When September ends La maggioranza rinvia il salario minimo, Meloni striglia i suoi

Passa al Senato la sospensiva del centrodestra. Vota contro l’opposizione, per una volta compatta. Proprio da Palazzo Madama potrebbe cominciare la separazione dei gruppi parlamentari di Azione e Italia Viva. Mezzo milione di famiglie perderanno il reddito di cittadinanza

Il tabellone del voto della «sospensiva» sul salario minimo al senato
Il tabellone del voto della «sospensiva» (Mauro Scrobogna/LaPresse)

Dopo settimane di scontri, più o meno frontali, ipotetiche aperture, più o meno virtuali, la legge sul salario minimo slitta. Ieri al Senato, con 168 voti a favore, il centrodestra ha rimandato con una «sospensiva» il dibattito a ottobre. La proposta era una paga legale di nove euro l’ora. Contro il rimpallo ha votato, per una volta unita, tutta l’opposizione: dal Pd a +Europa, dalla Sinistra al M5s, incluse Azione e Italia Viva.

Le ultime due, un tempo unite nel «terzo polo» (nome elettorale che non ha fatto in tempo a declinarsi in un partito), proprio da Palazzo Madama potrebbero cominciare la scissione dei gruppi parlamentari. Per Matteo Renzi si tratta di «una tecnicalità a cui deve seguire un chiarimento politico». Per Calenda «la separazione è imminente». Entrambi, al momento, non hanno abbastanza senatori per non rischiare di disperdersi, almeno temporaneamente, nel Misto.

Dem e pentastellati sono insorti di fronte alla proroga di sessanta giorni: annunciano una raccolta firme, tra banchetti alle feste dell’Unità e una piattaforma online. Calenda probabilmente parteciperà. «Gli sgravi sulla contrattazione di secondo livello sono cosa buona e giusta, ma nulla c’entrano con i lavoratori che stanno sotti 9 euro all’ora, con i contratti pirata e le false cooperative. Aspettiamo un confronto serio con il governo e possibilmente qualche proposta», dice il leader di Azione.

La maggioranza vuole accuratamente evitare di regalare al centrosinistra la vittoria su una «misura spot», tale la considera la premier Giorgia Meloni. La quale, secondo i retroscena dei giornali di oggi sul pranzo con gli alleati, avrebbe strigliato i suoi sugli ordini del giorno della sinistra (l’avrebbe fatta infuriare quello di Nicola Fratoianni contro la dispersione scolastica, che in realtà conteneva la patrimoniale): «Occhio ai temi che ci danneggiano».

Se ne riparla a settembre, dopo le ferie e, probabilmente, dopo la finanziaria («Le risorse sono poche»). Salvo sorprese di Palazzo Chigi, che secondo il Corriere potrebbe aprire il confronto sul salario minimo attorno a una proposta del governo. Infine, l’Ufficio parlamentare di bilancio ha calcolato che saranno mezzo milione i nuclei familiari che percepivano il reddito di cittadinanza a fine 2022 e non potranno accedere all’«assegno di inserimento» che lo sostituirà dal gennaio 2024.

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