Cifre e cifrariAll’Ucraina stanno a cuore i suoi soldati (a Mosca no)

Il numero dei caduti è segreto per evitare che la Russia, che ha subito più perdite, lo usi a suo vantaggio. Podolyak risponde a Papa Francesco: «Incoraggia la propaganda di Putin»

Kyjiv, omaggio al colonnello Serhiy Ilnitsky ucciso in una battaglia con le truppe russe
(Efrem Lukatsky/Ap)

Il numero dei caduti, in Ucraina, è secretato. Questo mese l’intelligence americana, citata dal New York Times, ha stimato quel numero in settantamila, a cui sommare centoventimila feriti (quella per riabilitarli è una battaglia nella battaglia). Un reportage della Bbc, vicino alla linea del fronte, ha documentato il costo umano della controffensiva: che, rispetto alla primavera, ha cambiato tattica anche e soprattutto per preservare le vite dei suoi reparti.

Il prezzo della liberazione
Il corrispondente della tv britannica Quentin Sommerville ha descritto un obitorio di mattoni rossi. Qui arrivano i corpi di chi muore in combattimento e la loro frequenza, testimoniata dalla ventiseienne che tiene il registro, conferma le gravi perdite subite dai liberatori. «La parte peggiore è vedere giovani ventenni e realizzare che sono stati ammazzati per la loro terra: non ti puoi abituare a una cosa del genere».

Tra i caduti la donna ha visto passare suo cognato, aveva trentatré anni. Ad aprile, dati del Pentagono diffusi da un leak avevano calcolato un numero di vittime intorno alle diaciassettemila. Il costo del primo forcing è stato sopportato principalmente dalla fanteria, che ha pagato un prezzo, soprattutto tra le reclute. All’obitorio visitato dalla Bbc una parte atroce del lavoro è dare un nome a chi non è stato identificato. Si guardano gli oggetti personali: le chiavi, le foto dei familiari, il cellulare.

Pavlo, trentuno anni, è stato ucciso a bordo di un convoglio centrato da un missile russo, vicino a Izium, lo scorso novembre. Sono risaliti a lui grazie a un tatuaggio, il resto del corpo era coperto di ustioni. Sua moglie, Oksana, si è arruolata. Avevano fatto un patto: se lui fosse morto in guerra, lei si sarebbe unita alle forze armate. Per prendere il suo posto.

Inizialmente si era unita a un’unità di sorveglianza con i droni, nella periferia di Bakhmut. Ora è in prima linea. «Devo continuare ciò che lui ha cominciato, così i suoi sforzi non saranno vani – dice Oksana alla Bbc –. Il volontariato e le donazioni sono buone cose, ma voglio essere parte della nostra vittoria nel futuro». Questa determinazione che non ignora il costo altissimo pagato dalla nazione in armi è condivisa da molti, in Ucraina.

Il nemico ci ascolta
Va tenuta presente, in settimane in cui proliferano retroscena su presunte pressioni americane perché Kyjiv apra a un negoziato. Tre giorni fa, intervistato in tv, il presidente Volodymyr Zelensky ha aperto, forse in una concessione agli alleati, a una soluzione diplomatica sulla Crimea, ma una volta che le sue truppe avranno liberato tutto il resto del Paese.

Sacchi di sabbia a Kyjiv
Sacchi di sabbia e palloncini, a Kyjiv (Bram Janssen/Ap)

La vice-ministra della Difesa, Hanna Maliar, ieri ha ammonito: chi diffonde dati sulle perdite può essere perseguito penalmente. «Perché sono segreti? Perché durante la fase attiva della guerra, il nemico usa il numero di morti e feriti per prevedere le nostre prossime azioni. Se il nemico ha queste informazioni, comincerà a capire come ci muoveremo».

Un ultimo punto fermo è che la Russia ha subìto molte più perdite: almeno centoventimila, secondo le stime degli Stati Uniti. Ma i suoi vertici, a differenza di quelli di Kyjiv, considerano i soldati carne da cannone, possono drenarne di più dalle province dell’impero, da un serbatoio demografico superiore. Per il momento, Vladimir Putin non ha ordinato nuove mobilitazioni. Zelensky, invece, valuta di sospendere la legge marziale per consentire le elezioni, nel 2024. La differenza tra un regime sanguinario e una democrazia europea sta tutta qui.

La replica al Papa, un’altra notte di raid
Dopo i virgolettati del pontefice, parzialmente smentiti, sulla Russia di Pietro il Grande e dell’Imperatrice Caterina, in un’intervista al Corriere di oggi è arrivata la posizione di uno dei più stretti consiglieri di Zelensky, Mykhailo Podolyak: «Putin non solo non è un partner con cui trattare, ma è anche un ipocrita che considera la nostra disponibilità al dialogo come una debolezza da sfruttare a proprio vantaggio», premette rispondendo a Lorenzo Cremonesi.

«Se valutiamo con mente aperta le frasi del Papa, vediamo che sono un incoraggiamento incondizionato all’imperialismo aggressivo, un plauso all’idea sanguinaria del “mondo russo”, che implica la brutale distruzione delle libertà e degli stili di vita altrui – dice Podolyak –. Francesco incoraggia l’ideologia misantropica di Putin, le sue manie genocidarie. C’è da chiedersi cosa sia la Chiesa cattolica, cosa il cristianesimo, cosa sia l’Ucraina insanguinata di vittime innocenti. Sembra che il Pontefice, ancora una volta, sia stato strumento della propaganda russa. È proprio facendosi forte della triade Pietro-Caterina-Stalin che l’esercito russo viene a uccidere gli ucraini».

Nella notte, un nuovo blitz russo sulla capitale Kyjiv ha ucciso due persone e incendiato diversi edifici residenziali. Più di venti missili e droni sarebbero stati comunque abbattuti dalla contraerea. «È il peggior attacco dalla primavera», scrive l’amministrazione comunale su Telegram. Il ministero della Difesa russo ha invece registrato attacchi con droni ucraini in più di sei regioni. Nella zona di Pskov, è stato colpito e danneggiato un aereo da trasporto “Il-78”, riporta la Tass. Il governatore Mikhail Vedernikov ha dovuto cancellare tutti i voli da e per l’aeroporto.

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