Lasciamo perdere la politica, la Piccola Atene e tutte quelle storielle che tratteggiano Capalbio per quella che è: ma solo in superficie. Perché è vero che i politici di centrosinistra amano frequentarla e quelli di centrodestra citarla. Però è anche vero che un qualcosina di più c’è: e non è solo una questione di arte, cultura o vicinanza a Roma. Piuttosto quel qualcosa in più è la sua dicotomia maremmana. Perché Capalbio è una località di turismo marittimo che non ha un lungomare ma è ricca di vigne, uliveti e a tavola pensa più al cinghiale che al branzino.
Certo, ci sono delle ragioni storiche e geografiche ben precise. Ma tant’è, di giorno si va in spiaggia e di sera si sale in paese. D’altronde, il borgo, quello originale, è più o meno a sei chilometri in linea d’aria dalla costa e a più di duecento metri d’altezza. A separarlo dal Tirreno poi c’è la trafficatissima Via Aurelia. Un confine faticosamente valicabile che non solo ne divide i due volti, ma ne differenzia anche le identità enogastronomiche. A est, più si va a monte e più si abbraccia una tradizione fatta di carne e cacciagione. A ovest, più ci si avvicina alla spiaggia e più si godono i frutti del mare.
Il percorso ideale parte dal paese antico per onor di fondazione. Poco fuori le sue mura c’è Il Frantoio, che non è solo un ristorante. In quell’antico edificio delicatamente ristrutturato c’è una galleria d’arte, invenzione di Philippe Daverio, una bottega di abiti, una libreria e soprattutto un bar che, oltre a un bancone monumentale, riempie la piazza antistante dall’ora dell’aperitivo fino a notte fonda.
Poi certo, c’è anche il ristorante, la cui sala da pranzo, almeno in estate, è cosa esclusiva di un giardino intimo e raccolto. Ai tavoli vi si accede solo scendendo una ripida scala che fiancheggia la cucina. Argomento che a Capalbio val bene un inciso. Perché qui, e nei dintorni, pentole e padelle non sono governate secondo i crismi della gastronomia da premio, piuttosto vivono di una tradizione ben radicata che di tanto in tanto concede qualche cosa all’estro. Il che non è certo una critica ma la presa d’atto di una dichiarazione d’intenti.
Tornando al Frantoio, il suo menu è probabilmente il più democratico della zona. Ci sono piatti di terra, di mare e anche vegani. E se Buttera e cinghiale sono protagonisti, il fritto misto, in una versione deluxe, sofisticato ma non barocco, è di una leggerezza inaspettata.
Un po’ più a valle invece, nella macchia circostante la via che scende verso il mare, c’è l’Agriturismo Antica Pinciana: un vecchio casale ristrutturato al cui interno c’è qualche camera e un ristorante. Un luogo talmente riservato che per raggiungerlo bisogna percorrere una via breve ma stretta, dove a fine serata un occhio di riguardo a tassi, volpi e istrici è sempre meglio dedicarlo.
La cucina qui è sostanzialmente figlia della tradizione maremmana dove cinghiali e crostini non mancano, ma lasciano spazio a ossobuco, tagliatelle al ragù d’anatra e coniglio con bacche di ginepro. Dall’acqua salata invece non arriva nulla e da quella dolce pure.
Andando oltre, e una volta arrivati a valle, anziché svoltare a sinistra verso la costa, si può decidere di proseguire verso Marsigliana per imbattersi, nascosto tra boschi e vigneti, nel Fontanile dei Caprai, un vecchio ristoro per cacciatori che oggi è diventato uno dei posti più gettonati della zona. Acquacotta, pappardelle, cinghiale e buglione sono i protagonisti della carta, al pari del maialino arrosto, in un ambiente, sempre all’aperto, sì rustico, ma con garbo.
Le cose, come già detto, cambiano radicalmente con l’attraversare dell’Aurelia. Qui protagonista è il mare, e la prima tappa non può che essere all’Ultima Spiaggia, simbolo di quella Capalbio approdo prediletto (insieme a Macchiatonda) dei vip. Qui un ombrellone libero è cosa rara in stagione.
Qualche possibilità in più c’è al ristorante, che praticamente è in riva al mare. La specialità è il pesce, con un pescato cucinato senza grandi fronzoli ma sempre appagante e con gli antipasti che, tra una burratina alle alici e i classici crudi, accolgono anche un cocomero piastrato alla soia con lonzino di tonno. Ai carnivori invece è concesso un filetto di manzo con riduzione di Morellino di Scansano.
Non molto lontano, sempre nei pressi del Chiarone, il piccolo fiume che separa la Toscana dal Lazio, c’è anche La Dogana by Enoteca La Torre, che oltre al ristorante può contare su un servizio di picnic in spiaggia. Anche qui è tutto pesce e crostacei, ma con un’anima diversa, come l’ambiente, che strizza l’occhio a un’estetica minimal-metropolitana.
Dalla cucina, supervisionata da Domenico Stile, chef due stelle Michelin di Enoteca La Torre Villa Laetitia a Roma, escono piatti per certi versi esotici: a partire dal carpaccio di mazzancolle con pesca noce e mandorle al sale, passando per i ravioli di burrata con triglie e finendo con il filetto di spigola con cous cous estivo. Anche qui c’è uno spazio per chi preferisce la carne ma, vista l’impronta, è affidato a una tagliata di Black Angus. Mentre ad accompagnare i piatti, anziché dalla carta dei vini si può attingere dalla lista dei cocktail.
Infine, sempre in zona, ma un po’ più nell’entroterra, c’è La Selva. Qui la spiaggia non c’è, ma l’accoglienza è elegantemente sobria sin dalla terrazza. Per una personalità, precisa e rigorosa, che si trasmette anche nei piatti di un menu aperto da una Pappa al pomodoro con acciughe e continuato con un Baccalà croccante con cipolla caramellata e gelato alla cipolla rossa, al quale si aggiungono una Rana pescatrice lardellata e un Tataki di tonno con semi di papavero e maionese d’arancia. Mentre al calice, per colpa di una carta dei vini particolarmente ricercata, qui non si può proprio rinunciare.
Bar Ristorante Il Frantoio
Via Renato Fucini, 10 – Capalbio (Gr)
Agriturismo Antica Pinciana
Strada di Villa Pinciana, 2 – Capalbio (Gr)
Fontanile dei Caprai
Strada Capalbio-Marsiliana, Km 13 – Capalbio (Gr)
Ultima Spiaggia
Loc. Chiarone Marina – Capalbio (Gr)
La Dogana by Enoteca La Torre
Via Graticciaia – Chiarone Scalo Capalbio (Gr)
Ristorante La Selva
Strada Selva Nera, 9 – Capalbio (Gr)