E adesso. Adesso niente: il berlusconismo non può sopravvivere a Silvio Berlusconi. Infatti i berlusconiani, un paio di generazioni di dirigenti politici, non reggeranno, rifluiranno tra le onde di un melonismo che per quanto incerto pare ingoiare tutto. “Berlusconiano” altro non voleva dire che imitare più o meno fedelmente le movenze del Cavaliere, politiche e mondane, al massimo l’adesione a un’idea veloce della vita e della lotta politica, con tutte le giravolte necessarie, ma è come per Napoleone, “bonapartista” era solo lui.
Lascia, Berlusconi, un trentennio ancora da studiare, c’è materia per decenni di corsi universitari, un uomo che ha fatto tutto e che al tempo stesso ha concluso improvvisamente la sua incredibile avventura terrena con un che di incompiuto, di storicamente irrisolto: dov’è l’Italia liberale promessa, dove sono le riforme, dove sono la ricchezza e il lavoro per tutti.
In queste ore non si sa neppure bene cosa scrivere di un uomo che per tutti gli italiani è stato l’alfa e l’omega della politica e non solo della politica, nel bene e nel male, amato e odiato, ma che certo ha segnato almeno per un momento le giornate di tutti per trent’anni, o forse meno, perché diciamo la verità Forza Italia, cioè il berlusconismo politico, è finita da tempo, ma comunque è rimasto tanto, dal Milan a Mediaset, e ogni santo giorno c’è stato qualcosa che rimandava a lui, foss’anche invisibile e rinchiuso nella magione di Arcore come Fabrizio del Dongo nella torre di Parma e non più quello sfavillante di Antigua, Villa Certosa, palazzo Grazioli, l’uomo dei danè che aveva scalato tutto lo scalabile, il Vincente per definizione.
Cosa resterà di questi anni Novanta? E delle successive, tendenzialmente declinanti, gesta dei Duemila e oltre? Insomma, c’è un eredità politica (su quell’altra eredità, quella vera, si apre ora una Dinasty infinita) di Silvio Berlusconi? Cambierà in qualcosa la politica italiana, e come? Sono domande che è facile porsi e difficili a svolgersi ma – facciamola corta – non cambierà molto. Ma quella che già si sente da subito è l’assenza di Silvio Berlusconi. Anche nell’ultimo atto, è stato imprevedibile, veloce. Ed è un bel modo di morire, per uno come lui.