Non c’è due senza tre e seguendo le tracce delle Soste di Ulisse non si può fare a meno di conoscere il lato più mondano e trendy dell’isola, quello della Costa Orientale, tra Catania e Siracusa. Si parte da Catania, dal suo mare blu cobalto, dalle sue lunghe spiagge e dai suoi dirupi rocciosi, dalla presenza ingombrante (?) dell’Etna. Spettacolare, scenografica e sontuosa, Catania, come si conviene a una città di rappresentanza, nobile testimonial di quella Sicilia dominata dai viceré spagnoli, dove lungo le strade lastricate di pietra lavica si allineano gli interminabili cortei di edifici sacri e palazzi monumentali.
Teatrale. Cinematografica. È Catania, bellezza!
Una città inconfondibile e talmente hollywoodiana da essere stata scelta, nell’ultimo mezzo secolo, da registi e sceneggiatori come location ideale di film culto: “Il bell’Antonio”, “Paolo il caldo”, “Storia di una capinera”, “La Stranezza”, solo per citare qualche titolo. Il cuore di Catania, conferma ogni catanese Doc, batte in piazza Duomo, punto di incontro di via Etnea e di via Vittorio Emanuele: da qui, imperdibili, gli scorci sulla marina, sul profilo dell’Etna fumante e, in un’alternanza di sacro e profano, sui prospetti del Palazzo del Municipio e dell’ex Seminario dei Chierici, della Cattedrale e di Porta Uzeda. Al centro della Piazza, troneggia la Fontana dell’Elefante una complicata scultura ottenuta dall’assemblaggio di diversi elementi: una vasca, un piedistallo, un elefante scolpito in pietra lavica, un obelisco egiziano sormontato da una sfera. In una parola, il logo di Catania.
A due passi da via Etnea, ecco la prima Sosta di Ulisse: Sapio, regno di Alessandro Ingiulla, il più giovane chef stellato dell’isola. Sua la proposta di un menu che celebra profumi e ingredienti mediterranei (basilico, pomodoro, melanzane, olio EVO…) e che, nel solco della tradizione, è «Semplice, e rispettoso nei confronti della materia prima», come lui tiene a sottolineare. Materia prima che arriva da una filiera biologica, con coltivazioni di varietà autoctone sulle pendici dell’Etna e che entra nella composizione di piatti come il “Gambero affogato” (gambero rosso marinato e servito con una spuma ricavata dal broccolo affogato, una preparazione tipica del catanese) e il “Carciofo arrosto” (cuore di carciofo servito con una salsa al pancotto e affumicato con un jus ricavato dalle foglie più esterne del carciofo).
Una città e il suo vulcano
A’ muntagna, Mongibello, Etna. Chiamatelo come volete, ma lei (a Catania e dintorni, si è tranchant sul genere, rigorosamente femminile, del vulcano) rimane unforgettable, parola del New York Times. L’Etna ha schiere di ammiratori e aficionados, pronti ad arrampicarsi sulle strade che portano ai suoi crateri, a fare trekking sui sentieri tagliati tra le colate laviche, a sciare (sciare!!!) sui trenta chilometri di piste di Linguaglossa e Nicolosi.
Magica e maliarda, insomma, a’ muntagna. E straordinario il suo territorio, non a caso inserito dall’Unesco nel Patrimonio Mondiale dell’Umanità: un territorio tutto da scoprire, perché la prospettiva del vulcano cambia a ogni curva e con lei cambia anche il paesaggio. Basta, infatti, lasciarsi alle spalle la Riviera dei Limoni a Riposto e scoprire uno dopo l’altro i piccoli borghi-gioiello distesi ai piedi del vulcano o arroccati sui suoi fianchi, pronti a raccontare Storia e storie.
Il nucleo antico di Sant’Alfio, per esempio, è dominato da una maestosa Chiesa Madre con la facciata in pietra lavica grezza e una vista impagabile sulla costa ionica ma, appena fuori dal centro abitato, lungo la strada per Linguaglossa, ecco il Castagno dei Cento Cavalli che i botanici considerano uno degli alberi più vecchi del pianeta e che, pare, abbia protetto, secoli fa, la regina Giovanna d’Aragona e i cento cavalieri della sua scorta, sorpresi da un temporale. A Randazzo, invece, si passeggia tra vicoli medievali e chiese severe (quella di Santa Maria, per esempio, in stile svevo-normanno), torri e viste sul corso del fiume Alcantara (quello delle famose Gole). Castiglione di Sicilia, poi, conserva ancora nel labirinto di viuzze strette e stradine tortuose il suo look normanno. Ed è proprio intorno all’Etna che le Soste di Ulisse esprimono l’inaspettato e lo stupefacente: a Carruba di Riposto, per esempio, tra il mare e il vulcano, si incontra l’eco-lodge Donna Carmela: circondato com’è da un parco lussureggiante con oltre cinquemila varietà di piante (ficus, agrumi ornamentali, palme e banani) conserva l’essenza degli antichi bagli dell’isola; poi ci sono cortili in pietra lavica e ciottoli di fiume, cisterne, olivi secolari e le suite con vista sull’Etna o sul mare, tutte con giardino privato.
A Riposto, poi, ecco il ristorante Zash: intorno e dentro il palmento (la vasca, dove un tempo si fermentava il vino) si cena in una location quanto meno suggestiva.
Ed è qui che lo chef Giuseppe Raciti e il suo staff creano nuove storie culinarie, in un connubio unico fatto di creatività, tradizione e territorio, in perfetto equilibrio tra proposte di mare e di terra, dalla “Guancia di vitello al vino rosso speziato” al “Tortello 40 tuorli”, dalla “Tagliatella di seppia, piselli e ricci di mare” al “Branzino con ragù di verdure e salsa champagne al dragoncello”.
Lungo la Strada del Vino dell’Etna
A Linguaglossa, seguendo il tracciato di una sorprendente wine route, gli ulissidi sono ospiti di Shalai, un palazzotto fine ’800 dove un sapiente restyling ha valorizzato gli stucchi liberty, gli affreschi naïf dei soffitti, le ceramiche originali. Nelle stanze, pennellate di bianco incorniciano pezzi vintage, artigianali e contemporanei e, ovunque, la signature olfattiva di casa: un aroma all’arancia che parla di Sicilia. Shalai è anche ristorante, ça va sans dire: è qui che lo stellato Giovanni Santoro mette d’accordo tradizione e novità. La cucina di casa è il punto di partenza da cui si sviluppa un menu avvincente che non ha confini territoriali e di gusto, come succede nelle “Linguine al ristretto di vongole veraci, acqua verde di mare, crudo di gambero rosso e salsa corallo”.
Il borgo di Zafferana Etnea è scenograficamente appoggiato su terrazze di pietra lavica con vista sulla Timpa di Acireale e, ai piedi dell’Etna, si è accolti nelle strutture deliziosamente retrò di Monaci delle Terre Nere, un’antica casa nobiliare dell’800 trasformato in country hotel circondato da una tenuta di una ventina di ettari, con vista sulla Riviera dei Ciclopi.
Gli itinerari del bello e del buono ai piedi del vulcano coincidono con una suggestiva Strada del Vino dell’Etna, che si snoda tra frutteti ed agrumeti e che riunisce cantine e aziende agricole, enoteche, musei della civiltà contadina e resort di charme come il Relais San Giuliano, a Viagrande, un’affascinante dimora storica: quindici camere con dettagli, arredi e accessori dal carattere unico, in totale equilibrio tra antico e moderno. Dove non manca neppure una spa (Sabbia Nera), con hammam, sauna finlandese, Jacuzzi.
Nella città di Santa Lucia
E Siracusa? In città tutto si mescola e l’eclettismo architettonico regna sovrano: le colonne doriche diventano pilastri di una cattedrale cristiana e le bifore gotiche convivono con i ridondanti svolazzi rococò, le rovine del Teatro Greco si alternano a quelle gotico-normanne della chiesa di San Giovanni alla Catacombe.
Il centro del centro della Siracusa d’autore è, però, Ortigia, isola-quartiere con ostentazioni generose di cromie sature e sapori teatrali, di memorabilia greche (il tempio di Apollo e le colonne del tempio di Minerva), fortificazioni medievali (il Castello Maniace, costruito da Federico II) e residenze barocche (Palazzo Beneventano del Bosco e Palazzo del Senato). È a Ortigia, poi, che il Don Camillo diventa una tappa obbligata per una cena gourmet. Ospitato in un ex edificio religioso, è uno dei luoghi del cibo più affidabili sulla piazza cittadina: mare, terra e tradizione sono presenti in ogni piatto. Giovanni Guarneri offre, infatti, una sua personale «Evoluzione della cucina del territorio» (la citazione è d’obbligo!) dove l’“Arancino/a liquido/a” si alterna ai “Ravioli di falso brasato”, e il “Fletto di coniglio farcito di olive nere e di capuliato” (trito di pomodorini secchi, EVO e aglio) precede la “Pera e Caprino” (pera cotta, dolce salata, farcita di erborinato di capra girgentana, gelato di noci e salsa mou salata).
Un piccolo eden per la notte? Da cercare al Minareto: vista mozzafiato su Ortigia, calette gioiello lambite da acque cristalline, una strepitosa vegetazione mediterranea che fa da cornice a un panorama dominato da mare e cielo, terrazze che regalano esclusivi solarium di roccia, a strapiombo sul mare. Il luogo perfetto per fare pace con sé stessi quando le luci si affievoliscono e tutto è avvolto da un’atmosfera di struggente magia.