Till September ends In Slovacchia debutta un governo tecnico (per arrivare alle elezioni)

Dopo Heger, la presidente Caputova chiama a guidare un esecutivo provvisorio, il terzo in tre anni, l’economista Ludovit Odor, ex vicepresidente della Banca centrale del Paese. Ne fanno parte esponenti di liberali e conservatori che non si candideranno al voto previsto alla fine dell’estate

Il neopremier slovacco Ludovit Odor con la presidente slovacca Caputova
(Jaroslav Novak/TASR via AP)

La Slovacchia si prepara a dare il benvenuto al terzo governo in tre anni, segno inequivocabile della gravità della crisi politica in atto. L’esecutivo di minoranza ad interim, guidato da Eduard Heger, è collassato dopo uno caso di corruzione che ha coinvolto il ministro dell’Agricoltura ponendo fine alla terza incarnazione della coalizione di centrodestra al potere dal 2020. I governi conservatori, capeggiati dal partito populista Olano e fieramente atlantisti e pro-Ucraina, sono stati guidati dapprima da Igor Matovic e poi da Eduard Heger.

Gli esecutivi, che avevano posto fine ad otto anni di dominio politico da parte del movimento russofilo, populista e nominalmente socialdemocratico Smer, sono collassati a causa delle conseguenze della pandemia, della crisi economica ed energetica, dei dissidi interni tra i partner di coalizione e quindi della scarsa coesione interna.

La Presidente Zuzana Caputova ha annunciato la nomina di un governo provvisorio, con a capo l’economista e vice-presidente della Banca centrale, Ludovit Odor, formato da esponenti conservatori e liberali che non prenderanno parte alle elezioni previste per settembre. L’obiettivo della Caputova, come riportato da Euractiv, è «quello di stabilizzare la Slovacchia in vista delle consultazioni anticipate» ma alcuni, come il presidente del Parlamento Boris Kollar, prevedono che l’instabilità continuerà.

I leader delle opposizioni ed ex Primi Ministri Robert Fico e Peter Pellegrini, secondo cui è «l’unico modo per porre fine al caos» hanno invece chiesto che le elezioni si svolgano a luglio, ma è improbabile che queste richieste possano avere un seguito.

Il governo Odor è entrato in carica nella giornata di lunedì 15 maggio ma, come ogni esecutivo, dovrà ottenere la fiducia del Parlamento in una votazione che si terrà entro i prossimi trenta giorni. Miroslav Wlachovsky, che in passato ha ricoperto incarichi diplomatici a Londra e Washington, è stato nominato ministro degli Esteri, mentre il ministero della Difesa è stato assegnato a Martin Sklenar, che è stato uno dei membri della rappresentanza diplomatica slovacca presso l’Unione europea.

La Caputova ha dichiarato, durante la cerimonia di insediamento, che le frizioni all’interno del precedente esecutivo erano diventate intollerabili per l’opinione pubblica e che si aspetta obiettività, trasparenza, professionalità, umanità e tolleranza nei confronti delle critiche da parte del nuovo primo ministro. Odor ha affermato che il suo governo intende perseguire la stabilità favorendo la calma e la tolleranza senza dimenticare che «le discussioni civili possono svolgersi in maniere differenti».

La media dei sondaggi, riportata da Politico, tratteggia un quadro elettorale frammentato che vede in testa ai sondaggi, seppur con il diciassette per cento dei voti, lo Smer pro-russo di Robert Fico, che ha promesso un’interruzione degli aiuti militari all’Ucraina se diventerà il prossimo premier. Al secondo posto, con il sedici per cento, c’è Voce-Socialdemocrazia, un movimento europeista e populista fondato nel 2020 dai fuoriusciti di Smer e presieduto da Peter Pellegrini.

In terza posizione, con il quattordici per cento dei voti, c’è il partito di centrodestra, ambientalista-europeista, Insieme-Democrazia Civica, mentre al quarto, stimati all’otto per cento, ci sono i nazionalisti-conservatori anti-Ue ed anti-Nato di Republika. A seguire ci sono sei partiti, tra il quattro e il sette per cento dei voti, come i libertari-euroscettici di Libertà e Solidarietà, gli anti-immigrazione di Siamo una Famiglia e i Cristiano-democratici.

La popolarità di Smer è legata, secondo il Financial Times, alla capacità di Fico di sfruttare il risentimento popolare per l’alto tasso di inflazione. Il politico ritiene che l’esplosione dell’inflazione sia stata provocata dalle sanzioni alla Russia, già principale fornitrice di gas e petrolio alla Slovacchia prima della guerra. Fico è stato costretto a dimettersi da premier, nel 2018, a causa delle proteste contro la corruzione scatenate dall’omicidio del giornalista investigativo Jan Kuciak e della sua fidanzata Martina Kusnirova.

La morte di Kuciak aveva portato alla luce un quadro di malaffare che aveva poi travolto il partito al potere. Il voto di settembre è rischioso secondo Robert Vass, presidente del think-tank Globsec, perché «una porzione sostanziale dello spettro politico vuole ritirare il supporto a Kyjiv e fare pressione per negoziati immediati».

Secondo la scrittrice e filosofa slovacca Juliana Sokolova, intervistata dal portale Coda Story, «Fico ha sempre avuto l’ambizione di imitare Viktor Orban ma non è riuscito a radicarsi nel Paese come ha fatto il suo collega ungherese» perché «gli slovacchi sono riusciti a tenere sotto controllo Fico più di quanto gli ungheresi siano riusciti a fare con Orban».

Questo sviluppo positivo, secondo la Sokolova, non deve però far dimenticare che «Fico adotta lo stesso tipo di populismo di Orban e ne condivide i medesimi obiettivi». La Sokolova ha affermato che la Slovacchia può contare su una società civile variegata, con la presenza radicata di gruppi colti e progressisti e che, a suo avviso, questa dinamica può fungere da supporto allo Stato impedendo al Paese di imboccare strade politiche preoccupanti.

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