Tutto il mondo è VillageIl terzo acceleratore di start-up italiano, in piazza Zanellato a Padova

Come quelli di Milano e Parma, il nuovo hub di Crédit Agricole fa un focus sulle specifiche caratteristiche economiche del territorio e condivide la ricerca di un’integrazione virtuosa tra i settori produttivi tradizionali e le nuove tecnologie della finanza

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L’ultimo acceleratore di start-up è stato inaugurato a fine settembre a Padova, in piazza Zanellato. È il terzo “Village” che Crédit Agricole Italia ha tenuto a battesimo nel nostro Paese, dopo gli hub aperti a Milano e Parma, con l’obiettivo di creare un ecosistema di imprese innovative per supportare le economie dei territori e nello stesso tempo investire nelle nuove tecnologie della finanza.

Luoghi dell’innovazione che fanno da cerniera tra lo sviluppo tecnologico della banca e le spinte che arrivano dalle imprese più giovani e creative. Un mix che finora ha portato il gruppo francese all’apertura di quarantré Village tra Francia, Italia e Lussemburgo, con vari poli anche tra Londra, New York, Shanghai e Tokyo. Le start-up accelerate a livello globale sono 1.340, 748 le aziende partner, con 1 miliardo di euro di fondi raccolti.

In Italia, secondo mercato domestico dopo la Francia per il gruppo, nel 2018 è stato inaugurato il primo Village a Milano. Da allora, in soli quattro anni, la rete italiana conta già nel proprio portafoglio 34 start-up, 18 aziende partner e 46 abilitatori inseriti nella rete degli hub. Al 30 settembre 2022 le imprese incubate nei Village italiani avevano raccolto oltre 19 milioni di euro, con 21 accordi di collaborazione chiusi nei primi nove mesi dell’anno.

«L’Italia è ricca di start-up. Crédit Agricole ha generato un ecosistema aperto per supportare i territori basandosi sulle eccellenze imprenditoriali e sui distretti italiani», spiega Carlo Piana, responsabile e coordinatore dei progetti di innovazione del Gruppo Crédit Agricole in Italia e presidente di Le Village del Triveneto. «Questo ecosistema, costituito dai Village e dalla Digital Factory è strettamente connesso al bisogno di innovazione della banca che intende da un lato evolvere il proprio modello di servizio digitale e dall’altra sviluppare una vera e propria cultura dell’innovazione, favorendo change management e imprenditorialità oltre che attrarre e trattenere talenti». Tra postazioni di lavoro all’avanguardia e spazi comuni collaborativi, i Village italiani sono diventati ormai vere e proprie piazze dell’innovazione dove si incrociano grandi aziende, giovani imprese, università e investitori.

Ogni hub nasce con una vocazione specifica, focalizzato sui settori chiave per i territori. Food, agricoltura e agroindustria per quello inaugurato a Parma nel 2020, sfidando la crisi legata alla pandemia. Fashion, design e future mobility per Milano, che conta già 60 start-up e ha visto recentemente l’ingresso di sei nuove aziende nel suo ecosistema. Gli obiettivi di sostenibilità dell’Agenda 2030 dell’Onu rappresentano invece il focus del Village del Triveneto, a Padova, che ospiterà start-up con una particolare attenzione per salute, acqua pulita, energia green, industria, innovazione e infrastrutture, consumo e produzione responsabili.

«Gli abitanti dei Village sono le start-up, ma anche le corporate e altri soggetti abilitatori: università, mondo della finanza, mondo delle associazioni», dice Andrea Riva, responsabile Area Capital Market e Open Innovation di Crédit Agricole Italia. «L’obiettivo comune è, da un lato, promuovere la crescita dei progetti di giovani imprenditori e, dall’altro, accompagnare le corporate nel loro percorso di innovazione e trasformazione digitale».

Grazie alla collaborazione con imprese, università, abilitatori pubblici e privati, i Village offrono un’ampia gamma di servizi alle giovani imprese. Oltre all’accompagnamento alla crescita, spiega Riva, gli hub garantiscono «le connessioni per trovare clienti e partner industriali, la collaborazione nel fundraising e l’opportunità di internazionalizzare il proprio business. Le corporate, a loro volta, trovano un punto di osservazione privilegiato sul mondo dell’innovazione, la possibilità di fare scouting di nuove idee e l’appartenenza a un network con cui affrontare le sfide del futuro». Il sistema dei Village di Crédit Agricole nasce a Parigi nel 2014 con l’inaugurazione della prima sede, la più grande, di circa 5.000 metri quadrati in pieno centro.

Da allora, il progetto rappresenta il fiore all’occhiello dell’impegno del gruppo nell’open innovation e nella promozione di un modello imprenditoriale nuovo, quello delle start-up, improntato a forte pragmatismo, velocità di esecuzione e di posizionamento sul mercato, flessibilità organizzativa e utilizzo spinto delle tecnologie. Con il filo rosso del fintech che lega sempre tutti gli hub e rappresenta un settore cardine per l’innovazione del gruppo bancario. Seguendo questa traiettoria, Crédit Agricole Italia ha inoltre lanciato la seconda edizione di “Nowtilus – Sea Innovation Hub”, il primo percorso ligure di incubazione per start-up, dedicato al sostegno dell’innovazione e delle tecnologie legate all’economia del mare. E il filo conduttore della sostenibilità guida anche l’iniziativa di Crédit Agricole Italia di sottoscrivere l’aumento di capitale dell’azienda padovana Finapp, nata nel 2018 come spinoff dell’Università di Padova per produrre sonde che consentono di rilevare la quantità di acqua nel terreno, permettendo così la ricerca di perdite lungo gli acquedotti ma anche il monitoraggio e le previsioni di eventi climatici estremi sempre più frequenti a causa dei cambiamenti climatici.

Un piccolo gioiello dell’agritech italiano, che ora è pronto a scalare il business in tutto il mondo. «Ci si è dotati di un dispositivo di finanza per l’innovazione in grado di supportare le esigenze finanziarie delle nuove forme di impresa e di contribuire allo sviluppo socio-economico del sistema Italia», spiega Carlo Piana. «In questa logica sono da leggersi anche gli investimenti del gruppo in alcune start-up. Abbiamo istituito un plafond di investimento coinvolgendo tutte le società di Crédit Agricole presenti in Italia con l’obiettivo di accelerare la crescita delle idee imprenditoriali virtuose». Va in questa direzione l’investimento dell’istituto in BlockInvest, piattaforma blockchain – già residente al Village di Milano – che realizza piattaforme di tokenizzazione di finanza digitale. È il primo investimento da parte di Crédit Agricole in una start-up italiana, nonché la conferma dell’interesse del gruppo di puntare sullo sviluppo di soluzioni disruptive nel mondo nascente della finanza decentralizzata. «Con BlockInvest abbiamo realizzato un vero e proprio laboratorio all’interno della Banca che chiamiamo Blockchain sendbox, secondo le logiche e i paradigmi dell’innovazione aperta», dice Piana. Uno step aggiuntivo all’interno di quel percorso di creazione di un ecosistema innovativo e collaborativo, che parte dai Village e si diffonde capillarmente nel tessuto economico dei territori.

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