Degrado politico Il ceffo di Coldiretti e il vizio meta-populista della maggioranza

Il governo avrebbe dovuto prendere le distanze dall’aggressione di Prandini a Della Vedova, sarebbe stato facile visti i modi e i termini. Ma la destra l’ha letta come una prassi del confronto sociale

Cecilia Fabiano /LaPresse

Lo sdegno dello stalinista con doppio sussidio e triplo vitalizio e i trasalimenti dei club di gente progressista e caruccia davanti al fascismo di Coldiretti possiamo anche lasciarli perdere. Ma lo schieramento dell’agricoltura corporata sotto al balcone del governo che annuncia il trionfo sulla cospirazione del magatello transgender e del macinato fluid dice molto, moltissimo, di come a “Chigi” si concepiscono le ragioni e i modi dell’accreditamento politico-elettorale: ragioni e modi che in buona sostanza risiedono e si esprimono – senza che la questione preoccupi e anzi con qualche compiacimento – nel rapporto fiduciario tra la maggioranza di governo e “il mondo del lavoro” che la sostiene tentando il pestaggio del parlamentare di opposizione.

Il ministro-cognato che, in Parlamento, fringuella sul caso del teppista di Coldiretti e annuncia che mai e poi mai rinuncerà a incontrare «i lavoratori» – le cui istanze, evidentemente, debbono essere ascoltate anche quando si fanno rappresentare dagli sgherri che vogliono le piazze sgombre di dissenso – descrive meglio di un trattato di criminalità politica il degrado civile di cui si fa forza questa compagine di potere.

Perché sempre più chiaramente è questo il vizio meta-populista della maggioranza in epopea meloniana: neppure soltanto lasciare che abbia sfogo l’istanza plebea, ma la brama di trarne forza. Neppure soltanto fare la mostra demagogica di ascoltarla e rappresentarla, ma ridursi a esserne rappresentata. E così, anziché condannare la grinta di quel ceffo come un motivo di sfregio per la stessa immagine del governo, da quelle parti hanno preferito passare la cosa come una passabile cosa del confronto sociale, magari solo un po’ ruvidina, e pace se è stato per l’intervento delle forze dell’ordine, non certo per la ritenutezza dell’aggressore, se non abbiamo dovuto leggere che mentre la maggioranza approva un provvedimento i parlamentari della controparte sono picchiati in piazza al grido di «delinquenti».

Non ci voleva neppure tanto per dimostrare di essere diversi dal presidente di Coldiretti. Bastava essere diversi.

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