A me pare che sia stata anche poca e anche insufficientemente motivata la solidarietà rivolta alla sorella di Giorgia Meloni. Quelle della vignetta, infatti, non erano allusioni, come la presidente del Consiglio, per compostezza istituzionale e comprensibile ritegno, le ha definite: erano attribuzioni esplicite di almeno due fatti specifici, posti sinergicamente a definire un dispositivo diffamatorio di gravissima portata lesiva. E cioè non solo che la sorella della madre bianca e cristiana avrebbe coltivato una riprovevole relazione extra-coniugale, ma che il sinallagma peccaminoso si sarebbe formulato nell’accoppiamento con un portatore di malattie, fruitore della pacchia, finto profugo, rapinatore del lavoro dei figli della patria, insomma un negro.
Qui c’era ben più e ben peggio che la gratuita berlina per una persona senza profilo pubblico: c’era l’inammissibile vilipendio del diritto di una donna di non essere passata per adultera o per quella che si accoppia con uno che per carità va rispettato, anche io ho tanti amici di colore, per carità anche tra loro ci sono persone perbene, lo dice anche Retequattro, per carità tutti gli uomini sono uguali, ma insomma deve stare al suo posto. E il suo posto non è il letto di una sorella della nazione.
Passa qualche giorno e che ti succede? Ti succede che questa volta la berlina tocca a un figlio di quella nazione, uno di cui si dice che è omosessuale senza tuttavia considerare ciò che evidentemente lo assolve da quel suo peccato, e cioè che è di destra. Per fortuna gli è giunto, con solerte unanimità, il dovuto e solidale abbraccio dell’Italia tollerante e inclusiva: cioè quella di destra, inclusiva nel senso che include il frocio a patto che rinneghi ai gay il diritto di adottare bambini e tenga bordone al leghismo in farfallino che vuole mettere in carcere le assassine, cioè le donne che abortiscono.
Ma ecco – e tu vedi che bel Paese civile nel suo complesso? Tu vedi che la vera tolleranza è trasversale? Tu vedi che su certe cose, per fortuna, non si transige né a destra né a manca? – ecco, dicevo, che alla vittima dell’outing arriva la solidarietà anco puro della sinistra, che vabbè che quello è un po’ fascista ma se è gay vuol dire che ha cominciato il processo di transizione e magari diventa democratico: ché invece se rivelavano che gli piacciono quelle con le tette grosse restava un fascista e basta.
Chissà che casino al quadrato se una vignetta riunisse in uno stesso letto di castità le due separate vittime della gogna.