Oggetti primitivi Riscoprire il valore della natura attraverso le opere degli artigiani

Si chiama “La grande bellezza” ed è un progetto nato in seno al gruppo alberghiero Starhotels, a cura della designer Sara Ricciardi. Dal 2019 cercano, formano e premiano maestranze su tutto il territorio nazionale

La Grande Bellezza by Starhotels - foto Cartacarbone (3)

Sembra ormai che il mondo del lusso lo abbia capito. Per sostenersi, per continuare a essere se stesso, ha bisogno di tornare a un concetto di produzione artigianale. Sempre se per artigianale intendiamo una generazione di maestranze che impara, lentamente e progressivamente, un mestiere e poi lo tramanda a coloro che vengono dopo e così via, in un ciclo virtuoso che prevede una un bagaglio di conoscenze che si rinnova.

Oltre alle tante iniziative finora promosse, ce n’è una lanciata nel 2019 dal gruppo alberghiero fiorentino Starhotels denominata “La grande bellezza”, come il film: un tributo anelante e nostalgico al passato nonché alla decadenza del presente, dove le cose che svaniscono devono essere salvate. È grazie a Elisabetta Fabri, presidente e amministratore delegato, se oggi si impiegano risorse ed energie per distribuire maestranze locali all’interno della ristrutturazione degli hotel del marchio, se si formano, se si coinvolgono. Gli artigiani hanno realizzato collezioni di arredamento domestico di livello artistico sotto l’occhio attento e vigile della nota designer Sara Ricciardi e presenti in tutti gli alberghi Starhotels. È stato perfino istituito un premio.

La Grande Bellezza by Starhotels, photo by Cartacarbone

Sulla scia di LVMH dunque, che da anni favorisce il ricambio generazionale all’interno di quelli che definisce “mestieri d’arte”, si sollecita il sodalizio tra creatività e manualità, un’attività che potrebbe erodersi, scomparire, essere dimenticata o soppiantata da nuove tecnologie. Il premio di Starhotels, tuttavia, indossa una veste quasi civica, democratica: oltre a essere rivolto a tutti gli artigiani presenti sul territorio nazionale, prevede una giuria composta di esponenti del mondo della cultura, delle arti, della moda, del design, come Stefano Boeri, tanto per citarne uno, il più noto architetto e urbanista della città di Milano, ma anche Barnaba Fornasetti, Alberto Cavalli, ed è presieduto da Cinzia TH Torrini, che molti conoscono per le sue serie televisive andate in onda sulla Rai e regista del recente documentario “Pezzi unici”.

Le migliori menti del mondo creativo della nazione collaborano, si intersecano per scegliere un oggetto, un elemento d’arredo. Quest’anno il tema ad averli maggiormente ispirati è stata la natura, o meglio, la bellezza della natura – l’espressione che intitolava l’intera competizione. Trovare opere che riescano a raccogliere in sé l’erosione dell’ambiente, la sua contaminazione, e al tempo stesso il dovere di tutelarlo e preservarlo è una sfida politica oltre che estetica: non solo “grande” bellezza dunque, ma la bellezza del quotidiano, del casalingo, del ricorrente.

Elisabetta Fabri e Sara Ricciardi in occasione del lancio di PHOENIX, un prezioso fraganziere d’ambiente photo by Agnese Fochesato

Terracotta, ceramica, porcellana, tessuti, tappeti, ferro, rame, carta, gesso, legno, scagliola: sono solo alcuni dei materiali selezionati dai partecipanti per pensare, immaginare e costruire un manufatto carico di tutta la storica, colpevole, consapevole malinconia del paesaggio nel quale abitiamo, che si sgretola: la casa è la natura, e la natura è la casa. È un binomio da cui non si sfugge.

L’opera vincitrice presenta un titolo che da solo è programmatico, quasi scomodo: Primitivo. Non è casuale. L’autore è un raffinato ebanista torinese, Andrea Bouquet, che ha realizzato un mobile in noce canaletto, frassino e ciliegio, lavorato secondo un’antica tecnica d’intarsio che forma un disegno sfruttando il colore naturale dei tre legni. L’effetto è tridimensionale.

Il tentativo di spogliare il suppellettile della sua genetica robustezza, la sua annosa rigidità attraverso lo scioglimento delle sue linee geometriche e tradizionali si accompagna alla tendenza del mondo moderno di regredire, di involversi, di tornare indietro. Di approdare, utopisticamente, a una condizione terrena ancestrale, ritmica, inviolata. Nonostante l’umanità proceda inarrestabile e frenetica in avanti, ogni tanto ci coglie il sospetto che potrebbe anche avere gli occhi rovesciati e contemplare al passato con un’ombra di rimpianto, venata di patetismo, forse, e che pure sembra rimasta la sola risorsa, la sola risposta al tempo presente: ripristinare qualcosa che si è perduto. Tutte le altre dieci opere finaliste sono state allestite nella zona Library del Rosa Grand di Milano.

La Grande Bellezza by Starhotels, photo by Cartacarbone

Non dimentichiamoci che Sara Ricciardi ha concepito una vera e propria collezione da tavola per continuare a investire, a parlare, a racchiudere il tema della natura, debuttata quest’anno al Salone del mobile. Si chiama Cloris: piatti, bicchieri, posate, alzate in vetro soffiato che rappresentano la primavera, i suoi colori, le sue atmosfere, le sue arie. Nonché una tovaglia di lino ricamata in petali dalle tonalità molteplici.

«Non poteva esserci conferma migliore del valore della contaminazione virtuosa tra artigianato e arte dell’ospitalità», ha commentato Elisabetta Fabri. «Quello che ci ha guidato nella scelta di questo progetto è la convinzione del valore etico della bellezza. E quello dell’attività creativa che prende corpo in oggetti che passano di mano in mano in un percorso di condivisione».

 

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