Alte onde di romanticismo Il sogno americano (e il coraggio) di Natalie Merchant

Le sperimentazioni in ambito musicale della cantante statunitense (di origini siciliane) l’hanno portata a immaginare un’America che forse non esiste più

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In un altro tempo, in un’altra temperie musicale e anche in un altro secolo, il Ventesimo, Natalie Merchant divenne brevemente una specie di risposta femminile a Michael Stipe, ai suoi Rem e alla sua insuperabile capacità di registrare e descrivere le mutevoli atmosfere del momento.

Natalie, nata e cresciuta a New York e con radici siciliane – suo nonno portò con sé il cognome Mercante, salvo modificarlo americanizzandolo, in quello strano ma anche elettrizzante processo di mimetismo che caratterizzò il processo migratorio – guidava una band chiamata 10.000 Maniacs che conobbe una notevolissima popolarità e un altrettanto subitaneo oblio, sospingendo una formula che all’epoca (seconda parte degli Ottanta fin ben dentro ai Novanta) funzionava a meraviglia, mescolando composte citazioni country-folk (all’epoca ancora non si parlava di “Americana”), riflessi new wave e una certa urgenza modernista che voleva dare aria alle stanze, senza rinnegare le radici e i modi (primariamente radiofonici) di consumo e diffusione di questo suono.

Natalie piuttosto presto dichiarò comunque conclusa l’esperienza con la band e imboccò una carriera solista dove metteva da parte gli obblighi da frontwoman e, da subito, con l’album d’esordio “Tigerlily” (1995), metteva in chiaro la propria volontà autorale, con un’impronta subito più intimista, una maniacale attenzione alla matrice stilistica delle interpretazioni vocali, votate alla limpidezza e alla densità, al tempo stesso piazzando i primi mattoni d’una poetica di sobrio ma tenace femminismo.

Oltre un quarto di secolo e otto album più tardi, ecco Natalie Merchant, splendida sessantenne, ripresentarsi con le sue orgogliose chiome candide e il primo album d’inediti in quasi dieci anni, “Keep Your Courage”, su un’etichetta d’elite come la Nonesuch e, fin dai primi solchi, con la volontà di ribadire uno status magistrale nel tempo mai appannatosi.

Il suono, nel frattempo, si è invece ulteriormente ammorbidito e ampliato, assumendo una dimensione orchestrale di grande classicità, mentre tanto la scrittura quanto la qualità esecutiva di Natalie non si sono minimamente annacquate.

A questo proposito l’album, in modo stravagante, si apre con due sfidanti duetti della Merchant con Abena Koomson-Davis, vocalist afroamericana attualmente a capo del Women’s March Resistance Revival Chorus e personaggio significativo al crocevia tra musica, impegno politico, educazione e virtuosistica evoluzione espressiva del nuovo gospel.

Da lì in poi “Keep Your Courage” s’attesta a un’elevata quota di crociera artistica, da cui non recede mai lungo le dieci tracce dell’album – pezzi che non possono sorprendere, mantenendo lo sguardo sulle formule stabilite del migliore pop melodico d’oltreoceano, ma che funzionano magnificamente come veicolo espressivo di una vocalità che commuoverà chi la conosce, e conquisterà chi cerchi l’eccellenza nel solco della tradizione.

Come le piace fare, brano dopo brano Natalie muove alte onde di romanticismo, tra semplici melodie su cui ricama cercando la bellezza nei particolari e armonizzazioni ricche ed eleganti.

Nelle note l’autrice rende omaggio alle sue ispirazioni per questo lavoro e, più in generale, per la sua arte, spaziando da Walt Whitman a William Blake, da Joan Didion a Buffy Sainte-Marie, un campionario che la colloca in un punto preciso e riconoscibile dell’intenzione rappresentativa americana, tanto più quando il tema espressivo è quello amoroso – un sentimento adulto e speculativo, che contiene quasi tutto il resto, il tempo che passa, le cose che cambiano, ciò che va perduto e quanto continua a essere irrinunciabile, le tentazioni e i desideri, le vibrazioni e i ricordi, Burt Bacharach e l’orgoglio d’aver capeggiato una band elettrica di successo, i pop festival e le illuminazioni letterarie.

Tutta un’America che purtroppo, poco alla volta, sta impallidendo alla vista e smarrisce, pezzo dopo pezzo, l’equilibrio delle sue dimensioni, la portata delle sue emozioni, l’irresistibile attrazione dei suoi valori.

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