L’isola che non si spegne mai Cronache di Pantelleria tra musica elettronica, danza, filosofia e vita lenta

Giovani realtà intraprendenti si integrano quasi naturalmente agli storici produttori di vino, in mezzo a paesaggi lavici mozzafiato e terrazzamenti agricoli di capperi e zibibbo

courtesy of Parco dei Sesi

A Pantelleria ci si scivola dentro. Spesso e volentieri a bordo di una Panda a noleggio, vecchia o nuova a seconda della stagione. Ci troviamo sulla punta emergente di un complesso vulcanico di cui circa il ventotto percento è emerso, mentre il restante settantadue percento è situato fino a milleduecento metri sotto il livello del mare. Un rifugio nella natura, lontano dal caos della città, che vibra di un’energia profonda, magmatica; merito anche di tanti musicisti, attori, fotografi, e creativi di successo che ne hanno fatto la loro meta prediletta. Eppure Pantelleria non è un’isola facile. Spesso ti ritrovi in balia dei suoi umori, dei giochi di vento quando Maestrale e Scirocco bisticciano.

courtesy of Carlotta Vigo

«Bisogna dimostrarsi disponibili, responsabili, rispettosi nei confronti del territorio per entrare in sinergia con l’isola», ci confida Carlotta Vigo, intraprendente fotografa che stanca dei diktat urbani milanesi dopo la pandemia ha deciso di stabilirsi qui con la sua compagna. «Nonostante le difficoltà, Pantelleria è un’isola che sa accoglierti, basta rimboccarsi le maniche ogni giorno, lavorare in maniera umile. A poco a poco, si entra in contatto con micro realtà comunitarie bellissime: fare un giro in barca in compagnia di un amico falegname, procurarsi latte fresco da un amico allevatore… questa piccola dimensione agricola ha un sapore diverso, è ancora salva per certi versi dalle logiche del capitalismo, incorniciata in un mosaico paesaggistico senza eguali».

Uno straordinario mix di culture e fortuiti incontri che ci porteranno nell’arco della stessa giornata a riflettere sulle macerazioni lente con uno dei produttori di vino naturale dell’isola, dopo aver discusso di design con un businessman francese e la sua compagna vicini di vasca sulfurea nel borgo di Gadir, fino ad interloquire con un impresario sudafricano a un evento Pantareī. Se ve lo state chiedendo, è un’associazione fondata proprio da Carlotta Vigo per organizzare eventi musicali e danzanti itineranti con l’obiettivo di raccontare e vivere l’isola a trecentosessanta gradi. Accompagnate da degustazioni di vini naturali e cous cous pantesco preparato in abbondanza da cuoche del posto, le serate Pantareī fanno riflettere al senso di comunità.

photo by Giovanna Castelli

Elettronica, house, disco, jazz… l’intento è di accendere piccoli fuochi culturali che annoverino il momento ricreativo. È “l’arte del saper vivere” tanto cara a Pitagora, una celebrazione della vita tramite la musica e il ballo, che si lascia ispirare tanto dalla filosofia quanto dalle transizioni vibrazionali. «Ne risulta una realtà appoggiata da DJ quali Ormeye, Nicola Mazzetti, Alice Oceanicmood, Latteo e che punta a portare sulla scena artisti internazionali come Moxie, Alia, Kalabrese; che non vuole essere solo un pretesto per fare musica fino a tarda notte, ma proporre spunti per ritrovare una nuova armonia», conclude Carlotta. Ne potranno beneficiare tutti gli associati su prenotazione, previa una quota di partecipazione annuale di quindici euro. Un’iniziativa per l’isola, nata con lo scopo di sostenere e migliorare ogni evento, fino a creare, forse un giorno, una passerella che toccherà le coste della vicina Africa per concentrarsi sulle danze tribali…

photo by Giovanna Castelli

Direzione Parco dei Sesi, un parco archeologico a nord ovest dell’isola vecchio cinquemila anni: lungo la Perimetrale, nel parco archeologico a nord ovest dell’isola i paesaggi si fanno lavici. In primavera sono ancora costellati di macchie nere, verde smeraldo, giallo e fucsia. Tempo una manciata di settimane e i fiori lasceranno spazio a distese più aride, non meno intriganti. Con il termine “sese” in pantesco si indica un qualsiasi mucchio di pietre. Non lontano da questi cumuli Margot Guelfi e Massimiliano Panseca hanno scelto di iniziare una nuova vita, anche loro al servizio dell’isola. Come le fondatrici di Pantareī, dopo la pandemia hanno deciso di abbandonare le rispettive carriere frenetiche a Parigi e Milano per aprire una struttura chic e lenta, dove niente è lasciato al caso. L’arredamento minimal e un po’ rustico è curato dal primo all’ultimo dettaglio. Tessuti bogolan realizzati a mano da artigiani del Mali per il brand olandese AAAA (Atelier Autodidacts Anti Algoritms), piastrelle colorate provenienti dalla vicina Tunisia, tele dell’artista britannico Alexander James dipinte sul posto, seggiole in bambù tailandesi a bordo piscina…

courtesy of Parco dei Sesi

Una lista che potrebbe estendersi per pagine e pagine, lunga quanto la passione di Margot per scovare il giusto pezzo, ereditato dalla madre madre antiquaria. Fiero delle sue imperfezioni lo rendono così sexy, stagione dopo stagione il Parco dei Sesi si è migliorato, ingrandito. Oggi accoglie turisti responsabili in cerca di relax lontani dai circuiti booking.com o airbnb, ma anche matrimoni, retreat yoga, residenza d’artisti, eventi privati… Basta scambiare un paio di battute con Margot e Massimiliano a fine giornata per sentirsi ancora più a casa, già parte della vibrante comunità pantesca.

Pantelleria è un laboratorio di transizione intellettuale che spinge a riflettere sul futuro. Autosufficiente da secoli, ha qualcosa da insegnarci: dal potere del calore che deve alle sue origini vulcaniche a quello eolico, punta a un turismo culturale più consapevole, con la voglia di integrarsi alle realtà locali. Allora abbiamo preso il ritmo. Abbiamo imparato ad osservare i contrasti, a farci coinvolgere dai pettegolezzi. Ascoltare i rumori, impregnare le narici di salsedine e le papille di gusti genuini. Scrutare le rocce laviche per poi farci distrarre dai tristi palazzoni in cemento del centro storico di Pantelleria, ricostruiti nel dopoguerra. Adocchiare a distanza i terrazzamenti agricoli di capperi e zibibbo, scorgere la cima della Montagna Grande, cratere principale del vulcano. Lasciarsi trasportare, ecco il segreto. Pensare a quando torneremo. E rendersi conto che, forse, vivremo tutta un’altra esperienza rispetto a quella del nostro primo, indelebile, incontro ravvicinato con la perla nera del Mediterraneo.

photo by Giovanna Castelli

Pantelleria in undici mosse:
Un soggiorno al Parco dei Sesi.
Una struttura chic e slow che a seconda delle occorrenze si tramuta in guest-house haut-de gamme, residenza d’artista, location per matrimoni o yoga retreat. Nel cuore del parco archeologico dei Sesi Margot Guelfi e Massimiliano Panseca faranno di tutto per farvi sentire ancora meglio che a casa vostra.
Un tramonto con vista sulle montagne tunisine. Nella piccola contrada di Grazia, sul lato ovest dell’isola a 6 km circa da Pantelleria. A fine giornata, dalla chiesetta della Madonna delle Grazie, eretta su una collinetta nel 1600, il sole cala suggestivo.
Un aperitivo PantaRei. L’associazione Pantareī scova location segrete mozzafiato che ospitano eventi a suon di musica elettronica, danze e… filosofia. Prossimi appuntamenti il 31 maggio e il 2 giugno per un aperitivo con degustazione di vini naturali. Provare per credere.
Una gita allo Specchio di Venere. Un lago vulcanico color acquamarina dove Venere soleva ammirare il suo riflesso. Anche i comuni mortali possono approfittare di questa conca di origine calderica e fare il bagno nelle sue acque sulfuree famose per lenire muscoli doloranti.

courtesy of Parco dei Sesi

La parola da conoscere: Dammuso. Tradizionale casa isolana a forma di cubo, realizzata in pietra vulcanica, con tetto a cupola dalle forme arabeggianti, contraddistingue il caratteristico paesaggio pantesco fondendosi con la natura. Il tetto ondulato canalizza l’acqua piovana in una cisterna sotterranea e le pareti senza finestre assicurano una temperatura confortevole tutto l’anno.
Un gelato alla pasticceria Katia. Il gusto più pantesco di tutti nei pressi del castello di Pantelleria? Cioccolato fondente cappero e origano, da accompagnare al celebre bacio pantesco.
Un piatto di pasta all’Osteria il Principe e il Pirata. Un ristorante ospitale a conduzione familiare a Punta Karace dove concedersi un memorabile spaghetto alla bottarga di tonno, finocchietto e pistacchi.

photo by Carlotta Vigo

Un pezzo di focaccia al Panificio Marrone Francesco. Probabilmente il panificio più apprezzato dai locali per le sue focacce, pizze e brioche caserecce famose in tutta l’isola, a Scauri.
Un pranzo fuori stagione al Ristorante U Friscu. Aperto tutto l’anno, questo bar-ristorante a Scauri è una tappa obbligata per i visitatori fuori stagione, particolarmente apprezzato dai locali il fine settimana anche per la sua accoglienza calorosa.
Un bagno nelle vasche termali di Gadir. Lungo la costa, verso sud, Gadir è un piccolo borgo di pescatori con vasche a bordo mare di acque termali a differenti temperature, dove lasciarsi andare e non pensare più a niente.
Fare un ripasso mitologico. Nel quinto canto dell’Odissea, Omero scrive: «… in mezzo al mare in un’isola, ov’è l’umbilico del ponto (?) sorge un’isola Ogigia nei gorghi remoti del mare». Pantelleria non sarebbe nient’altro che Ogigia, l’isola abitata dalla ninfa Calipso dove Ulisse sostò per sette anni dopo la guerra di Troia… 

courtesy of Parco dei Sesi

Da procurarsi per prolungare il viaggio
Una bottiglia di vino naturale dell’Abbazia San Giorgio. Dal 2016 Battista Belvisi e Beppe Fontana producono Zibibbo, Cataratto e Nerello Mascarese nei vecchi vigneti dell’isola. Agricoltura biologica, lunghe macerazioni, e… vento. Si vocifera che sia proprio questo l’ingrediente segreto che rende i vini panteschi unici e profumati.
Le ceramiche di Sebastiano Fischer, figlio d’arte, classe 1980, questo maestro indiscusso dell’arte della maiolica propaga l’energia e la bellezza dell’isola tramite manufatti colorati realizzati con tecniche lente e disparate.
Un coltello artigianale di Carlo Gomez. Sull’isola, Carlo Gomez forgia coltelli con manici in legno intagliato dalle forme bislacche, veri e propri oggetti d’arte per tagliare fichi d’india o altre prelibatezze locali.
Fare il pieno di provviste all’Emporio del Gusto. Un alimentari fornito di tutte le specialità locali – bacche di cappero essiccate e salate, bottarga di tonno, gelatina d’uva e miele al fico d’india a Pantelleria. Attenzione, chiuso in bassa stagione.

A tavola
Genuina e senza pretese, la cucina pantesca si adatta alle stagioni, alle maree, allo Scirocco e al Maestrale, gran soffiatori. Tra le specialità da provare: cuscus di pesce, ravioli con ricotta e mentuccia, gli straccetti con frutti di mare o il dentice in crosta. Ma anche il pesto pantesco, una salsa cruda a base di pomodori, basilico aglio e peperoncino, l’ammogghiu, una succulenta salsa con pomodorini, aglio, peperoncino e prezzemolo tritati, ottima per condire pasta e pesce alla brace, la tumma, un formaggio fresco di latte vaccino, la zuppa di lenticchie e la chakchouka, una caponata piccante. Da non dimenticare, i capperi, uno dei prodotti più pregiati dell’isola, presidio Slow Food, che si declinano in varianti originali: il patè di capperi e mandorle o quello con pomodori secchi e peperoncino. E nel bicchiere? Tanto vino profumato, come il Passito di Pantelleria, lo Zibibbo e il Moscato di Pantelleria.

photo by Giovanna Castelli

Letture consigliate
La chiave del silenzio di Milena Garsia. Un romanzo ambientato a Pantelleria alla fine degli anni 90 che racconta le vicende travagliate di due famiglie: i Bovini, noti mafiosi, e i Ferrari, vittime dei primi.
Pantelleria. L’ultima isola di Giosuè Calaciura. La bellezza esuberante di Pantelleria, i suoi venti, odori, maree, lave e vulcani si raccontano in un libro che descrive quest’isola di approdo perenne e allo stesso tempo porta a riflettere sulla precarietà e la preziosità della condizione umana.

courtesy of Parco dei Sesi

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