L’estate rappresenta per una gran parte degli italiani un momento di pausa. Le immagini iconiche che conserviamo negli occhi e nei ricordi delle nonne sono quelle delle famiglie che, con i bagagli ben ancorati alle Fiat, si trasferivano per qualche mese nelle coste, tra lunghi bagni al mare e pranzi luculliani da fare rigorosamente sotto l’ombrellone. Era l’Italia degli anni sessanta. O meglio, una parte dell’Italia, quella del benessere e della media borghesia. L’altra, quella produttiva e dei lavori di fatica, stava china sui campi. Ed era tutta un’altra musica, tutta un’altra festa.
Sì, festa. Questa è la parola più giusta per ricordare un momento della vita contadina, scandita dal sudore, dal caldo e dal lavoro, ma anche dai canti e dal senso di comunità che solo il mondo agricolo riesce a donare: la trebbiatura.
Giugno e luglio, infatti, sono i mesi dedicati a questa delicata fase del processo di coltivazione del grano. E se oggi la fatica viene appena alleggerita dalle macchine, il passato recente riecheggia nei rumori del battito del trattore e delle persone richiamate dal suono delle sirene, pronte a chinare la schiena sulle spighe di grano.
Il mondo agricolo ha questa dualità: sa essere duro, quanto emotivo. Scientifico, ma diretto e verace.
La trebbiatura noi l’abbiamo voluta vedere da vicino, attraverso gli occhi di chi ogni giorno mette nei campi tutto il sapere accumulato in anni di esperienza e lavoro. Il Pastificio Mancini, infatti, è questo: conoscenza, tecnica, ma anche tanta passione. Quella che solo un pastificio agricolo può mettere nella terra: dalla coltivazione del grano fino alla realizzazione della pasta.
Qui, nel territorio di Monte San Pietrangeli, nella provincia di Fermo, nelle colline fra il fiume Tenna e il fiume Ete Morto, è un pullulare di campi che segnano i contorni di un luogo dedito all’agricoltura, con i colori che virano in base alla rotazione delle colture e che ogni anno disegnano un profilo diverso, ma che si ripete nel tempo.
Le azioni, metodiche e scandite, la terra che detta i tempi e il suo rapporto con l’uomo. È un dialogo stretto e quasi intimo, che Pastificio Mancini ha voluto tradurre nella sua Buona Pratica Agricola, un insieme di regole codificate per la gestione sostenibile dell’attività agricola con l’unico obiettivo di produrre pasta di altissima qualità e con un impatto ambientale minore possibile.
La trebbiatura fa parte della Buona Pratica Agricola e segna i mesi di giugno e luglio, in base a quello che la terra e i suoi prodotti comandano. È da lì che si parte. L’uomo concilia un rapporto che è dettato sempre e comunque dai suoi tempi, dai tempi della terra. È importante sottolineare questo concetto quando si parla di agricoltura e di pastificio agricolo. Spesso, infatti, ci dimentichiamo che la pasta, quella che mettiamo ogni giorno nei nostri piatti, è figlia dell’agricoltura e del lavoro nei campi. E questo il Pastificio Agricolo Mancini ce lo ricorda bene.
Ce lo ricorda proprio anche quella Buona Pratica Agricola che abbiamo menzionato. La trebbiatura arriva nell’ultimo step di questo calendario circolare. Dopo la preparazione del letto di semina e della semina stessa, e del nutrimento e della protezione della pianta.
Ha un che di affascinante, la trebbiatura. Perché in questo caso non vi è un’accelerazione data dalla mano umana. Si assecondano i ritmi della terra e la raccolta del grano si ha quando la maturazione delle piante avviene in modo naturale e il chicco presenta un basso livello di umidità. Ci vuole esperienza e padronanza della materia, certo. Ma ci vuole soprattutto una sorta di grado di intimità con il grano stesso.
Noi abbiamo provato empiricamente a capire, prendendo in mano una spiga e mordendo tra i denti un chicco: esperienze che andrebbero fatte, sempre e a prescindere, per ricordare il potere di questa pianta, che evoca la madre Terra stessa, nella sua essenza. D’altronde i chicchi vengono raccolti proprio dopo circa nove mesi, come accade nella creazione della vita umana.
Ed è affascinate anche il parallelismo che si crea intorno al concetto di acqua, che nel caso di un pastificio agricolo ha una duplice funzione: quella piovana che serve come nutrimento alla pianta, e quella che viene eliminata, in modo naturale prima e con l’essiccazione poi, per ottenere la conservazione della pasta secca. Acqua che però ritorna protagonista quando si accendono i fornelli e la pasta prende vita nell’acqua in ebollizione.
Questo ci permette di capire davvero tutta la naturalità che può esserci dentro un semplice spaghetto e la sua declinazione agricola. Dove gli elementi del tempo, dell’acqua e della terra acquisiscono un valore primordiale. Dove l’andamento della produzione si plasma secondo l’andamento stesso dell’agricoltura.
L’abbiamo sottolineato più volte: la pasta agricola non è mai identica a sé. Muta in base alle annate agricole, che vanno ascoltate e documentate. Pastificio Mancini questa registrazione di ciò che è e ciò che è stato lo fa attraverso la redazione annuale del Bollettino del Raccolto. Bollettino che ogni anno viene pubblicato sul sito aziendale per dar modo di tenere traccia della vita dei campi, ma soprattutto per raccontare il percorso che il grano compie per arrivare sino alle nostre tavole.
Ed è bello a pensare a una pasta che ha identità e personalità, perché ci ricorda da dove arriva. Dalla terra.