Europa immobileMacron chiede alle democrazie occidentali di entrare in guerra contro Hamas

«Propongo ai nostri partner internazionali di costruire una coalizione regionale e internazionale per lottare contro le organizzazioni terroriste che ci minacciano tutti», ha detto il presidente francese. Una sfida verso le ambiguità di Marocco, Egitto e Qatar, ma anche dei Paesi Ue

LaPresse

La Francia, l’Europa, entrino in guerra, combattano a fianco di Israele, con le armi, contro Hamas come hanno fatto contro l’Isis. Questa la clamorosa proposta che Emmanuel Macron ha lanciato da Gerusalemme durante la sua visita di solidarietà dopo il pogrom del 7 ottobre.

Il messaggio è inequivocabile: «Propongo che la coalizione internazionale creata nel 2014 per combattere l’Isis possa combattere anche contro Hamas. Propongo ai nostri partner internazionali di costruire una coalizione regionale e internazionale per lottare contro le organizzazioni terroriste che ci minacciano tutti. È questo l’interesse di Israele e della sua sicurezza, come di quella dei suoi vicini, minacciati da questi stessi gruppi, o da gruppi simili. La lotta deve essere spietata, ma non senza regole, perché noi siamo democrazie che lottano contro dei terroristi, delle democrazie che rispettano il diritto di guerra e assicurano l’assistenza ai civili».

Chiaro, coraggioso, inequivocabile, il presidente francese ha chiesto all’Europa di cessare di baloccarsi con le frasi fatte, con le ipocrisie anti-israeliane di Josep Borrell, il suo ministro degli Esteri, e di scendere in campo, in armi, al fianco di Israele e degli Stati Uniti di un Joe Biden che schiera due flotte imponenti nel Mediterraneo e nel Mar Rosso a protezione di Israele – con minaccia diretta all’Iran – e che invia a Gerusalemme consiglieri militari per combattere Hamas.

Di più, Macron non ha parlato solo di guerra ad Hamas, ma ha esortato a contrastare «le organizzazioni terroriste». Tra queste è evidente che vi è anche Hezbollah, longa manus dell’Iran, che tale è definita dall’Unione europea. Un appello strategico e di ampio orizzonte.

Dunque, Macron irrompe con la forza di un elefante in un negozio di cristalleria, in una vergognosa, ennesima, fase di impotenza verbalista dell’Europa. Dal 7 ottobre in poi, infatti, è stato al calor bianco a Bruxelles lo scontro tra Charles Michel e i socialisti che, escluso Olaf Scholz, hanno caricato a testa bassa Ursula von der Leyen e Manfred Weber colpevoli, a loro dire, di essersi schierati troppo apertamente a fianco di Israele. Ursula von der Leyen è stata addirittura accusata di avere assunto una posizione filoisraeliana e filoamericana solo perché aspira alla carica di segretario generale della Nato.

Il risultato dello scontro tra partiti e governi europei ha dato, ancora una volta, il triste spettacolo di una Europa irrilevante, impegnata solo in sterili appelli alla tregua e al rispetto dei diritti dell’uomo. Null’altro. Addirittura megafono con Charles Michel, fatto vergognoso, della propaganda di Hamas sul caso dell’ospedale di Gaza. Peggio ancora, Josep Borrell ha assicurato il falso, sostenendo che i fondi europei sono verificati e che non sono andati ad Hamas, mentre cento e cento evidenze testimoniano che sono stati addirittura impiegati da Hamas per costruire i tunnel di Gaza nei quali sono ora imprigionati più di duecento ostaggi, inclusi dei bambini.

Ovviamente, Emmanuel Macron non è entrato nel concreto e non ha specificato in che forme si debba e possa concretizzare questo impegno militare combattente della Francia e dell’Europa.

Si è limitato ad indicare clamorosamente una coraggiosa prospettiva politica, più ancora che militare, come ha sottolineato subito dopo un comunicato dell’Eliseo, che eviti le sterili procedure e soprattutto i veti sia dell’Onu che della Nato. La coalizione contro l’Isis infatti è stata su base volontaria, ma ha coinvolto di fatto l’intero Occidente più molti paesi arabi, Egitto e Arabia Saudita in testa.

Quindi, una doppia sfida tutta politica del presidente francese, soprattutto a Ryad, al Cairo e a Doha di uscire dal l’ambiguità di chi si occupa esclusivamente della crisi umanitaria a Gaza e nulla fa per contrastare materialmente e militarmente Hamas. Anzi.

La Francia, finalmente, fa la Francia e si espone apertamente per una guerra combattuta materialmente contro Hamas. Senza dimenticare ovviamente l’obbligata soluzione del contenzioso israelo-palestinese, che deve venire dopo la sconfitta sul campo di Hamas e che deve essere impostata sin da ora.

Combattuta come? Le forme dell’ingaggio potrebbero essere le più diverse. Anche in qualche modo sfumate. Quello che conta – lo ripetiamo – è l’indicazione politica. Della indispensabile soluzione definitiva del contenzioso israelo-palestinese, Emmanuel Macron ha parlato, subito dopo l’incontro con Bibi Netanyhau, sia con Abu Mazen che col re di Giordania.

Ora, le nazioni europee devono scegliere se seguire la prospettiva delineata da Macron e diventare protagoniste anche militarmente della crisi innescata dal pogrom del 7 ottobre o stare, come al solito, stare da parte dando buoni e inascoltati consigli. Anche l’Italia, e tra le prime, deve scegliere.