Raid di interdizioneCome sta cambiando la controffensiva ucraina

Le forze armate di Kyjiv stanno incontrando difficoltà nell’avanzata verso sud a causa delle difese russe ben organizzate. Tuttavia gli efficaci bombardamenti alle retrovie dell’esercito di Mosca stanno obbligando il Cremlino a dirottare i rifornimenti al fronte su percorsi più lunghi e vulnerabili, logorando lentamente l’invasore

LaPresse

Henichesk e Chonhar: non sono nomi che normalmente appaiono nel terribile catalogo delle città sfregiate dall’invasione russa dell’Ucraina. Questi insediamenti in Crimea sono però diventati centrali nella controffensiva ucraina dopo che le forze missilistiche ne hanno colpito ponti e infrastrutture. Nell’azione di pochi giorni fa gli ucraini sembrano aver impiegato sofisticati missili da crociera di produzione britannica, gli Storm Shadow. Ma perché la campagna aerea si concentra su posizioni nelle retrovie, proprio mentre la controffensiva di terra sta andando così a rilento? 

Il giudizio di chi osserva la guerra dal di fuori è spesso incrinato da un gran malinteso, specialmente in un’epoca di apparente trasparenza social e di mappe interattive. L’errore è pensare che il principale obiettivo delle operazioni militari sia la distruzione totale delle forze nemiche, sempre e comunque. A dire il vero, questo è più l’eccezione che la regola. Le forze armate sono un sistema complesso composto da persone, infrastrutture e mezzi: disarticolare questo sistema e rendere impossibile all’avversario di agire in maniera coordinata è spesso sufficiente, almeno in un conflitto convenzionale. Basta pensare a un’automobile: non serve obliterarla da una sfasciacarrozze quando basta rimuovere il volante, bucare il serbatoio o tagliarle i freni. 

I problemi della controffensiva
Questo ragionamento è lo stesso impiegato dalle forze armate ucraine, che stanno incontrando diverse difficoltà in un confronto diretto. La controffensiva per riprendere il sud ha incontrato difese inaspettatamente ben organizzate, e che soprattutto tengono conto di pregi e difetti delle unità russe. Il reticolato di trincee, mine e casematte che si estende per tutto il settore meridionale è coperto da posizioni di artiglieria e rafforzato seconde linee che permettono anche alle truppe più scarsamente addestrate di eseguire ritirate tattiche piuttosto ordinate. Allo stesso tempo, le unità più professionali sono sufficientemente distribuite per poter organizzare contrattacchi limitati e godono probabilmente di piena mobilità lungo il fronte. La prima linea e le immediate retrovie sono abbastanza flessibili da permettere ai russi di reagire alle incursioni ucraine, ma rimangono comunque sufficientemente rigide da non scoprire le difficoltà oggettive che l’esercito di Mosca ha nell’eseguire manovre complesse. 

Le costose schermaglie degli ultimi due mesi hanno reso necessario un approccio più lento e metodico da parte delle forze ucraine, innanzitutto per minimizzare le perdite mentre affrontano campi minati e fortificazioni russe. Kyjiv è anche cosciente della limitatezza dei propri mezzi. Il volume di aiuti fornito dai paesi Ramstein è diminuito, e la produzione di armi e munizioni in Europa e Stati Uniti ancora fatica a decollare. L’Ucraina non può permettersi gravi perdite, anche a fronte di un bacino di uomini mobilitati comunque circoscritto.

Le debolezze logistiche russe
Ciò che i difensori possono fare è però sfruttare le analoghe difficoltà russe. Globalmente, non esiste paragone fra le risorse che può impiegare la più grande potenza nucleare del mondo contro una repubblica di 43 milioni di abitanti. Tuttavia, le forze russe combattono per forza di cose con una mano legata. Il Cremlino non può o non vuole (ancora) ricorrere a una mobilitazione totale; l’industria bellica ha problemi strutturali che ne limitano i volumi produttivi (allorché essi rimangono probabilmente superiore a quelli occidentali); al fronte sembra esserci un razionamento dei proiettili di artiglieria, e la distribuzione di materiale deve affidarsi a una rete di depositi diffusa e poco efficiente da quando Kyjiv ha iniziato a impiegare l’artiglieria missilistica americana Himars. Infine, la geografia conta: il tracciato del fronte è un arco, del quale i russi occupano il bordo esterno. Ciò vuol dire che la gestione di una rete logistica che rifornisca tutti i settori e il rapido spostamento di truppe da un lato all’altro del fronte è molto più complicato che per gli ucraini. 

Questi elementi si intrecciano in uno scenario ideale per una campagna di bombardamenti ai danni delle retrovie russe. Gli ucraini hanno bersagliato l’accesso al bastione della Crimea e le linee di comunicazione verso il territorio russo. L’effetto dei raid, detti anche «di interdizione», è quello di obbligare Mosca a dirottare i rifornimenti al fronte su percorsi più lunghi e vulnerabili, specialmente l’autostrada M-17 nell’ovest della Crimea. Così facendo, l’Ucraina ha effettivamente indebolito le fondamenta logistiche delle difese nemiche a Kherson e Zaporizia, impedendo che i russi si possano rifornire efficacemente e far fronte alle continue pressioni della fanteria ucraina. 

Se ciò che contasse fosse l’equilibrio globale in termini di materiali e risorse, allora difficilmente Kyjiv riuscirebbe a prevalere in una guerra di attrito. Ciò che serve agli ucraini è però una superiorità locale: se gli invasori non possano rifornire con sufficiente velocità ed efficienza solo alcuni settori del fronte, allora gli ucraini avranno la possibilità di logorare le truppe russe e sopraffarle una volta penetrate le prime linee di fortificazioni. Privando i russi di materiali e linee di comunicazioni efficienti, le forze armate ucraine sperano di indebolire l’apparato difensivo russo sufficientemente da frenarne la reattività e travolgerlo in caso di sfondamento.

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