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I numeriLa rincorsa del mercato del lavoro, tra nuovi occupati e profili mancanti

Alla fine del primo trimestre 2023 gli occupati in Italia sono cresciuti di oltre mezzo milione in un anno, toccando quota 23,25 milioni. «Riscontriamo il livello massimo di popolazione attiva mai avuto in Italia, ma nello stesso tempo assistiamo a una grande rincorsa alle risorse umane, nel senso che diventa molto complicato attrarre e mantenere in azienda ogni tipo di professionalità», commenta Andrea Malacrida, amministratore delegato di Adecco Italia

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Continua la crescita del mercato del lavoro italiano. Gli ultimi dati Istat registrano che, alla fine del primo trimestre 2023, gli occupati in Italia sono cresciuti di oltre mezzo milione toccando quota 23,25 milioni: +513 mila per esser precisi, +2,3 per cento rispetto al primo trimestre 2022. È l’ottavo trimestre consecutivo in cui si osserva un aumento tendenziale dell’occupazione.

«Il rimbalzo continua da mesi, dopo l’arresto causato dal Covid, prima, e la crisi provocata dal conflitto in Ucraina e dall’aumento dei prezzi dell’energia, poi», commenta Andrea Malacrida, amministratore delegato di Adecco Italia. «Oggi riscontriamo il livello massimo di popolazione attiva mai avuto in Italia, ma nello stesso tempo assistiamo a una grande rincorsa alle risorse umane, nel senso che diventa molto complicato attrarre e mantenere in azienda ogni tipo di professionalità».

Sicuramente anche per attrarre i candidati, in un panorama contrassegnato dalla scarsità di manodopera, si assiste a una crescita dei contratti a tempo indeterminato, a fronte invece di un rallentamento di quelli a termine. Gli occupati, nel primo trimestre 2023, sono 104mila in più rispetto al quarto trimestre 2022: i dipendenti a tempo indeterminato sono 92 mila in più, gli autonomi 27 mila in più, mentre i dipendenti a tempo determinato risultano in lieve calo (-15 mila).

L’aumento dei contratti a tempo indeterminato, spiega Malacrida, deriva «in parte da trasformazioni dei contratti a tempo determinato in contratti stabili, per avvenuta scadenza dei termini, ma nella maggior parte dei casi si tratta di nuovi contratti, con i quali le aziende puntano ad attrarre nuovi candidati». Siamo di fronte a una «fase esplosiva delle assunzioni a tempo indeterminato, che rivela proprio la difficoltà che le imprese incontrano nel creare e trattenere uno zoccolo duro di professionisti. Il contratto stabile, in tal senso, può essere un fattore attrattivo».

Per quanto riguarda i contratti a termine, invece, si assiste a un calo. Questo dato, però, merita una precisazione, come spiega Malacrida. «Oggi, nella popolazione attiva, si registrano i numeri più alti mai raggiunti sino ad ora di lavoratori somministrati, assegnati a tempo determinato o indeterminato alle aziende, nonostante questi contratti siano più costosi. Questo significa che lo strumento funziona e reputo un primo segnale importante l’azione di alleggerimento delle causali relative ai contratti a termine che è stata introdotta con il decreto lavoro del governo Meloni. Ci auguriamo che si vada, sempre più, nella direzione di una maggiore flessibilità».

È il mercato del lavoro che ha bisogno di maggiore flessibilità, secondo l’amministratore delegato di Adecco Italia. Un mercato in cui il tasso di posti vacanti, al 2,1 per cento, è ancora alto. Soprattutto in alcuni settori come alloggio e ristorazione (3,9 per cento) e servizi di informazione e comunicazione (2,9 per cento).

«La mancanza di figure professionali disponibili sul mercato, in alcuni settori, è molto forte», conferma Malacrida. «Sia per mansioni poco qualificate, sia per mansioni altamente qualificate. In molti casi, quello che si cerca e non si trova sono le competenze specifiche che rispondano alle vacancy. Tanto che alcune imprese sono costrette ad assumere personale con un livello di professionalità inferiore rispetto a quello che sarebbe richiesto dai loro standard».

I dati Istat registrano, non a caso, anche un aumento delle retribuzioni – +3% nell’industria, +3,7% nei servizi – soprattutto in quei settori dove è più alto il tasso di posti vacanti. Nonostante, poi, la spinta inflazionistica abbia in realtà di gran lunga superato questi aumenti.

Ma oltre a contratti stabili e stipendi più alti, uno strumento vincente per favorire attraction e retention nelle aziende resta sempre quello di investire sulla formazione – dice Malacrida. In quest’ottica Adecco ha lanciato PAC, Premio Adecco per le competenze, il primo caso di incentivo economico alla formazione in Italia che si pone l’obiettivo di premiare la propensione all’aggiornamento professionale dei dipendenti. «Abbiamo già raggiunto oltre 5mila adesioni», commenta Malacrida. «Questa iniziativa non solo offre ai lavoratori la possibilità di formarsi e aggiornare le proprie competenze, ma consente anche di ottenere in busta paga un compenso di 100 euro per ogni corso svolto, può dunque rappresentare anche uno strumento utile per recuperare potere d’acquisto contro l’inflazione».

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