Esistenzialismo cremlinianoEsecuzioni, torture e missili, i metodi brutali dell’esercito di Putin

Un rapporto dell’Onu denuncia nuove perdite civili dall’inizio dell’aggressione. E mentre gli ucraini concedono pieno accesso agli investigatori, la Russia non permette nemmeno alle Nazioni Unite di valutare lo stato dei detenuti

Lapresse

Nel rispetto della miglior tradizione della grande cultura russa, come il Raskol’nikov di Delitto e castigo uccise una vecchia usuraia per dimostrare a sé stesso di essere un superuomo, così Vladimir Putin dopo essere stato ridicolizzato dall’ammutinamento del cuoco Yevgheny Prigozhin ha sentito il bisogno di far tirare missili su un ristorante per dimostrare a sé stesso di essere ancora uno statista e un condottiero.

C’erano anche le gemelle quattordicenni Yuliya e Anna Aksenchenko tra le undici vittime del bombardamento russo sul centro di Kramatorsk, nell’Ucraina orientale. Purtroppo, non sono i primi civili vittime di questa aggressione, e non saranno gli ultimi. L’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani ha affermato che «dal 24 febbraio 2022, che ha segnato l’inizio di un attacco armato su larga scala da parte della Russia, al 18 giugno 2023, sono state registrate 24.862 vittime civili nel Paese», tra cui 9.083 morti e 15.779 feriti. Questa cifra include 20.073 vittime – 7.072 morti e 13.001 feriti – nei territori controllati dal governo ucraino, comprese 9.966 vittime – 4.105 morti e 5.861 feriti – negli oblast di Donetsk e Lugansk. Si contano anche 4.789 vittime, di cui 2.011 morti e 2.778 feriti, nei territori occupati dalla Russia. Sono comprese anche 3.239 vittime – 718 morti e 2.521 feriti – sempre nei due oblast di Donetsk e Lugansk. Tra questi sono contate non solo le vittime dei bombardamenti, ma anche coloro che sono stati uccisi dai russi in modo arbitrario.

Della cosa si è occupata una missione di monitoraggio delle Nazioni Unite in Ucraina, che ha verificato settantasette esecuzioni sommarie di civili detenuti arbitrariamente dai russi nelle zone occupate. Lo denuncia un rapporto di trentasei pagine dell’Alto Commissario per i diritti dell’uomo delle Nazioni Unite, in cui si dà conto anche di ottocentosessantaquattro casi di detenzione arbitraria e si denuncia che «le forze armate russe, le forze dell’ordine e le autorità penitenziarie si sono lasciate andare ad atti di tortura e di maltrattamenti generalizzati contro i detenuti civili». Basato su settanta visite ai centri di detenzione e più di mille interviste, mostra che anche l’Ucraina ha violato il Diritto Internazionale detenendo arbitrariamente civili, ma su scala considerevolmente minore. Insomma, un conto è la degenerazione fisiologica di certi livelli di garantismo che si hanno in automatico durante una guerra, un conto è una politica deliberata.

«Abbiamo documentato oltre novecento casi di detenzione arbitraria di civili, compresi bambini e anziani», ha dichiarato Matilda Bogner, capo della missione di monitoraggio dei diritti in Ucraina delle Nazioni Unite, in una conferenza stampa tramite collegamento video da Uzhhorod, in Ucraina, il 27 giugno. «La stragrande maggioranza di questi casi è stata perpetrata dalla Federazione Russa», ha detto. Dei settantasette civili giustiziati, settantadue sono uomini e cinque sono donne. Queste esecuzioni sommarie da parte della Russia costituiscono un crimine di guerra, ha aggiunto la Bogner. La missione non ha invece documentato alcuna esecuzione sommaria di civili detenuti ad opera delle forze Ucraine.

Degli ottocentosessantaquattro civili detenuti dalla Russia, l’ufficio per i diritti umani delle Nazioni Unite è stato in grado di documentare in dettaglio centosettantotto casi. Di questi, il novantuno per cento è stato torturato, afferma il rapporto, citando episodi di waterboarding, cioè elettrocuzione, e di uso di un “box caldo”, in cui i detenuti erano tenuti in isolamento ad alte temperature. Le detenzioni sono avvenute sia in Ucraina che in Russia, afferma il rapporto, e tra le vittime ci sono bambini e anziani. Per quanto riguarda le forze ucraine, le Nazioni Unite hanno documentato settantacinque casi di detenzione di civili, affermando che le modifiche ai codici penali ucraini hanno dato a Kiev maggiore discrezionalità nell’eseguire tali pratiche.

Il rapporto afferma che più della metà di questi detenuti è stata sottoposta a torture o maltrattamenti, spesso in isolamento per estorcere confessioni. L’Ucraina ha però concesso pieno accesso agli investigatori delle Nazioni Unite (ad eccezione di un caso), mentre la Russia non ha consentito alcun accesso ai detenuti nonostante le ripetute richieste. Quindi, avverte il rapporto, i dati da una parte e dall’altra «non dovrebbero essere confrontati», poiché quelli ucraini considerano tutto ciò che è stato fatto, quelli russi solo la punta dell’iceberg. Secondo il documento, gli arresti sono stati effettuati principalmente da soldati o funzionari dell’Fsb (Federal’naja služba bezopasnosti, in italiano il Servizio federale per la sicurezza della Federazione Russa), «generalmente in gran numero, su veicoli militari, con indosso passamontagna e armi da combattimento».

Se i detenuti venivano trasferiti illegalmente, «venivano trasportati con le mani legate e bendati, montati in posizioni scomode su camion affollati o veicoli militari, senza accesso a un bagno durante i lunghi viaggi». «Di notte venivano lasciati all’aria aperta, sdraiati a terra, esposti al freddo e alle ostilità». Oltre alle settantasette esecuzioni documentate di civili da parte degli invasori russi, il rapporto denuncia la morte di altri due detenuti per non essere sopravvissuti alle torture subite, per aver ricevuto maltrattamenti e non aver ricevuto cure mediche.

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