Not in my backyardSui migranti mostriamo la solita doppia debolezza di governo e opposizione

Il no dei governatori ai nuovi Cpr proposti dall’esecutivo riguarda destra e sinistra, indifferentemente

Lapresse

L’opposizione dei governatori al progetto del governo di impiantare nuovi Centri per i rimpatri degli immigrati irregolari fa sorgere qualche domanda. Premesso che è stato un altro errore del governo quello di assumere decisioni senza coinvolgere i diretti interessati, l’idea che i presidenti delle Regioni stanno trasmettendo è quella riassunta nella famosa formula Nimby, non nel mio giardino, perché ospitare sul proprio territorio un certo numero di immigrati, che poi sarebbe basso ma il punto è simbolico, non è una cosa popolare, né lo è l’idea di ristrutturare e adibire alla bisogna le mitiche caserme dismesse con nuove spese.

Balza agli occhi che la “rivolta dei governatori” riguarda destra e sinistra unite nella lotta, con l’eccezione di Michele Emiliano, pronto «a dare una mano» a questa misura del governo Meloni.

Da una parte abbiamo governatori di destra che per il momento non hanno dato alcuna disponibilità a dar seguito a una norma voluta dal loro governo, una potenziale disobbedienza che incrina la già traballante credibilità della destra su questo fronte. Dall’altra parte abbiamo visto i due governatori “forti” di Toscana e Emilia-Romagna del Partito democratico, rispettivamente Eugenio Giani e Stefano Bonaccini, opporsi duramente alla prospettiva di ospitare nuovi Cpr nelle proprie Regioni, adducendo come motivo del loro niet l’assenza di un loro coinvolgimento e il centralismo di Roma, dando però l’idea che il partito di Elly Schlein da una parte invoca misure nel senso dell’accoglienza diffusa e dall’altra se ne lava le mani esattamente come fanno i suoi avversari.

Spaccando il capello in quattro, si riesce facilmente a dire che il problema è sempre più complesso e che c’è una questione di metodo, due classiche argomentazioni della sinistra. E però non si sfugge all’impressione che alla fine il problema dei governatori dem non è quello di battersi contro l’apertura di nuove carceri, quanto il fatto che «non siamo stati consultati» che suona tanto come una scusa.

È probabile dunque che l’opinione pubblica in questi giorni stia ricevendo una duplice impressione: la conclamata incapacità del governo Meloni, prigioniero della schizofrenia di una premier che alterna buonsenso a aggressività (pressata dalla propaganda di Matteo Salvini), e l’evanescenza di un’opposizione che non riesce a trovare la chiave complessiva per una risposta al governo.

L’opposizione? Meglio: il Partito democratico. Giacché il pallido Giuseppe Conte – ieri la sua passerella a Lampedusa – balbetta di «terza via» tra chiusura e apertura, cioè non sa dire nulla e sostanzialmente si tiene fuori dal merito del problema, convinto di ricavare un dividendo dalla doppia debolezza di governo e Partito democratico.

Quest’ultimo, malgrado le sette proposte avanzate e concordate con il mondo della solidarietà e delle Ong, resta sfuggente, impreciso. Rilancia obiettivi di lungo periodo – la revisione di Dublino, Mare Nostrum – mentre resta oscuro il punto fondamentale.

Dice il Partito democratico che bisogna aprire «nuovi canali d’ingresso legali a tutti i Paesi Ue, sia per chi cerca protezione internazionale, sia per chi migra in cerca di lavoro. Vie legali e sicure per l’ingresso sono l’unica alternativa efficace al traffico di esseri umani». È una proposta subito tradotta dalla destra (e da Conte) come il puro e semplice «entrano tutti». È propaganda, chiaro. Ma gli irregolari? Oltre al no di Giani e Bonaccini, qual è la proposta in positivo di Elly Schlein? Forse per capire cosa fare la segretaria andrà a parlarne con il leader laburista Keir Starmer, uno che ha le idee chiare, pure troppo, e ricette molto diverse da quelle della segretaria e più vicine a quelle di Bonaccini.

Al momento però sull’immigrazione in campo c’è la doppia debolezza di governo e opposizione. Come al solito. E i primi a soffrirne, ovviamente, sono i disgraziati che vengono da lontano e chiedono di vivere.

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