Avevo scritto tutt’un incipit perfetto per istruiti che aspirino a sembrare colti. C’erano Sansone, Dalila, dovevo ancora controllare come si chiamasse il quartiere di Roma in cui vivevano Bellicapelli e la Meloni e trovare un modo di agganciarmi al fatto che Sansone fosse di Gaza, ma per il resto era tutto pronto.
Ero lì che pigiavo compiaciuta sui tasti pensando ai Filistei di questo tempo sbandato, quand’ecco che sotto il mio grosso culo, che essendo appunto grosso è in genere un discreto stabilizzatore di mobilio, il divano ha iniziato a ballare.
Era la terra che tremava – giusto un attimo prima che tutto quanto, crollando, seppellisse Sansone e noialtri Filistei – in seguito all’essersi Giambry tagliato il ciuffo? O era lo spirito di Cini Boeri che mi sfrattava dal divano, indignata ch’io mi accingessi alla sesta giambruneide in sette giorni?
O forse era lo spirito del liceo classico, che voleva spaventarmi, me e la mia tentata appropriazione indebita, ben sapendo che non Sansone sarei legittimata a citare, ma gli unici versi adatti all’occasione: «Capelli lunghi, che arrivavano fino al mare, belli capelli, che nessuno li può tagliare».
«Sono Gennaro Capasso, faccio il barbiere da più di 15 anni… in questi anni mi sono sempre di più appassionato alla consulenza d’immagine dell’uomo, passando attraverso il taglio dei capelli, la cura della barba, lo stile e l’immagine a 360 gradi fino al colore dei capelli per donare un aspetto straordinario all’uomo moderno». Mancano il progresso e la performance, ma per il resto l’autobiografia che compare sul sito di colui che ha provveduto a instagrammare il taglio del ciuffo di Sansone Giambruno, fu Bellicapelli, è un pasto completo.
La prosa di Gennaro – il cui post e il cui account Instagram si chiamano, con giambruniana sicumera, gennarononsbagliamai – m’incanta al punto da farmi quasi dimenticare che il mio culo è stato terremotato via dal divano: «Doniamo ad ogni singolo cliente la bellezza di un taglio sartoriale, attraverso eticità e sorrisi». Eticità. Gadda, scansati.
Ora, non si può raccontare di Sansone e Gennaro senza cominciare da Chi. Che – come sapete tutti, avendo trascorso l’ultima settimana sui siti d’informazione a fingere di leggere di Gaza essendo in realtà bramosi di notizie sulla giambruneide – è stato accusato da Antonio Ricci d’essere l’origine della giambruneide.
Ha sostenuto infatti Ricci, dando la sua versione dopo e prima che chiunque avesse dato e desse la propria del come siano finiti in onda quei filmati, che lo sghiribizzo gli è venuto il mercoledì della scorsa settimana, vedendo che Alfonso Signorini aveva fotografato Bellicapelli in un campo di papaveri e deducendone che ci si stava avviando alla santificazione di quell’arnese con ciuffo.
Ho pensato ai precedenti per una settimana. Ero sicura che qualcuna avesse già mollato il praticamente coniuge con fresca in edicola una rivista in cui il praticamente coniuge dice quanto si amano; finalmente mi sono ricordata.
Lo raccontava Nora Ephron in “Non mi ricordo niente”: negli anni Sessanta era andata a intervistare Claire Bloom e Rod Steiger «sul loro favoloso matrimonio». I due avevano voluto fare interviste separate, il che avrebbe dovuto insospettirla, ma invece lei – neanche trentenne, praticamente Pollyanna – aveva scritto il suo bravo pezzo sul favoloso matrimonio, e il giorno in cui il pezzo le era stato pagato i due avevano annunciato il divorzio.
Li aveva considerati imperdonabili e inspiegabili per molti anni – perché mai avevano dato un’intervista sul loro matrimonio se si stavano lasciando, perché mai non gliel’avevano detto – poi le era capitato di separarsi e di dimenticarsi di avvisare il fotografo che, una settimana dopo che se n’era andata di casa, aveva invano citofonato onde fotografare la sua cucina per un servizio sulla sua beata vita coniugale.
«La verità è che mica sempre sai che divorzierai. Per anni, sei sposata. Poi, un giorno, ti entra in testa l’idea del divorzio. Si accomoda lì per un po’. Le vai incontro, poi ti allontani. Fai degli elenchi. Calcoli quanto ti costerà. Enumeri le lamentele, i vantaggi, gli svantaggi. Avvii una relazione extraconiugale. Inizi ad andare tu dall’analista. Tu e tuo marito andate in terapia di coppia. E poi poni fine al matrimonio, non perché sia successo niente di peggio di quanto era successo il giorno prima, ma perché all’improvviso hai un appartamento dove appoggiarti mentre ne cerchi uno tuo, o tuo padre ti ha dato dei soldi».
Questo se sei una scrittrice americana negli anni Settanta. Se sei una presidente del Consiglio italiana nel 2023, salti tutta la parte della psicanalisi e della terapia di coppia, fai un post con cui liberarti pubblicamente della zavorra ciuffata, e poi fai quel che fanno le donne normali: vai a farti i capelli. Su Chi, ieri mattina, c’era Giorgia Meloni paparazzata mentre abbracciava la parrucchiera che le aveva fatto la piega.
Mi è tornato subito in mente il più ficcante articolo di analisi del voto dell’ultimo anno e mezzo, quello in cui l’estetista diceva «non lascia mance, ma è una di noi». Il più ficcante articolo e con l’incipit più da premio Strega: «Giorgia è venuta qui la settimana scorsa a fare la manicure. Stavolta ha scelto lo smalto rosso».
Nel settembre 2022, l’estetista spiegava a Repubblica che «Le abbiamo anche chiesto se potevamo farle una foto con noi a fine trattamento per pubblicarla su Instagram. Lei ha subito detto di sì, sembrava contenta. Conosco poche persone così alla mano, nonostante l’alto ruolo politico».
Tredici mesi dopo, sull’Instagram di Gennaro Capasso, «Les Napolitains brand owner since 2015» (ma ssi’ nato in Italie), compare il post che è chiaro segno della non voglia di Sansone di rinunciare al riflettore. Pur di arrubbare la scena alla non moglie, piuttosto rinuncia al ciuffo. «Cambiamenti per il nostro amico Andrea Giambruno», dice il post.
Povero Giambry: non può esser certo di contare su un paparazzo, gli tocca farsi instagrammare dal barbiere. Il quale prontamente tagga (per esibizionismo proprio o su mandato giambrunico? Ah, saperlo) praticamente chiunque possa dargli risonanza e quindi gloria: dal Foglio a Striscia, dal Riformista all’assistente anch’egli ciuffato di Tajani. Ah, sapere chi ha deciso di pubblicizzare il taglio, ah, scegliere: meglio essere ex non marito smanioso di visibilità, o fesso che si fa usare dal barbiere che vuol farsi pubblicità?
Studio la foto chez Gennaro mentre sono a fare la piega, il primo posto dove sono corsa quando il divano ha iniziato a muoversi. Se muoio sepolta dalle macerie, ho pensato, che almeno non ridano del mio cadavere chiedendosi che razza di capelli avessi. Sansone Giambruno deve aver pensato la stessa cosa, povero. Bellicapelli: stanotte è notte, ma verrà mattino.