Viralità sovranaL’industria musicale sta andando sempre più veloce (in tutti i sensi)

Con il dilagare dell’etica Diy (Do it yourself) gli utenti di varie piattaforme hanno iniziato a velocizzare i brani per adattarli ai tempi di TikTok e Instagram. Come spesso accade, le conseguenze di questa tendenza le pagano gli artisti, che hanno cominciato a strutturare la loro produzione inseguendo i numeri

Unsplash

Il ventunesimo secolo è l’età dei core, termine letteralmente traducibile come “il centro” o “il nucleo”, “l’essenza”. Normcore, cottagecore, recessioncore, VSCOcore, weirdcore, blokecore sono concetti che fanno riferimento a estetiche con un immaginario preciso, definito e molto riconoscibile, talvolta anche bizzarro. Un esempio tra tutti è il frogcore, un trend costruito intorno a foto, oggetti, abbigliamento, cibo e tutto ciò che ritrae o che fa riferimento al mondo delle rane e dei rospi. 

L’apice e il superamento delle tendenze core si raggiunge però con il corecore, il cui hashtag su TikTok ha raggiunto 6,5 miliardi di visualizzazioni. Un anti-trend particolarmente amato dalla Generazione Z che si differenzia dal resto dei contenuti, proponendo in pochissimi minuti di video una selezione eterogenea di immagini, pezzi di video, scene di film apparentemente sconnessi tra loro: interviste, house-tour, battute di cartoni animati, scene di guerra. Il collante: solo una malinconica e talvolta cupa musica di sottofondo. Il messaggio che intendono veicolare è sottile e, a tratti, poco chiaro e non immediatamente comprensibile. «Lo schermo televisivo è ormai il vero e unico occhio del mondo. Ne consegue, che la televisione è la realtà e la realtà è meno della televisione», direbbe Cronenberg. Alcuni angoli di internet, infatti, rimangono ancora un mistero, ma ciò che è certo è che i contenuti “core” – spesso criptici e indecifrabili – fanno da spioncino a una società che cambia, prevedono tendenze e, talvolta, ne dettano di nuove, come è successo per il nightcore e il suo impatto sull’industria musicale.

Questo genere musicale nasce nel 2002 e prende il nome dall’omonimo duo di dj Thomas S. Nilsen e Steffen Ojala Søderholm, formatosi per un progetto scolastico. L’obiettivo del gruppo era quello di proporre un tipo di musica che alleggerisse e rendesse più fruibili all’ascoltatore i testi di canzoni anche molto tristi. La loro produzione verrà paragonata infatti all’happy hardcore, un genere dove voci prevalentemente femminili vengono distorte e accelerate. «Le persone ci contattano ogni giorno per raccontarci la loro storia e di come Nightcore li aiuti a superare momenti difficili», ha raccontato la coppia

Ispirandosi a Nessaja, un brano del gruppo tedesco Scooter pubblicato su YouTube il 10 ottobre 2008, nel 2011 i Nightcore iniziano a sperimentare vari remix, aprendo la strada ad altri utenti, che seguendo l’etica DIY (Do It Yourself) e usando dei semplici software hanno iniziato a remixare i brani in modo indipendente, caricandoli su Youtube sottoforma di video titolati “nightcore remix” e solitamente accompagnati da immagini raffiguranti personaggi degli anime giapponesi. «È come se l’idea di buona musica fosse stata sostituita dal valore della partecipazione in sé – ha affermato in un’intervista l’etnomusicologa Emma Winston -. Dato il suono sdolcinato, il ritmo stridente e la sua estrema accessibilità, il nightcore è diventato un’ottima base per i meme dopo il 2010». Inizialmente nato come qualcosa di divertente e a tratti ridicolo, dieci anni dopo questo genere ha cambiato veste, trasformandosi in qualcosa di molto più serio e acquisendo un nuovo significato, soprattutto grazie a TikTok, il cui mercato ha assorbito il genere, trasformando l’intera produzione musicale.

Oggi infatti non si parla più tanto di nightcore, ma di cover sped up delle hit del momento, di canzoni (più o meno) pop accelerate, che con la stessa velocità scalano le classifiche della piattaforma cinese (e non solo). Le canzoni modificate acquisiscono un altro sapore, l’intenzione cambia, così come anche l’immaginario. Già nei primi anni Novanta i producer avevano provato ad accelerare i campioni dei brani senza però riuscirci particolarmente bene: il risultato era un brano dalla voce distorta. Questa difficoltà tecnica diede vita al Chipmunk Soul, un genere musicale basato sulla velocizzazione delle voci soul e il cui nome si ispira al cartone animato Alvin and the Chipmunks. Oggi, superato il momento di gloria della musica ambient, dello slowed+reverb e della sua nostalgia da lockdown, l’algoritmo predilige la velocità e contenuti densi di informazioni. 

Non trattandosi di master dei brani originali, però, gli artisti si trovano a dover gestire il proliferare di cover e mashup delle loro canzoni realizzati da altri utenti, che spesso diventano più virali di quelle ufficiali. Le visualizzazioni e il numero di stream dei pezzi modificati, perdipiù, non influisce sulle graduatorie e non contribuisce a fare entrare i brani originali nelle classifiche globali. Quando nell’ottobre 2022 Oliver Tree e Robin Schulz pubblicano Miss You, la traccia riscuote fin da subito un considerevole successo. Qualche settimana più tardi uscirà anche la versione velocizzata, su misura per TikTok, insieme a sped up nightcore, un profilo di Spotify dove sono raccolte diverse canzoni remixate e che vanta ad oggi oltre 13 milioni di ascoltatori mensili. 

Sempre più artisti hanno iniziato ad adattare la propria produzione musicale alle logiche di Tiktok, ma è ancora difficile prevedere dove andrà questa tendenza. Ciò che è certo è che le nuove piattaforme, con le loro dinamiche e le loro regole, generano nuovi bisogni. È verosimile, quindi, che sempre più artisti inizieranno a pensare e realizzare le canzoni attenendosi a parametri precisi, inseguendo la viralità.

Le newsletter de Linkiesta

X

Un altro formidabile modo di approfondire l’attualità politica, economica, culturale italiana e internazionale.

Iscriviti alle newsletter