And the winner is (not) James Beard Foundation Awards snobba New York

Nell’assegnazione annuale dei prestigiosi premi americani dedicati al mondo della ristorazione salta all’occhio l’assenza tra i vincitori di locali e ristoratori newyorkesi

Foto di Roman Arkhipov su Unsplash

La James Beard Foundation è un’organizzazione no profit la cui missione è celebrare, supportare e far crescere il mondo della ristorazione negli Stati Uniti. I premi che assegna annualmente la JBF, fondazione indipendente e autorevole, sono molto seguiti, forse più delle stelle Michelin che negli Stati Uniti applica criteri molto diversi da quelli europei. Per fortuna in America non c’è una dilagante proliferazione di guide che ogni anno propongono lunghe e in fondo inutili (tranne che per gli sponsor) premiazioni. Oggi tra i valori che la JBF mette in primo piano per i suoi giudizi ci sono inclusione, equità e rispetto delle diversità.

Lunedì 5 giugno si è tenuta la premiazione dei ristoranti e degli chef presso il teatro dell’Opera di Chicago. Tre ore e mezza di cerimonia: non per nulla questo riconoscimento viene chiamato Oscar del mondo del cibo, il format è esattamente uguale, con nomination e vincitore.
La premiazione ha avuto un risultato che non è difficile considerare clamoroso, ma anche specchio di come sta cambiando la ristorazione negli Stati Uniti: per la prima volta da quando esiste questo premio nessun ristorante di New York è tra i premiati del panorama nazionale. Come scrive il sito Eater, New York è stata snobbata dalla giuria. I premi sono andati a Philadelphia, Portland, Washinton DC, Los Angeles, Chicago, Kansas City, Honolulu e Monson in Maine.

Tra le nomination erano presenti quattro candidature newyorkesi: Dept of Culture, l’unico ristorante nigeriano della città, molto acclamato dalla critica locale come best new restaurant, Llama Inn con Erik Ramirez, peruviano, come outstanding chef, la Cote Korean Steakhouse per il programma wine and beverage, infine Charlie Mitchell dello stellato Clover Hill come chef emergente.
La premiazione si tiene dal 1991, con una sola pausa nel 2021 causa pandemia. Il primo anno fu ospitata sulla motonave New Yorker ormeggiata a Manhattan con mille invitati: Bouley, il ristorante francese dello chef David Bouley nel cuore di Tribeca fu acclamato come miglior ristorante.

Le categorie premiate sono dieci. C’è innanzitutto chi è considerato “Outstanding”, ovvero eccezionale: chef, ristorante, ristoratore, panetteria, pastry chef o panettiere, nel servizio sala, il bar, nel programma vino e altri alcolici. Poi ci sono il ristorante novità e lo chef emergente.

Nel dettaglio, come informazione di sevizio, qualcuno capitasse mai da quelle parti, ecco l’elenco dei premiati:

Outstanding Chef
Rob Rubba, Oyster Oyster, Washington, D.C.

Outstanding Restaurant
Friday Saturday Sunday, Philadelphia, PA

Best New Restaurant
Kann, Portland, OR

 


Oustanding Restaurateur
Ellen Yin, High Street Hospitality Group (Fork Restaurant, A.Kitchen + bar, High Street and others), Philadelphia, PA

Emerging Chef
Damarr Brown, Virtue, Chicago, IL

Outstanding Bakery
Yoli Tortilleria, Kansas City, MO

Outstanding Pastrychef Or Baker
Margarita Manzke, République, Los Angeles, CA

Outstanding Hospitality
The Quarry, Monson, ME

Outstanding Wine And Other Beverage Program
OTOTO, Los Angeles, CA

Outstanding Bar
Bar Leather Apron, Honolulu, HI

Ma dalle parti della James Beard Foundation non è tutto oro quello che luccica. A volte la coerenza ha un prezzo. Gli awards sono stati preceduti da non poche polemiche dopo che l’organizzazione ha squalificato lo chef Timothy Hontzas del Johnny’s Restaurant a Homewood in Alabama per aver alzato la voce sia con un dipendente che con un cliente, come riferito da una denuncia anonima. Ma alla luce di un’altra segnalazione anonima, invece, è stata graziata la chef Sam Fore. Il suo ristorante di chiama Tuk Tuk ed è a Lexington nel Kentuky e propone una cucina ispirata al paese di origine della famiglia: lo Sri Lanka. Fore, accusata di molestie mirate e bullismo per un post su Instagram, è stata convocata per un’interrogazione online e assolta. Le linee guida inserite recentemente dalla JBF sono molto rigide e attante ai comportamenti corretti di chi viene inserito tra le nomination, ma la chef del Kentuky, in un mondo in cui ci sono poche donne e la maggioranza dei premiati sono bianchi, forse non si poteva perdere per strada.

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