Qual è il segreto del Braulio? «Sarà banale – risponde Edoardo Peloni, mastro distillatore dell’amaro valtellinese ed erede della famiglia che ideò il marchio nel 1875 – ma il trucco è seguire semplicemente la stessa ricetta di allora».
«Abbiamo trovato delle vecchie carte – continua Peloni che vive proprio sopra le cantine storiche di Bormio – dove proprio il mio bisnonno suggerisce di non modificare la combinazione originale. Aveva fatto vari esperimenti ed era convinto che la formula giusta, quella che aveva fissato una volta per tutte, non doveva essere modificata».
Il Braulio, creato dal farmacista Giuseppe Peloni a fine Ottocento, fra due anni spegnerà le 150 candeline. Fa almeno quindici mesi di invecchiamento in botti di rovere ed è prodotto in due versioni – Classico e Riserva che prevede un invecchiamento superiore. Grazie all’aroma sprigionato da bacche, radici ed erbe alpine è un’icona della Valtellina e pure uno degli amari più apprezzati dagli italiani.
Dal 2014, il marchio è stato acquisito da Campari Group. Ma il legame tra Braulio e la famiglia Peloni non si è mai allentato. Il mastro distillatore, ad esempio, frequenta le cantine da quando è bambino e oggi controlla ogni processo produttivo. «Nessuno mi ha mai spinto a seguire questa attività, ma è un qualcosa che ho imparato naturalmente sin da piccolo. Mi intrufolavo in cantina dove aiutavo mio padre a pesare le erbe destinate all’infusione e da lì non ho più smesso».
Per lui la nuova era di Braulio e l’ampliamento di produzione sono un qualcosa di positivo che non allontana l’amaro dalle sue radici. Sono un passo verso la modernità, che si sta compiendo in completa sinergia con la nuova proprietà.
Casa Braulio
Anche perché Campari sta portando avanti un lavoro certosino per rispettare tutto quello che c’è stato senza però fossilizzarsi nel ricordo e nella nostalgia. Il passato, infatti, non rimane cristallizzato. Ma è concepito come una forza propulsiva proiettata nel futuro. Da un lato, infatti, si sta cercando di evidenziare il fascino storico dell’amaro con lo story telling e campagne di comunicazione che insistono sull’artigianalità del prodotto, dall’altro non si rinuncia a un restyling visual delle bottiglie e a una serie di progetti che prevedono la valorizzazione dell’intero territorio.
Uno di questi è senz’altro Casa Braulio. Le storiche cantine, ancora produttive, sono situate al centro di Bormio proprio sotto casa di Peloni. Erano già aperte al pubblico e a visite guidate. Da questa estate, però, è stata inaugurata una nuova esperienza immersiva nel mondo attorno all’amaro.
Nella nuova versione del tour, infatti, è possibile ammirare la fusione tra spazi storici e tecnologie interattive. I visitatori camminano nei vari pieni della struttura, tra botti di Slavonia ed erbari, mentre viene raccontata loro la storia del marchio. Tra nuovi macchinari e vetrinette che conservano le bottiglie che furono, ci sono scritte luminose in più lingue.
Le parole raccontano la filosofia di casa, ma allo stesso tempo interpretano la nuova vita del marchio con slogan come: «In a world where time is precious, slowing down is the real treasure (In un mondo dove il tempo è prezioso, rallentare è il vero tesoro)».
Quando la famiglia Peloni iniziò la produzione tra le mura della propria farmacia, le cantine occupavano solo poche decine di metri. Successivamente, negli ’70, quando la fama cominciò a crescere, anche le cantine furono ampliate, per permettere alla famiglia Peloni di rispondere ad una domanda sempre crescente. Nel 2017, l’impianto produttivo è stato ulteriormente restaurato, aggiungendo altri 1.600 metri quadrati di cantine sotterranee e ben 1.116 botti di legno di rovere di Slavonia, che si snodano in un incantevole e suggestivo labirinto visionario.
La nuova installazione e lo spazio per la degustazione
Una delle novità è un’installazione nella sala infusi, pensata per mettere in risalto uno degli ingredienti principali del Braulio: l’acqua che sgorga dal cuore delle Alpi. A questa sala, curata nei minimi dettagli, segue un laboratorio delle erbe che esplora l’affascinante figura dell’alchimista e svela quasi tutti i segreti delle quattro erbe principali della ricetta: genziana, ginepro, achillea e assenzio.
Il tour si conclude, infine, con una degustazione in cui i visitatori possono degustare il Braulio all’interno del negozio completamente rinnovato, con l’obiettivo di far apprezzare il suo gusto complesso e, insieme, anche gli altri prodotti del territorio valtellinese.
Non solo le cantine storiche, però. Il brand si impegnerà nella ristrutturazione della Capanna Dosdè, un edificio storico che sorge a 2.824 metri di altezza in Val Viola. Qui, Braulio offrirà nuove esperienze di sorseggio e verranno lanciate diverse iniziative nei prossimi mesi per valorizzare la comunità locale e la montagna.
Il lavoro di Campari con Braulio
«Quello che vorremmo fare – ci racconta Ludovica Riciputi, global marketing manager amari di Campari – è trasformare la Valtellina in una zona come è la Champagne in Francia. Una destinazione dove le persone vanno per conoscere tutte le eccellenze del territorio, non solo un unico prodotto. Il nostro obiettivo è quello di tenere stretto il legame con la famiglia e la comunità. La tradizione è fondamentale, ma anche un marchio storico come questo ha bisogno di essere rispolverato».
In questa operazione di rinnovamento è inclusa la modifica delle etichette (2021 per il Braulio classico, 2022 per il Riserva). «Questo restyling – ci spiega la manager – è stato possibile grazie a un grande studio sui consumatori e sulla loro percezione del brand. Abbiamo parlato con degli storici per capire meglio cosa significhi Braulio per il territorio e pulito un po’ i messaggi che ritenevamo secondari e non rilevanti. L’obiettivo è, comunque, mantenere un’etichetta attuale per non farla perdere di vista negli scaffali rispetto agli altri brand».
Nella nuova vita del Braulio c’è anche uno studio sul pairing. Durante la visita stampa è stato offerto un assaggio con del cioccolato cotto in forno da chef Gianni Tarabini, una stella Michelin all’agriturismo La Fiorida. «Il Braulio è amato dai consumatori e da tanti bartender nel mondo – spiega Riciputi – noi però non consigliamo un impiego in mixology».
Il Braulio deve essere assaggiato assoluto e al massimo con un due cubetti di ghiaccio se prendiamo la versione standard. «Questo amaro viene fuori da un processo di produzione complicato e nei cocktail si rischia di non apprezzare interamente la ricchezza aromatica. All’estero il Braulio viene considerato una piccola gemma da utilizzare anche nei cocktail, ma noi non sponsorizziamo questo tipo di consumo».