Il resto di nienteLa dissoluzione di Forza Italia e la corsa di Meloni e Salvini a prendersi quei (pochi) voti

Con la scomparsa di Berlusconi il centrodestra diventa una destra a tutto tondo. Fratelli d’Italia e Lega sono già pronti, in vista delle Europee, a contendersi quel piccolo tesoretto di elettori che era rimasto fedele al Cavaliere

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Con la scomparsa di Silvio Berlusconi si compie l’ultimo atto della metamorfosi del centrodestra in corso ormai da anni. La maggioranza è la destra a tutto tondo, ma da questa verità possono venire dei guai a Giorgia Meloni e Matteo Salvini senza quel cuscinetto un po’ moderato e un po’ liberale che era il Cavaliere. Guai, ma anche opportunità.

La destra, soprattutto quella di Fratelli d’Italia, avrà l’opportunità di diventare un vero partito conservatore, cosa che adesso non è nonostante faccia parte del gruppo dei Conservatori europei. Forse alla premier mancano i cromosomi politici per fare questo salto, eppure è quello che proverà a fare se vuole sedersi tra i potenti dopo le Europee del 2024. Opportunità che le viene anche, scusate il cinismo in questo momento di lutto addirittura nazionale, dai voti in libera uscita di Forza Italia.

Antonio Tajani e tutti i colonnelli continuano a dire che bisogna andare avanti con le idee di Berlusconi, non bisogna tradire la sua eredità politica, rimanere uniti e tante belle intenzioni colme di paura. «Dobbiamo onorare la sua memoria», ha detto il ministro degli Esteri rientrato da Washington. Rimane il fatto che quel sei-nove per cento rimasto a Forza Italia era lo zoccolo duro di Berlusconi, un consenso personale, quasi carnale con un leader carismatico, con un leone combattivo che non ruggiva più da tempo. Tutti questi italiani e elettori votavano lui; il resto del partito non conta nulla.

E quindi ora ci sarà la corsa di Meloni e Salvini a prendersi questi voti alle Europee del prossimo anno. Con calma ma con determinazione. E qui siamo alle opportunità per gli alleati della destra-destra, ma poi ci sono i rischi e sono quelli della tenuta dei gruppi parlamentari, dello spappolamento di Forza Italia. E qui entra in scena Marina Berlusconi, ma spiegheremo dopo come.

Rimaniamo ancora su Forza Italia. La scomparsa dell’inventore del bipolarismo nel 1994, che lui aveva venato di populismo ante-marcia, fa saltare il tappo. La lunga malattia aveva portato Berlusconi a staccare la spina, a non seguire da vicino tutto quello che accadeva. Tuttavia Forza Italia si reggeva sulle sue gambe incerte, anche dal punto di vista finanziario.

È prevedibile che Forza Italia si polverizzerà e i primi segnali ci sono già stati in questi ultimi anni, a cominciare dalle tante scissioni e dai personaggi importanti del centrodestra che avevano lasciato, da Gianfranco Fini a Pier Ferdinando Casini ad Angelino Alfano.

Soprattutto, a lasciarlo dall’inizio degli anni 2000 sono state decine di milioni di elettori. La sua egemonia politica, e anche culturale grazie alle televisioni, è scemata fino a portare la sua creatura politica a un galleggiante tra sei e il nove per cento. Sarà più facile che a fagocitare questo “tesoretto” di consensi sia Fratelli d’Italia, come del resto è già successo, altrimenti non si spiegherebbe la crescita esponenziale del partito della premier.

Salvini sta facendo il pazzo, e lo farà ancora di più adesso, per recuperare terreno e arrivare alle Europee con la doppia cifra e sedersi, non si sa in che modo, al tavolo dei vincenti a Bruxelles. Il problema è se riuscirà a prendersi i voti berlusconiani, che sono voti di un pezzo di opinione pubblica che vuole stabilità politica, meno tasse soprattutto, più condoni e meno Stato. Tutte cose, meno l’ultima, che Meloni può garantire, compresa l’idea di contrastare un’accelerazione green su automotive e sull’adeguamento delle case che danneggerebbe famiglie e intere filiere industriali italiane.

Del lunedì nero di Forza Italia non è per niente scontato che ne possano approfittare Carlo Calenda e Matteo Renzi: non possono garantire unità e una prospettiva certa del progetto liberal-democratico. Anche perché bisognerà capire se i due si divideranno ancora di più rispetto al perimetro della maggioranza. La tentazione di andare a occupare il centro dentro quel perimetro potrebbe essere forte per Renzi. Più scontato invece che adesso il segno della maggioranza sarà tutto di destra, in particolare sui diritti civili ma non solo.

Berlusconi lascia un vuoto politico ed elettorale. L’ipoteca è cosa accadrà alle Europee. Tutto lascia immaginare che Forza Italia si ridurrà al lumicino. Basta pensare che non potrà essere lui il capolista degli azzurri in tutte le iscrizioni. Candidatura che ha sempre portato tanti voti al suo partito, e negli ultimi tempi ha consentito la sopravvivenza. Ora svolazzano uccellaci e uccellini.

Il problema di Meloni è che l’unico a garantire la tenuta è Antonio Tajani, alleato di ferro della premier, uomo del Partito popolare europeo e tessitore della futura e ipotetica alleanza tra Popolari e Conservatori. Ma, senza Berlusconi, Tajani potrebbe non essere utile. Dentro Forza Italia si aprirà un vulcano. Spinte e interessi diversi, ma è inutile oggi scendere nei particolari, su come reagiranno quelli – come Licia Rinzulli – che sono stati messi da parte.

Lasciamo perdere le rivincite e le ambizioni personali. Qui il punto, per Meloni e Salvini, è come garantire che non ci siano ripercussioni sul governo. Alla fine era sempre Berlusconi a sistemare le cose, a dire cosa bisognava fare, e nessuno, quando decideva e cambiava linea politica e capi bastoni, nessuno fiatava. Cosa che non è nelle capacità e nelle possibilità di Tajani.

E allora arriviamo a Marina. La primogenita, adorata dal Cavaliere, per motivi vari dovrà metterci la testa su uno degli asset che eredita dal padre. Forza Italia fa parte del patrimonio di famiglia, nonostante sia il pezzo meno redditizio.

Non c’è nulla che possa far pensare a una sua diretta discesa in campo. Lei lo ha sempre escluso e non c’è motivo per credere che la manager cambi idea. Però dovrà fare qualcosa per evitare che gli avvoltoi si dividano le spoglie del partito del padre. Soprattutto avrà bisogno di un forte riferimento nel governo. Avere un punto di forza politico è quello che il patriarca le ha sempre insegnato e dimostrato in questi ultimi venticinque anni. Quello che bisognerà capire è se questa funzione protettiva potrà ancora a svolgerla Forza Italia o qualcun altro o qualcun’altra.

La sensazione è che, una volta elaborato il lutto, anche politico, Giorgia e Marina avranno molte cose da dirsi. Altro è il resto di niente.