Una manovra da costruireIl Consiglio dei ministri si riunisce per discutere la Legge di Bilancio

Il governo vorrebbe delle detrazioni fiscali sopra gli ottantamila euro di reddito. Molto probabilmente sono in arrivo tagli lineari ai ministeri che rinviano la spending review. L’economia italiana è ancora un cantiere aperto ma il ventaglio di interventi possibili è molto ristretto

AP/Lapresse

Oggi il Consiglio dei Ministri si riunirà per discutere la Legge di Bilancio, la seconda del governo di destra a guida Fratelli d’Italia. Le risorse sono scarse, sarà una manovra compresa tra i ventitré e i venticinque miliardi di euro. E a poche ore dal varo è ancora un cantiere aperto.

Secondo il Sole 24 Ore, Giorgia Meloni e Giancarlo Giorgetti si apprestano a rinviare i grandi progetti di riforma a tempi migliori. Fa eccezione l’avvio della nuova Irpef che favorirà, come il taglio del cuneo, soprattutto i redditi medio-bassi. D’altronde, «bisogna essere seri, prudenti e responsabili», come ha detto la stessa premier in conferenza stampa. «L’accordo di massima con gli alleati c’è, e per tutta la domenica si è lavorato per chiudere almeno le linee generali e le macro voci che andranno inviate a Bruxelles con il Draft Budgetary Plan, che contiene l’ossatura della manovra. Nella consapevolezza che comunque serviranno tempi supplementari, come accade ogni anno, per limare l’articolato vero e proprio della legge di Bilancio da inviare alle Camere», si legge sul quotidiano economico.

L’iter della legge partirà dal Senato e il ddl verosimilmente arriverà a fine mese se non ai primi di novembre. I punti fermi sono conosciuti: taglio del cuneo e accorpamento delle prime due aliquote Irpef, che prendono i quindici miliardi abbondanti di extradeficit. Poi ci sono i tre miliardi destinati alla Sanità e i cinque miliardi per il rinnovo dei contratti pubblici annunciati ai sindacati. In totale fanno ventitré miliardi, a cui si sommano interventi minori e altre spese indifferibili.

Se fino a poche settimane fa si ipotizzava che la manovra 2024 si sarebbe aggirata attorno ai trenta miliardi di euro, probabilmente in realtà non andrà molto al di là dei venti miliardi.

Da qui la necessità di finanziare il primo step della riforma dell’Irpef – che prevede l’accorpamento dei primi due scaglioni – con un taglio alle oltre seicento detrazioni e deduzioni fiscali di cui i contribuenti italiani possono godere e che costano allo Stato circa centoventotto miliardi di euro all’anno.

«Se si fa una revisione attenta si possono trovare là le risorse per calibrare meglio le aliquote», aveva spiegato nel marzo scorso il viceministro dell’Economia con delega al Fisco, Maurizio Leo. Si parla di un abbassamento del tetto da cui scatta la riduzione progressiva degli sconti: dagli attuali centoventimila euro a centomila o, addirittura, già da ottantamila euro. Un intervento che, se andasse in porto, riguarderebbe oltre duecentomila italiani. I tecnici del ministero dell’Economia, però, stanno valutando anche altre ipotesi per aumentare o diminuire la platea dei soggetti interessati.

Come scrive il Corriere della Sera, il meccanismo introdotto dalla manovra per il 2020 prevede una riduzione progressiva per le detrazioni del diciannove per cento regolate dall’articolo 15 del Tuir. «Il taglio scatta quando il reddito complessivo supera i centoventimila euro e diventa via via più intenso, fino ad azzerare totalmente i bonus per chi dichiara duecentoquarantamila euro o più. Sono esclusi da questo tetto spese mediche e interessi sui mutui. Se il governo decidesse di abbassare il tetto a centomila euro, la sforbiciata riguarderebbe tutti i contribuenti che dichiarano un reddito tra i centomila e i centoventimila euro: si tratta, come detto, di circa duecentouno mila italiani».

Un’altra ipotesi di taglio dei bonus fiscali sul tavolo dei tecnici del Mef riguarda invece lemini agevolazioni. Sono centoquarantadue in totale, e ognuna di esse pesa sulle casse dello Stato meno di dieci milioni di euro. Poi ce ne sono altre novantatré che stanno tra i dieci e i cento milioni di euro. In questo caso, sarebbe più facile intervenire per la loro esigua ricaduta sui contribuenti, ma allo stesso tempo si tratterebbe di un risparmio non così ricco.

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