Identità comuneIl progetto italiano per ricostruire la cattedrale di Odessa

Il nostro Paese aspira a un «patronato» per rigenerare il centro storico martoriato dai bombardamenti russi, a partire dall’edificio sacro centrato da un missile quest’estate

(AP Photo/Jae C. Hong)

È passato poco più di un mese da quando i russi hanno centrato la cattedrale di Odessa, affacciata sul Mar Nero. Nessun errore, aveva ribadito il sacerdote, tra le macerie della Chiesa erano stati ritrovati i resti di un missile S-300, nell’ennesimo attacco del Cremlino al patrimonio artistico e culturale ucraino.

«Parte del tetto è crollato, le colonne inclinate ma ancora lì in piedi quasi a voler resistere. Sul muro, i segni di un incendio» così descrive la situazione una corrispondenza di Marta Serafini sul Corriere della Sera di oggi. La missione italiana, arrivata in città, è composta dall’ambasciatore Pier Francesco Zazo, dall’inviato speciale per la ricostruzione dell’Ucraina Davide La Cecilia, dal presidente della Triennale di Milano Stefano Boeri e dal presidente del Maxxi di Roma Alessandro Giuli.


La Cecilia parla di «un vero e proprio patronato sulla ricostruzione della città». Verterà sulla riparazione della cattedrale della Trasfigurazione per poi rigenerare gli altri cinquanta palazzi ed edifici storici danneggiati dai bombardamenti. Il centro storico, con i vialoni liberty e la scalinata Potëmkin, è patrimonio Unesco. Verrà allestito un laboratorio tecnico e creativo, che sarà lanciato con un evento a Milano il 31 ottobre.

Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha celebrato, a distanza, la «forte impronta culturale italiana» di Odessa, che «fa parte della nostra identità». Allude a Francesco Boffo, architetto che ne disegnò lo sviluppo architettonico nell’Ottocento (figura in realtà contesa dalla Svizzera).

Tra gli altri legami, la Farnesina cita «le sinergie tra le candidature di Roma e Odessa a Expo 2030. Sembra difficile poter parlare di ricostruzione anche mentre la guerra è in corso. Quello che fa l’Italia è programmare il futuro: lavorare fin d’ora alla ricostruzione significa anche dare speranza alla popolazione che un futuro migliore arriverà».

Più di mille aziende del nostro Paese e ucraine avevano partecipato, lo scorso 26 aprile, alla conferenza sulla ricostruzione. Già allora si era ipotizzata un’assistenza incentrata su aree dell’expertise italiana come l’architettura e la tutela del patrimonio artistico.