Dopo i primi, tumultuosi, mesi della sua leadership, il primo ministro britannico, Rishi Sunak, voleva iniziare il 2023 con una tabula rasa. A tal fine, il 4 gennaio scorso Sunak ha fatto cinque promesse ai suoi cittadini; promesse che, secondo lui, avrebbero portato «tranquillità» e fornito le basi «su cui costruire insieme un Regno Unito migliore». In quell’occasione Sunak aveva infatti messo al centro della sua agenda politica l’obiettivo di dimezzare l’inflazione, di far crescere l’economia, di ridurre il debito nazionale, di ridurre i tempi di attesa del Servizio sanitario nazionale (Nhs) e di fermare l’immigrazione illegale sul Canale della Manica. «Sono le priorità del popolo e quindi anche le mie priorità immediate», aveva dichiarato Sunak alla fine del suo discorso, aggiungendo: «Non offrirò false speranze o soluzioni rapide, ma cambiamenti significativi e duraturi».
La serie di obiettivi scelti da Downing Street (che sei mesi fa sembravano abbastanza raggiungibili) sono ora in serio dubbio. Basti pensare, ad esempio, come i tre impegni economici di Sunak sembrino addirittura quasi inarrivabili. Soprattutto il più importante: ridurre l’inflazione. A gennaio, quasi tutti i principali analisti, compresa la Banca d’Inghilterra, avevano suggerito che riportare l’inflazione nazionale al 2 per cento sarebbe stato più che fattibile. Si sbagliavano.
Dopo essere scesa a una cifra per la prima volta ad aprile dall’agosto del 2022, l’inflazione è rimasta all’8,7 per cento a maggio 2023. Non solo: secondo i dati ufficiali dell’Office for National Statistics, l’inflazione core – che esclude i prezzi volatili dell’energia – è aumentata nell’ultimo mese, raggiungendo il 7,1 per cento (dal 6,8 per cento), a dispetto delle previsioni che la davano stabile. Quando si tiene conto di beni e servizi, molti prodotti in tutta l’economia britannica sono ancora gonfiati al di sopra dell’indice dei prezzi di consumo (CPI). Il tasso annuo di inflazione dei generi alimentari, ad esempio, ha raggiunto a maggio il 18,4 per cento, anche se in diminuzione dello 0,7 per cento rispetto al mese precedente. I tassi di inflazione annuali per la categoria alimentare nei mesi scorsi sono stati i più alti osservati in oltre quarantacinque anni.
In un approfondimento sul tema, il settimanale The Economist ha definito il problema dell’inflazione britannica «autoinflitto». Riferendosi al fatto che i dati, sebbene siano diminuiti leggermente, restano ancora elevati, il The Economist ha commentato: «Tra i paesi del G7, nessuno ha un’inflazione più alta del Regno Unito (…). I problemi sono per lo più autoinflitti e le vecchie scuse secondo cui l’inflazione è provocata dalla guerra, dalle catene di approvvigionamento ingarbugliate o dagli alti prezzi alimentari globali non funzionano più».
Il governo ha poche carte da giocare, se non quella di sostenere la Banca d’Inghilterra mentre alza i tassi di interesse e fare tutto il possibile per limitare la spesa, continuando per questo motivo la controversa disputa sugli aumenti salariali del settore pubblico.
Ed è qui che si presenta il secondo problema. Un altro degli obiettivi di Sunak era infatti quello di «far crescere l’economia, creando posti di lavoro meglio pagati e opportunità in tutto il paese». Non sembra, tuttavia, ci siano stati progressi. Nell’ultimo anno, infatti, la retribuzione in termini reali ha continuato a ristagnare in tutti i settori pubblici, in gran parte proprio a causa dell’inflazione persistentemente elevata. Inoltre, nonostante gli incentivi presentati dal cancelliere dello Scacchiere Jeremy Hunt nel suo bilancio di primavera, il numero di persone economicamente inattive nel Regno Unito rimane più elevato rispetto a prima della pandemia.
Dato che il governo non è ancora riuscito nel suo intento di far crescere l’economia, allora il raggiungimento dell’obiettivo di diminuite il debito pubblico in proporzione al Prodotto interno lordo sembra ancora più difficile. Secondo gli ultimi dati, infatti, il debito del Regno Unito, che ora si attesta a oltre 2,5 trilioni di sterline, ha raggiunto oltre il cento per cento della produzione economica per la prima volta dal 1961. Se vogliamo scagliare una freccia a favore del governo britannico potremmo far notare come ridurre il debito pubblico non è un obiettivo che si raggiunge così, dall’oggi al domani.
Nel suo bilancio di primavera, Downing Street ha affermato di essere sulla buona strada affinché l’Ufficio indipendente per la responsabilità del bilancio – che controlla lo stato di salute dell’economia – preveda che il debito in proporzione al Pil possa diminuire nel 2027-28. È davvero così? Il prossimo aggiornamento sulle previsioni per il debito accompagnerà il bilancio del governo per l’economia, previsto per questo autunno, e ci aiuterà a capire se il Paese è davvero sulla buona strada per raggiungere questo obiettivo tra cinque anni.
Il Servizio sanitario nazionale (Nhs) è certamente uno dei maggiori problemi che affliggono il Regno Unito in questo momento. I dati della British Medical Association, il più grande sindacato del settore, mostrano infatti che le liste di attesa sono ancora in aumento nonostante la promessa di Sunak di ridurre le tempistiche. Le cifre sono infatti salite a 7,42 milioni, rispetto ai 7,2 milioni di gennaio 2023 e ai 2,53 milioni dell’aprile 2010.
L’obiettivo interno del Nhs prevede che il 92 per cento dei pazienti debba essere curato entro 18 settimane. E tra il 2010 e il 2018 il Servizio sanitario raggiungeva pienamente questi risultati. Le liste di attesa però si sono gonfiate durante la pandemia quando le cure non urgenti sono state ritardate. Alla fine del 2022 solo il 58 per cento dei pazienti veniva curato entro 18 settimane, e negli ultimi mesi la situazione è solo peggiorata.
Gli esperti avevano già avvertito che le liste d’attesa avrebbero continuato ad aumentare anche nel corso del 2023, per via dell’afflusso di pazienti che in gran parte non si era materializzato durante la pandemia. Invece, le attese sono cresciute principalmente a causa delle difficoltà del Servizio sanitario stesso. Oltre alla carenza di personale legata alla Brexit, all’aumento dei carichi di lavoro a causa della pandemia e alla carenza di farmaci essenziali, gli scioperi di medici e infermieri non fanno altro che gettare benzina su una situazione già in fiamme. Lo stesso Sunak ha ammesso che l’azione sindacale del personale sanitario ha reso «più difficile» raggiungere il suo obiettivo.
Last but not least, il premier britannico aveva annunciato che un obiettivo del governo era quello di fermare l’immigrazione illegale attraverso il Canale della Manica. «Approveremo nuove leggi per fermare le piccole imbarcazioni, assicurandoci che chi arrivi in questo Paese in modo illegale, sia detenuto e rimosso rapidamente», aveva dichiarato Sunak, presentando poco dopo il disegno di legge Illegal Migration Bill.
Tuttavia, gli sforzi del governo sono stati colpiti da una grave battuta d’arresto la scorsa settimana quando il controverso piano di inviare richiedenti asilo in Ruanda è stato dichiarato illegale dalla Corte d’appello di Londra. Ciò riduce la probabilità che i voli di espulsione decollino in tempi brevi, nonostante la politica di asilo sia la chiave per il funzionamento pratico del disegno di legge. Quello dell’immigrazione illegale è un problema in cima alla lista delle cose da fare dei Conservatori da molti anni. Basti pensare che, nonostante la Brexit, nel 2022 più di 45.000 persone hanno attraversato la Manica verso il Regno Unito su piccole imbarcazioni, una maggiorazione del 60 per cento rispetto all’anno precedente.
A inizio giugno, Sunak ha dichiarato che il suo piano per fermare l’immigrazione clandestina (compreso l’accordo con la Francia per aumentare la cooperazione su richiedenti asilo e migranti) stava “iniziando a funzionare”, con il numero di traversate in calo del 23 per cento rispetto allo stesso punto dell’anno scorso. Tuttavia, nelle scorse settimane, 3.824 migranti hanno attraversato il confine, un record nel mese di giugno. Inoltre, la maggior parte degli ingressi nel Paese attraverso il Canale della Manica di solito arriva nei mesi estivi; quindi non sapremo fino alla fine dell’anno se il piano del governo funzionerà davvero o meno.
Le cinque promesse, originariamente concepite come un modo per i conservatori di riguadagnare credibilità e fiducia agli occhi degli elettori, hanno in realtà avuto un effetto boomerang sul primo ministro e il suo Partito. I sondaggi riferiscono infatti che meno di un cittadino su 10 pensa che il governo stia facendo progressi nel ridurre l’inflazione, tagliare le liste d’attesa del Nhs, abbattere il debito nazionale e gestire i richiedenti asilo che attraversano la Manica. Anche le stesse valutazioni di approvazione personale di Sunak, che sembravano abbastanza buone quando è subentrato a Downing Street, sono precipitate in un territorio profondamente negativo. Il primo ministro sperava di darsi una definizione positiva di Mr Fix-it. Invece viene definito come un uomo che non riesce nemmeno a raggiungere gli obiettivi che lui stesso si era prefissato.