Anche in Spagna all’aumento delle temperature tipico dell’estate si sono aggiunti gli effetti del cambiamento climatico e di El Niño, portando martedì scorso più di centoquaranta stazioni meteorologiche a rilevare temperature pari o superiori ai quaranta gradi. Entro domenica, giorno in cui si terranno le elezioni generali, il peggio dovrebbe essere passato, ma l’ambiente, l’energia e soprattutto la gestione dell’acqua rimangono temi molto caldi per i principali partiti politici spagnoli: il Partito socialista (Psoe, centrosinistra), il Partido popular (Pp, centrodestra), Sumar (sinistra) e Vox (estrema destra).
Nel suo programma, il Partito socialista guidato dal presidente uscente Pedro Sánchez ha confermato il suo impegno nel portare a termine le riforme approvate negli ultimi anni e reso più ambiziosi gli obiettivi sulla riduzione delle emissioni (dal ventitré al trentadue per cento entro il 2030) e sul numero di abitazioni di cui migliorare l’efficienza energetica (da 100mila a 500mila).
Sánchez ha anche annunciato di voler spingere l’acceleratore sui trasporti, che producono il ventisette per cento delle emissioni dei gas a effetto serra del Paese e il cui passaggio all’elettrico procede a rilento rispetto al resto d’Europa. I socialisti propongono infatti di rendere i trasporti pubblici gratuiti per gli under ventiquattro nei centri delle città, aumentare gli aiuti per chi vuole acquistare biciclette elettriche, favorire l’elettrificazione delle strade e la creazione di un fondo per la mobilità sostenibile.
La maggior parte delle proposte di Sumar, la piattaforma politica creata dalla ministra del Lavoro uscente Yolanda Díaz che conta con il sostegno di quindici micropartiti di sinistra, si muove nella stessa direzione di quelle del Psoe, con alcune differenze significative su politiche fiscali e gestione delle risorse idriche. Anche Díaz fissa obiettivi ambiziosi (una riduzione del cinquantacinque per cento delle emissioni e un aumento dell’energia prodotta da fonti rinnovabili pari al novanta per cento entro il 2030), ma si concentra soprattutto sulle misure di giustizia sociale, proponendo nuove tasse per le imprese in proporzione alla quantità di ossidi di azoto che producono e sui beni e servizi di lusso come aerei privati, yacht e voli nazionali in business class.
Nel suo programma, Sumar ha anche incluso l’introduzione di una tassa sulla plastica per disincentivarne l’utilizzo in ogni fase dei processi industriali e una moratoria sull’irrigazione intensiva, affrontando con decisione le recenti tensioni provocate dall’aumento della siccità tra la politica e il settore dell’agroalimentare, che in Spagna genera il nove per cento del Pil e che rimane un elettorato molto corteggiato dal resto dei partiti spagnoli.
È anche per questo motivo che le misure su energia, ambiente e acqua del Partido popular risultano invece più vaghe, prive di obiettivi e date limite: rendere le scadenze del Green deal europeo più flessibili, incentivare la decarbonizzazione dell’economia e la produzione di carburanti sostenibili e di idrogeno verde. Alcuni punti del programma del Pp si sovrappongono addirittura a quelli dell’avversario Psoe: è il caso della promozione di modelli di irrigazione moderni e sostenibili, della ricerca sulla gestione dell’acqua e dell’impegno nell’aumentare la disponibilità di risorse idriche.
Le uniche questioni su cui il partito di centrodestra punta i piedi sono l’estensione della vita delle centrali nucleari esistenti (che invece secondo il calendario proposto dal governo uscente verranno chiuse tra il 2027 e il 2035) e l’eliminazione delle misure eccezionali di intervento sul mercato energetico, come l’eccezione iberica, il massimale sul prezzo del gas proposto dai governi di Spagna e Portogallo alla Commissione Europea per affrontare l’aumento dei prezzi in seguito all’invasione russa dell’Ucraina.
Abbandonare gli accordi di Parigi del 2015, eliminare la Legge sul cambiamento climatico approvata nel 2021 e lottare contro il divieto europeo di immatricolazione dei veicoli a benzina o diesel dal 2035: queste le principali proposte di Vox, che dalla sua fondazione ha fatto del negazionismo climatico uno dei suoi pilastri identitari. Contro la presunta “agenda ecologista radicale” dei partiti di sinistra e dell’Unione europea, Vox difende misure che promuoverebbero la sovranità energetica della Spagna, ossia l’introduzione di mini reattori nucleari (noti anche come Smr, Small modular reactors, una tecnologia ancora in fase di sviluppo e potenzialmente più inquinanti delle centrali classiche) e lo sfruttamento di tutte le fonti di energia disponibili, incluse quelle di origine fossile.
Il programma del partito di estrema destra include anche la protezione dei terreni agricoli dalla costruzione di infrastrutture per produrre energia rinnovabile e un nuovo piano nazionale sulla gestione dell’acqua, la cui misura principale per favorire l’accesso alle risorse idriche riguarda la costruzione di una rete che unirebbe tutti i bacini d’acqua presenti sul territorio spagnolo.
Da fine maggio, Pp e Vox hanno stretto numerosi patti per governare insieme a livello locale e quest’ultimo è riuscito in molti casi a imporre la sua visione negazionista, sforzandosi di far occupare ai suoi esponenti incarichi legati all’agricoltura o all’ambiente. In quattro città spagnole, i governi locali hanno già annunciato che smantelleranno le loro piste ciclabili, mentre in Estremadura i due partiti hanno incluso nell’accordo di governo l’eliminazione di «qualsiasi ostacolo burocratico o legislativo legato al clima che incida sulla prosperità dei campi o sulla libertà della popolazione locale». Un piccolo assaggio delle conseguenze che potrebbe avere sull’ambiente un eventuale governo di coalizione nazionale tra le forze di destra, uno degli esiti più probabili delle elezioni di domenica prossima.