Mettetevi in filaI taxi scioperano contro la riforma delle licenze, ma anche i sindaci si lamentano

Nel decreto asset, convertito in legge dalla Camera, è previsto che i primi cittadini possano rilasciare fino al 20 per cento di nuove licenze. Ma diversamente dalla vecchia procedura, il 100 per cento degli incassi andrà ai tassisti, senza nessun guadagno per i comuni

Il 10 ottobre sarà più dura del solito trovare un taxi. Quando ancora alla Camera si votava la conversione in legge del decreto asset, i sindacati Usb, Orsa e Fast Cofsal hanno proclamato uno sciopero di 24 ore per martedì prossimo in tutta Italia.

Il motivo del contendere è la parte del provvedimento che, nelle intenzioni del governo, dovrebbe potenziare le misure a tutela dei consumatori in materia di trasporto aereo e taxi, passato alla Camera con 155 voti favorevoli, 108 voti contrari e due astenuti. La norma che interviene sul servizio taxi è quella che più di altre ha innescato un’immediata protesta, con tanto di annuncio di sciopero. La causa della protesta è legata alla possibilità da parte dei sindaci di rilasciare fino al 20 per cento di nuove licenze, abrogando ogni norma che prevede una programmazione territoriale. Una scelta rivendicata dal governo per dare una risposta al susseguirsi di disagi causati dalla difficoltà di reperire un taxi nelle principali città italiane.

La legge votata ieri è valida per tutti i Comuni: per i grandi, i medi, i piccoli centri. Ogni Comune potrà rilasciare licenze “temporanee”, in numero “proporzionale” alle esigenze degli utenti. Avranno una durata di massimo 24 mesi. Saranno assegnate ai tassisti storici, già su piazza, che potranno affittarle a nuovi autisti, proprietari di una loro auto. E sempre i tassisti storici potranno affidarle a un familiare o a un amico, autorizzato a usare la stessa vettura del tassista proprietario della licenza.

La domanda che tutti si pongono è: ora, un nuovo autista dovrà investire alcune migliaia di euro per comprare l’auto per avere una licenza temporanea di 24 mesi? Certo, la temporaneità non incentiva all’investimento. Inoltre gli storici tassisti potranno avere una sola licenza temporanea. Basteranno per superare le lunghe file che abbiamo visto nelle città?

La riforma Meloni si concentra soprattutto sulle grandi città. «I Comuni capoluogo di Regione, sedi di città metropolitane o di un aeroporto» potranno indire un «concorso straordinario» per attribuire nuove licenze taxi, definitive e senza limiti. L’intera procedura doveva concludersi «in tempi celeri», ma comunque imprecisati.

Il ministro delle Imprese, Adolfo Urso, ha scritto ai sindaci invitandoli a utilizzare subito le nuove norme per aumentare le licenze. Ma da parte dei primi cittadini l’accoglienza è stata fredda. La vecchia procedura aveva infatti un meccanismo che incentivava i comuni, assegnando alle casse pubbliche il 20 per cento della cifra incassata dagli autisti per la concessione delle nuove licenze. I soldi coprivano le spese delle amministrazioni, chiamate a gestire le pratiche e a creare nuove aree sosta. Questo sostegno alle città è stato invece eliminato dalla riforma Meloni, con grande disappunto dei sindaci: stavolta il 100 per cento degli incassi finirà agli storici tassisti, risarciti perché dovranno sopportare la concorrenza dei nuovi.

A Roma il sindaco Roberto Gualtieri e a Firenze il sindaco Dario Nardella, stanno pensando non a caso di utilizzare la vecchia procedura ordinaria per la concessione delle licenze.

«Questo decreto è positivo perché velocizza la procedura per noi sindaci riducendo a soli 15 giorni, anziché 60, il tempo di attesa per il parere dell’Autorità di regolazione dei trasporti, dopo il quale si potrà indire un concorso straordinario. È una procedura accelerata utile che però viene vanificata da un errore che avevamo chiesto di correggere durante l’esame parlamentare e invece è rimasto tale e quale», dice Roberto Gualtieri al Corriere. E cioè che «l’onere del concorso straordinario ricade interamente sulle casse del Comune. Quel 20 per cento di risorse che nella procedura ordinaria veniva destinato all’amministrazione comunale, nel caso della procedura veloce finisce interamente ai tassisti. Per Roma parliamo di diversi milioni di euro che servirebbero a finanziare tutta la procedura del concorso – dall’istituzione degli uffici competenti alla realizzazione di nuove aree sosta per i nuovi taxi, ad esempio – e che invece per accelerarla vengono persi. Per un Comune è difficile rinunciare a risorse così importanti».

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