Se non ci fosse, la colomba pasquale, ci mancherebbe? Rispetto all’uovo di cioccolato, alla pastiera o un altro dolce, sentiremmo mai la mancanza della colomba? La risposta teniamola per noi, perché basta guardare al sentimento con cui spesso la portiamo a tavola, per capire il legame con questo lievitato. L‘atteggiamento è più o meno: «Non puoi mancare, dai! Però se non vieni non ce ne accorgiamo nemmeno».
Ma la tradizione, come il vizio, è dura a morire, anche se i rincari delle materie prime come lo zucchero, potrebbero rappresentare una fucilata per la vita della colomba.
Federconsumatori ha stimato un aumento dei prezzi delle colombe classiche a scaffale del cinque per cento, per il 2023. Addirittura, di oltre il cinquanta per cento, il rincaro delle varianti farcite. Praticamente, più è dolce, più diventa salata la spesa.
Ma tant’è, noi siamo italiani e almeno una colomba, per Pasqua, dobbiamo comprarla.
Lo scorso anno ci siamo dedicati al dolce con le ali in una classifica delle colombe al cioccolato. Quest’anno, per non fare arrabbiare il ministro della Sovranità alimentare, rimaniamo fedeli alla ricetta tradizionale e andiamo con una valutazione delle colombe (più un tronchetto) acquistate d’impulso in tre tipologie piuttosto diverse di negozio: il supermercato, il discount e il negozio specializzato.
Spicchiamo il volo!
Favorina per Lidl 4+
Entriamo finalmente al discount che non possiamo più ignorare tra i punti vendita in cui fare ricerca. Veniamo però sorpresi dalla morìa di volatili pasquali: di colombe non c’è grande scelta. Forse per il canale discount è ancora presto (abbiamo fatto i nostri giri nella prime settimane di marzo). Cerchiamo e tra le colombe classiche troviamo Favorina, una colomba prodotta per Lidl da Balocco. Questa indicazione non è chiaramente indicata in etichetta, ma risaliamo all’azienda attraverso l’indirizzo della sede di produzione che deve essere obbligatoriamente riportata in etichetta. Favorina si posiziona con un prezzo di circa quattro euro per 700 grammi. L’aspetto della confezione fa somigliare questa colomba a un grande pacco di pan carré, non sigillato completamente ma chiuso solo con il classico laccetto metallico.
Una volta fuori dalla plastica, la colomba che, come dolce, è già brutta di suo, non ci ricorda la Pasqua, ma la passione. Un piccolo disastro con coda, testa e una glassa dal colore uniforme come quando i bambini si truccano per gioco. Anche all’assaggio rileggiamo la confezione per accertarci che non sia pane, ma almeno dichiarano che le uova utilizzate provengono da allevamento a terra. Lo stesso posto in cui si trova il nostro umore dopo averla mangiata.
Classica Balocco 5-
Abbiamo menzionato in diverse occasioni Balocco, che torna ciclicamente quando ci occupiamo di prodotti dolci della grande distribuzione. Erano andati bene con il panettone, meno con i biscotti. Anche per la colomba, dove la politica di prezzo sembra aggressiva con un costo medio che si aggira sui 5 euro per 750 grammi (scontata anche 3,50 euro), Balocco non se la passa benissimo e lo si vede già dopo averla scartata. Notiamo un pirottino piuttosto unto e con tante sbavature che non lo rendono un bel dolce da portare a tavola. La cottura non è uniforme al punto che la parte inferiore è troppo scura. Anche la glassa si presenta poco uniforme e, sia al naso che all’assaggio, tutto è molto panoso. Con lo stesso prezzo puoi essere un ottimo pane, perché ostinarsi a voler essere colomba? Non siamo soddisfatti e si è capito, ma al voto finale aggiungiamo un po’ di punteggio per l’impegno verso ingredienti selezionati e l’uso di energia pulita da fonti rinnovabili dichiarata in etichetta.
Antica ricetta Bonifanti 5
Bonifanti è un’azienda che si definisce artigiana, ma automatizzata. Sul loro sito ribadiscono di non essere un’industria. Ma a definirsi industria non c’è nulla di male, se fai bene il tuo lavoro. L’alternativa è che, se vuoi giocare nel campionato degli artigianali, ti valutiamo come tale, e non andrà affatto bene. Ad esempio, la data di scadenza del prodotto è quella di una colomba industriale, non certo artigianale.
Quest’azienda della provincia di Torino ha più di novant’anni e produce da sempre lievitati e prodotti di pasticceria. I loro dolci sono principalmente disponibili nei negozi specializzati. Abbiamo scelto la versione più economica presente a scaffale da Eataly (13,90 euro per 750 grammi di prodotto). La scegliamo per il prezzo e accettiamo questa confezione un po’ misera: un aderente involucro di plastica come quando vi confezionano le valigie in aeroporto, a cui però aggiungono un nastro rosso che fa Natale. Non è tanto l’aspetto il problema, quanto che poi sarete costretti a mangiarla tutta una volta aperta, altrimenti non saprete dove riporla per non farla seccare.
Glassa spessa e uniforme, impasto poco soffice con presenza di uvette e canditi. L’assaggio lascia un po’ perplessi perché, da un prodotto da canale specializzato ci aspettavamo qualcosa di meglio: il sapore è poco dolce, poco saporito, poco tutto. Vola via, colomba.
La classica Santangelo 6-
Facendo un giro in un supermercato della provincia di Milano, ci imbattiamo in questa colomba dal bell’incarto e con un prezzo di circa 15 euro per 900 grammi di prodotto, non poco. Decidiamo di investire la cifra per portare all’assaggio una colomba umbra, fatta a Terni da un’azienda, Santangelo appunto, di cui non abbiamo molte informazioni. Il sito si limita a parlare delle referenze prodotte, ma della colomba non vi è ombra.
Attratti dall’incarto signorile e fiorato, leggiamo una lista ingredienti in linea con le altre comparate, forse poco più lunga e con presenza di aromi, probabilmente di sintesi. Una volta aperta si nota subito una spiccata umidità, forse dovuta alla glassa non perfetta. Infatti, l’aspetto è scuro e bagnato. Mandorle in superficie praticamente assenti, ma all’assaggio il gusto è goloso con una spiccata nota di vaniglia.
La più simile a un panettone nel sapore, ma con una glassa piuttosto umida al punto da diventare un difetto già alla vista. Questa colomba è ricca di contrasti fatti di buoni pregi e cattivi difetti, l’assenza di comunicazione oltre il pack, non aiuta. Con piccoli miglioramenti, potrebbe fare un bel volo.
Classica Melegatti 6 ½
Il marchio che ha dato origine al primo pandoro della storia, quest’anno festeggia i settant’anni dalla sua prima colomba. Ancora prima dell’assaggio, l’uniformità della glassa e la buona distribuzione delle mandorle le fanno vincere la fascia di miss colomba per la sua bellezza. Vai colomba, indossa la tua corona di mandorle e zuccherini e portaci la pace nel mondo.
Oltre che per l’aspetto, Melegatti la spunta su altre colombe per un rapporto qualità prezzo interessante (siamo intorno ai 6,50 euro). Al tocco si presenta soffice, ma con alveoli piccoli e una buona presenza di arancia candita. Ottima la cottura che è uniforme anche nella parte inferiore. Decisamente un lievitato di Pasqua piacevole da mangiare e piuttosto accessibile a tutti. Ci piace!
Classica Muzzi Tommaso 7
Un nome che sembra il compagno di classe della 3ˆC chiamato all’appello, Pasticceria Muzzi Tommaso è una delle realtà inglobate in IDB group, insieme ad altri importanti nomi della pasticceria tra cui Giovanni Cova e Borsari. Azienda veneta, della provincia di Rovigo, Muzzi è distribuita nel canale specializzato dove abbiamo scelto una delle loro colombe a un prezzo che si aggira sui 18 euro. Incarto classico, all’apertura si presenta con una bella glassa chiara, uniforme e ottima distribuzione di mandorle.
Proprio le mandorle, all’assaggio, sanno di buono. Anche il resto del morso è positivo perché l’impasto non è sfacciatamente dolce o invadente, ma rilascia prima le note di agrumi dei canditi, per poi passare alle delicate note di burro che ci ricordano molto un lievitato artigianale.
Questo è un ottimo compromesso per una colomba ambiziosa che ha un prezzo magari non per tutti, ma che si posiziona piuttosto al centro tra il range minimo e massimo delle colombe industriali e artigianali (3,50 vs. 40 euro). Abbiamo trovato la colomba giusta: alleluia, alleluia!
Fuori classifica: Ramo di primavera al Caramello Gran Ducato
Al discount non abbiamo trovato altre colombe classiche, ma volevamo testare almeno due prodotti dello stesso livello di distribuzione. Abbiamo trovato un altro dolce classico: il tronchetto. Questa volta farcito con un ripieno di gran moda: la crema al caramello salato. Il caramello salato sta facendo lo stesso percorso del colore ceruleo (qui il video sul riferimento esilarante) secondo Miranda Priestley, interpretato da Meryl Streep, in “Il diavolo veste Prada”. E se tanto mi dà tanto, la moda del caramello è finita appena è arrivata nello scaffale del discount.
Tornando al dolce, questo tronchetto è prodotto dal marchio Grand Ducale, che insieme a Battistero, riunisce due marchi del dolce lievitato industriale di fascia economica.
Ci siamo soffermati già altre volte sui lievitati industriali farciti di creme che sanno di zucchero e alcol, e anche stavolta, ahinoi, il parere è lo stesso: possibile che nel 2023 non abbiate trovato una ricetta decente per una farcitura che non ci metta in imbarazzo se la mangiamo?