Semplificare le regoleLe proposte del Terzo Polo per una vera riforma del codice degli appalti

Il decreto legislativo del governo sembra pensato per complicare il quadro esistente, con 229 articoli totali. Per questo il Gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe ha presentato una nota in quattordici punti per «salvaguardare gli interessi pubblici e quelli privati e garantire omogeneità anche rispetto all’attuazione del Pnrr»

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Il decreto legislativo del governo sul codice degli appalti va esattamente nella direzione opposta a quella sperata, o comunque a quella che servirebbe all’Italia. La proposta della destra, in buona sostanza, non semplifica ma complica il quadro.

«Il codice degli appalti di cui stiamo discutendo è fatto da 229 articoli», ha commentato Raffaella Paita, Presidente del gruppo Azione-Italia Viva, nel corso della conferenza stampa di presentazione delle proposte del Terzo Polo sul codice degli appalti. «Questo codice si contraddice poi rispetto alla legge delega e al Pnrr stesso».

È anche per questo motivo che il Gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe (AZ-IV-RE) ha presentato una controproposta divisa in quattordici punti, con l’obiettivo di «salvaguardare gli interessi pubblici e quelli privati, garantire omogeneità anche rispetto all’attuazione del Pnrr. Anche lo sblocco delle opere rivendicato dal ministro Salvini è opera del lavoro che abbiamo fatto con Draghi. Sfido il ministro a sbloccarne di nuove, noi abbiamo l’elenco pronto», ha aggiunto Paita.

In particolare, in sede di parere il Gruppo AZ-IV-RE ha fatto presente come lo schema di decreto legislativo elaborato dal governo abbia interpretato estensivamente i principi e criteri direttivi di delega contenuti nella legge 21 giugno 2022, n. 78, che invece risultavano uniformati a criteri di forte concorrenzialità, in linea con la normativa europea, al fine di garantire rapidità, efficacia ed efficienza alla disciplina dei contratti pubblici, «assicurando agli operatori economici – si legge nella nota – un quadro normativo di riferimento che consentisse loro di avviare con i soggetti pubblici fasi di interlocuzione e negoziazione che si proponessero di salvaguardare gli interessi pubblici e quelli privati, contemperando la necessità di realizzare in tempi rapidi e certi le opere pubbliche con l’esigenza di preservare la redditività e competitività delle imprese coinvolte tanto sul breve che sul medio-lungo periodo».

Insomma, la disciplina legislativa che emerge risulta farraginosa, complessa, disfunzionale e in più parti anticoncorrenziale, del tutto non idonea a rispondere alle esigenze di celerità e semplificazione che le nuove sfide globali impongono all’Italia.

È quei che si inserisce il suggerimento del Terzo Polo, che ritiene sempre più necessaria «l’adozione di una disciplina legislativa chiara e di semplice applicazione, capace altresì di distinguere fra le priorità degli interventi e garantendo alle stazioni appaltanti coinvolte nell’attuazione degli investimenti strategici di adottare strumenti alternativi e flessibili che possano garantire tempi certi alla consegna dell’opera».

Tra i quattordici punti espressi nel documento del Gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe si legge, ad esempio, una proposta per «rafforzare il meccanismo della revisione prezzi per contrastare il caro materiali e fare sì che i committenti riconoscano il mutato contesto internazionale di riferimento, pur scongiurando dinamiche inflazionistiche attraverso un attento meccanismo di rendicontazione e controllo».

Oppure: «Confermare e continuare il percorso di rafforzamento del cd. bollino rosa, volto a certificare l’applicazione, da parte delle imprese, di politiche virtuose sul tema dell’equità, inclusione e parità salariale di genere a fronte del riconoscimento in capo alle stesse imprese di specifiche premialità che possano stimolare le pari opportunità e il conseguimento dei fondamentali obiettivi di eguaglianza di genere». E poi: «Salvaguardare gli interessi delle piccole e medie imprese e rafforzare il loro coinvolgimento attraverso specifici criteri di aggiudicazione degli appalti».

Dietro l’iniziativa del Gruppo si intravede una precisa impronta culturale, specifica Paita: «Gli imprenditori per noi non sono prenditori e vogliamo lavorare per semplificare le regole affinché investano e generino occupazione. Con il Movimento Cinque Stelle abbiamo conosciuto una stagione preoccupante per il Paese, politiche di decrescita e diffidenza verso le imprese. Noi siamo, fieramente, altra cosa».

La nota del Gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe si può leggere qui.

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