Journal, in seguito all’aumento a doppia cifra dei costi delle materie prime necessarie alla più classica colazione all’inglese. E da noi, come va?

Foto di congerdesign da Pixabay

Periodicamente il prezzo del caffè o delle brioche del bar torna a farsi motivo di dibattito: sembra che quei due o tre euro cambino le sorti del nostro portafoglio, e per qualcuno è purtroppo così. Ma l’abitudine errata che ci ha portato a credere che si possa mangiare un cornetto ben fatto e con ingredienti sani, pagandolo un euro e poco più, o una tazzina di espresso del bar un euro, se no è peccato mortale, ci ha fatto vivere ogni aumento come affronto personale del gestore, e non come una resa dei conti che non possiamo far finta di non vedere. E non possiamo sistematicamente lamentarci che veniamo sottopagati, e che non si trovano più camerieri perché vengono pagati poco, se siamo i primi che all’aumento del costo del caffè non siamo disposti a contribuire al loro (che è poi il nostro, dei nostri figli e nipoti) stipendio. Saremo costretti a rinunciare alla prima colazione, dunque? Quanto siamo disposti a investire nella nostra alimentazione a discapito di altri consumi, più voluttuari ma più confortanti? E quanto riusciamo a essere coerenti con le nostre battaglie? Di sicuro non possiamo essere, contemporaneamente, dalla parte dei raccoglitori di pomodori e da quella del consumatore che chiede prezzi bassi. E qui non è più scegliere tra un caffè cattivo e lo specialty coffee di pregiata arabica proveniente dagli altipiani dell’Etiopia coltivati da contadini pagati il giusto e senza sfruttare l’ecosistema: siamo a un problema ben più grave, e diffuso.

Per la crisi della colazione all’inglese l’allarme parte con il maltempo, ma ci sono anche malattie e gli effetti dell’invasione russa dell’Ucraina a causare un fortissimo innalzamento dei prezzi degli alimenti di base. Come ci racconta il Wall Street Journal, i prezzi delle uova sono aumentati dell’8,5% a gennaio rispetto al mese precedente e sono aumentati del 70,1% nell’ultimo anno, il tasso annuo più alto dal 1973: e con questi rincari le uova sono aumentate più di qualsiasi altro prodotto alimentare nel 2022, secondo Information Resources Inc. Le scorte di uova negli Stati Uniti erano inferiori del 29% nell’ultima settimana di dicembre 2022 rispetto all’inizio del 2022, secondo l’USDA.

Ma c’è anche un altro ingrediente cardine della colazione inglese che sta costantemente rincarando: i succhi e le bevande, come il succo d’arancia congelato, sono aumentati dell’1,5% a gennaio rispetto al mese precedente e l’aumento annuo del 12,4% è il più alto in oltre un decennio. I coltivatori di arance della Florida stanno raccogliendo il loro raccolto più scarso in quasi 90 anni, il risultato di un congelamento, due uragani e una malattia degli agrumi che sta devastando i suoi boschi. Altro che “Una poltrona per due”.

E per concludere, anche i prezzi dei cereali per la colazione sono aumentati – anche se ben più modestamente – a gennaio rispetto al mese precedente, solo lo 0,4%, ma le cifre nella categoria sono aumentate del 15% in un anno, in parte a causa dell’aumento dei prezzi globali dei cereali a causa delle interruzioni legate alla guerra in Ucraina.

E com’è andata con il caffè? I prezzi del caffè tostato sono diminuiti dello 0,1% il mese scorso, ma il caffè istantaneo è aumentato del 3,6%. Scaffali vuoti di frutta e verdura in un Asda nella zona est di Londra. La carenza di pomodori si sta estendendo ad altri prodotti ortofrutticoli e probabilmente durerà settimane, hanno avvertito i rivenditori.

Carenza anche sul fronte frutta e verdura: i produttori britannici affermano che le forniture delle fattorie britanniche sarebbero state colpite poiché molti hanno ridotto la semina a causa dell’aumento del costo del riscaldamento delle serre per coltivare. Tesco e Aldi si sono uniti ad Asda e Morrisons nel razionamento di alcune linee di prodotti freschi a causa della carenza di raccolti . La più grande catena di supermercati del Regno Unito e il discount di proprietà tedesca hanno annunciato che stanno limitando gli acquisti di peperoni, cetrioli e pomodori a tre confezioni a persona. L’ultimo annuncio di razionamento arriva il giorno dopo che i rivali Asda e Morrisons hanno annunciato limiti su alcune linee di frutta e verdura a causa della carenza causata da un clima insolitamente freddo in Europa e Nord Africa. Gli esperti hanno detto che i problemi potrebbero durare per settimane.

E non va meglio ai ristoratori italiani in Gran Bretagna, che devono razionare i pomodori, aumentare i prezzi e in alcuni casi rimuovere completamente il pomodoro dai loro menu perché i costi aumentano: il prezzo dei pomodori è quadruplicato nell’ultimo anno, da 5 sterline a cassa a 20 sterline a cassa, secondo la Federazione Italiana Cuochi Uk. Se andate in Gran Bretagna preparatevi a gustare pizze bianche e sughi non più rossi. Qualcuno ne sta facendo una tendenza: a mali estremi…

Dovremo smettere di fare colazione se vogliamo risparmiare, è la grande domanda del giornale? Forse se gli inglesi e gli americani passassero al maritozzo con il cappuccino, le cose andrebbero meglio? Che sia giunta l’ora di proporlo? Ebbene no, perché le cose, anche qui, in tema prezzi vanno malissimo. E a fronte di una volontà dei consumatori italiani di ridurre la maggior parte delle cosiddette spese discrezionali come per esempio la ristorazione fuori casa (54%) e l’intrattenimento fuori casa (48%), e di una non volontà di tagliare sulla spesa alimentare (rapporto di NielsenIQ dedicato alle prospettive dei consumatori “Consumer Outlook 2023”), il 57% degli intervistati è disposto ad acquistare solo beni essenziali e il 29% ha dichiarato che eviterà gli sprechi alimentari.

Il prezzo dello zucchero è rincarato del 50% in un anno, come riportato da The Economist, e questo si farà sentire su tutti i derivati. E il problema non è solo italiano, ma europeo, con Germania e Francia in testa. Le cause sono le stesse che hanno fatto lievitare il prezzo delle uova: pesano il conflitto, ma soprattutto i costi dell’energia, visto che l’industria dello zucchero è fortemente energivora a causa delle alte temperature richieste per la produzione. E pesa come sempre anche il cambiamento climatico, che ha un forte impatto sulle barbabietole da zucchero. Comprarlo da Brasile e India conviene, pur non essendo sicuramente sostenibile: ma anche questi Paesi, a fronte dell’aumento della domanda, stanno alzando i prezzi. Ma stanno anche pensando che – a causa della crisi energetica – fare bioetanolo e non zucchero sia più conveniente.

Saremo costretti a rinunciare alla prima colazione, dunque? Di sicuro, per le fasce economicamente svantaggiate della popolazione la colazione è un altro dei grandi problemi da affrontare, come ci racconta una ricerca sulle conseguenze della pandemia e dell’attuale contesto economico sulle abitudini e sul potere d’acquisto degli italiani, evidenziando il rischio di povertà alimentare promossa da Kellogg, in collaborazione con l’Istituto di ricerca di mercato SPARK – The International Insights and Research Agency. Chi appartiene alla fascia low income (con un reddito inferiore a 20.000 euro annui) dichiara di aver cambiato le proprie abitudini alimentari a causa delle preoccupazioni finanziarie (23%) e di avere difficoltà nello sfamare la propria famiglia (33%). SPARK ha intervistato anche 243 insegnanti, testimoni dell’impatto del contesto attuale sull’alimentazione dei più piccoli. Quasi il 50% dei docenti intervistati conferma che i bambini che frequentano la loro classe arrivano a scuola mostrando appetito, fattore che hanno visto accentuarsi nell’ultimo anno e che deriva, secondo loro, dalle difficoltà economiche delle famiglie (50%) e dalla poca attenzione dei genitori in merito al fabbisogno nutrizionale dei figli (30%). Kellogg Italia, insieme a Croce Rossa Italiana, ha deciso quindi di rafforzare il suo impegno per il Breakfast Club, un’iniziativa volta a donare il primo pasto della giornata ai bambini delle scuole elementari che arrivano in classe senza aver fatto colazione. Dal 2017 – anno in cui è partito il progetto – al 2022, l’iniziativa ha coinvolto circa 1.700 bambini e famiglie appartenenti alle fasce più vulnerabili della popolazione, distribuendo più di 110.000 colazioni a titolo gratuito. Per l’anno scolastico in corso, l’azienda distribuirà 50.000 colazioni a 500 bambini, incrementando il numero dei Breakfast Club in Italia a 10. 

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