Gli italiani lo fanno meglioNemo propheta in patria

L’onda nuova della ristorazione mondiale sta nascendo nelle cucine italiane dove tecnica, creatività e capacità di espressione di un pensiero moderno e profondo sono ai massimi livelli

Foto di Jeremy Bishop su Unsplash

Siamo dovuti andare a Parigi per scoprire che la cucina italiana ha decisamente svoltato. E durante un meraviglioso pranzo in cui tanti chef internazionali hanno messo nel piatto le loro migliori ricette, per celebrare la Garden Gastronomy promossa da Veuve Clicquot nel mondo, le uniche che hanno fatto sobbalzare i commensali sulla sedia erano targate Italia.

È ufficiale: siamo a un livello di bravura tecnica, di capacità espressiva, di profondità di pensiero, di abilità di sintesi e di concentrazione di sensi che gli altri si sognano.

Li abbiamo ufficialmente lasciati indietro, tutti, e di diverse lunghezze.

Non è campanilismo: non ne sono mai stata capace, di dire che siamo i più bravi quando così non è. E pur tifando naturalmente per il nostro Paese, fino all’altro ieri non avevo mai avuto questa percezione così netta e precisa di come la nuova cucina italiana contemporanea sia anni luce avanti ogni altra alternativa mondiale.

Mentre cercavamo altrove la cucina di riferimento nel mondo, dopo la francese, la spagnola e quella del Nord Europa, e dopo questa meteora del Perù, ci siamo guardati intorno e abbiamo scoperto che forse, per una volta, siamo noi quelli a cui il resto del mondo deve ispirarsi.

Forse è giunto il momento di smettere di tutelare le ricette di tradizione, ossessionati dalla ricerca della “autentica ricetta di”, e iniziare a pensare che questa nouvelle vague della nostra cucina attuale e contemporanea sia davvero l’idea a cui tutti gli altri devono ispirarsi.

C’è un ma, e si chiama biodiversità. Perché quello che ci ha fatto girare la testa dalla bontà era sì lavorato magistralmente, era sì frutto di tecniche di cottura magistrali, era figlio di un pensiero di riduzione e di concentrazione (Ah, Signor Marchesi quanto aveva ragione quando – per provocazione – mise sulla Lettura un piatto con un filetto di pesce al vapore con le verdure disegnate!). Ma era innanzitutto frutto di una selezione maniacale di materie prime perfette, intense, uniche. Di una varietà che solo noi possiamo vantare.

Paul Bocuse, il più grande chef francese di tutti i tempi, diceva: «Quando i cuochi italiani si accorgeranno delle materie prime che hanno, faranno la migliore cucina del mondo». Forse quel momento è arrivato.