Le trofie al pesto loro non le hanno mai nemmeno avute in menu, fanno cucina lombarda, taglieri di salumi, rustin negàa, luganega e risotti. E il piattino da condivisione non si sono mai neppure sognati di farlo pagare. Eppure si sono ritrovati al centro di una bufera mediatica.
«Ha avuto tutto inizio due giorni fa – spiega Emiliano Genoncelli, titolare del ristorante monzese – quando ho iniziato a rispondere alle recensioni che ci arrivavano, insultando senza sapere, senza capire, perché noi non abbiamo niente a che spartire con questa storia».
Si tratta solo di una banale omonimia. L’Osteria del cavolo di Monza non ha niente a che vedere con quella di Finale Ligure: è del locale in provincia di Savona lo scontrino recentemente pubblicato da Selvaggia Lucarelli. Oggetto del post dell’influencer l’addebito di due euro per un piattino con cui una mamma potesse far assaggiare alla bambina di tre anni le trofie.
I commenti, le recensioni, le frasi acide e gli insulti si sono sprecati, come sempre avviene in questi casi, ma a finirci in mezzo è stato anche il locale lombardo, che in comune con quello ligure ha solo il nome.
Anzi, in questi giorni l’Osteria del Cavolo di Monza è chiuso per ferie, e il proprietario è al mare: da lì risponde con pazienza alle recensioni, e spiega ai giornalisti il malinteso, e che «quest’altra osteria evidentemente lavora in modo diverso da noi, che abbiamo sempre avuto il plauso dei nostri clienti e riconoscimenti che ci hanno regalato soddisfazioni. Non so cosa sia successo esattamente a Finale, e non mi interessa. Noi siamo nati ventidue anni fa, loro sono venuti dopo, con il nostro stesso nome e un logo molto simile al nostro».
Un nome scelto dalla prima proprietaria dell’Osteria monzese, che da anni chiedeva al marito, americano, di aprire un ristorante con lei: «Alla fine lui estenuato cedette, dicendo “e apriamola questa osteria del cavolo!”. La signora colse al volo la battuta e il nome fu scelto. Una bella storia, un’ironia che, se intesa, ha un valore. Io sono arrivato a rilevare il locale due anni dopo, ma facevo il ristoratore già da dieci anni».
Grande esperienza, quindi, quella di Genoncelli, che porta avanti l’Osteria con l’aiuto di dieci dipendenti.
Persone, famiglie, lavoro: anche a questo bisognerebbe pensare quando si scrive una recensione. «C’è sempre chi lavora bene e chi lavora male, tra noi ristoratori, tra i giornalisti. E molti giornalisti hanno capito, stanno andando a fondo, mi stanno aiutando. In questo momento sono forse più popolare sul web io che l’osteria di Finale, nel male e nel bene: mi stanno arrivando anche tanti giudizi positivi, gente che vuole ristabilire l’equilibrio, la verità dei fatti».
E a cercare di rimettere le cose a posto Genoncelli ci ha provato fin da subito. Sulla pagina Facebook dell’Osteria da due giorni si legge: «Buongiorno a tutti, da qualche ora giungono recensioni negative errate sulla nostra Osteria scambiata per un ristorante omonimo di Finale Ligure, fate attenzione prima di commentare o recensire, la nostra Osteria del Cavolo (di Monza) è l’originale, fondato 22 anni fa a Monza appunto! Il ristorante a cui si riferisce l’accusa di errato addebito per divisione del piatto si trova a Finale Ligure. Oltretutto siamo chiusi per ferie!».
Osteria del Cavolo
Vicolo Molini, 11 – Monza (Mb)