Numeri al traguardoNel Def lo scarso impatto del Pnrr sulla crescita italiana

Il Documento di economia e finanza arriva oggi in consiglio dei ministri: nel 2024 Pil a +1,4% e deficit sopra il 3%. Ma l’apporto del Piano nazionale di ripresa e resilienza potrebbe essere dimezzato rispetto ai sei decimali dell’autunno

Il ministro Giorgetti con il commissario europeo al Bilancio Gentiloni
Foto: Ecofin

I numeri del Documento di economia e finanza che arriva oggi in consiglio dei ministri sono ben lontani dalle cifre record del rimbalzo degli ultimi due anni, che hanno fatto fatto registrare una crescita record dell’11 per cento. Ma, cosa positiva, sono anche distanti dalle previsioni fosche di una recessione.

In cifre, il riassunto è il seguente: per quest’anno, il quadro tendenziale indicherà una crescita dello 0,9 per cento, tre decimali sopra l’obiettivo fissato nella Nadef di novembre, con un deficit al 4,35 per cento. Obiettivo di crescita fissato all’1 per cento. E per raggiungerlo si conterà sui 3 miliardi di deficit liberato dai nuovi calcoli, che verrà utilizzato quindi per nuove misure espansive prima della manovra.

Le incognite maggiori però si concentrano sul 2024, su cui si scaricano sia la lunga inflazione sia le decisioni di politica monetaria. Si passa quindi da una previsione di crescita del +1,8 per cento prevista nella Nadef a una del +1,4 per cento. Il disavanzo resterà superiore al 3%, come previsto da Draghi.

Ma non c’è da essere allegri. La cosa più preoccupante del prossimo Def è lo scarso impatto che il Piano di ripresa e resilienza (Pnrr) avrà sulla crescita del Paese. Nelle stime di autunno era ipotizzato un contributo di sei decimali. E invece sarà molto modesto, forse la metà o addirittura meno. È possibile pure che nel documento non ci sia del tutto la stima, evitando così le critiche, spiega La Stampa.

Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti oggi pomeriggio partirà per Washington e le riunioni di primavera del Fondo monetario internazionale. Quella sarà l’occasione per testare la reazione dei grandi investitori al lavoro che sta facendo, soprattutto in relazione alla spesa dei fondi europei del Recovery italiano. E non sarà una presentazione positiva.

 

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