Record che non lo sonoAumentano i posti di lavoro, ma gli uomini doppiano le donne

I posti di lavoro maschili crescono in un mese di diciottomila unità, esattamente il doppio rispetto ai soli novemila in più delle colleghe. In un mese, si contano 77mila contratti a tempo indeterminato in più, mentre quelli a termine, più diffusi nella fascia femminile, diminuiscono di ventimila unità

Immagine di Luigi Boccardo, da Unsplash

Anche a ottobre 2023, secondo gli ultimi dati Istat, l’Italia guadagna posti di lavoro. Non tanti, parliamo di numeri piccoli: ventisettemila nuovi occupati. Ma sufficienti per far registrare un tasso di occupazione record al 61,8 per cento, il più alto da quanto esistono le serie storiche, che resta però pur sempre tra i più bassi d’Europa. Con un problema che continua ad affliggere l’economia nazionale: i posti di lavoro per gli uomini crescono in un mese di diciottomila unità, esattamente il doppio rispetto ai soli novemila in più delle donne. Negli ultimi dodici mesi, questo si traduce in 267mila nuovi occupati maschi, a fronte di 191mila donne al lavoro in più.

Un’oscillazione che si può spiegare anche leggendo tra le righe delle tipologie contrattuali che salgono e scendono. In un mese, si contano 77mila contratti a tempo indeterminato in più, mentre quelli a termine, più diffusi tra le donne, diminuiscono di ventimila unità. Anche gli autonomi tornano a contrarsi con 29mila unità in meno.

Quei rapporti a tempo determinato, cresciuti in concomitanza con la stagione turistica estiva, in un momento di incertezza economica non vengono rinnovati. Non a caso, forse, a ottobre 2023, le ore di cassa integrazione ordinaria autorizzate sono state il 36,7 per cento in più rispetto a settembre, mentre per quella straordinaria si è registrato il 20,1 per cento in più.

Il tasso di occupazione femminile resta al 52,7 per cento, a fronte del 70,8 per cento degli uomini. Significa che solo poco più della metà delle donne in età da lavoro in Italia ha un’occupazione. Il numero degli occupati totali si attesta a ventitré milioni 694mila, con i contratti a tempo indeterminato che superano i quindici milioni settecentomila.

Dai dati emergono però due note positive. La prima è la crescita dei giovani sul mercato del lavoro, con una prevalenza della fascia tra i venticinque e i trentaquattro anni (+16mila), anche rispetto agli over 50 (+11mila), che da tempo guidano il mercato. Anche al netto della componente demografica, che vede le giovani generazioni in minoranza, gli under 35 guidano il recupero del mercato del lavoro negli ultimi dodici mesi con un +3,2 per cento, a fronte del +2,9 per cento degli over 50.

La seconda nota positiva è la riduzione del tasso di inattività, cioè di quelli che non hanno un lavoro e non lo cercano. Aumenta il tasso di disoccupazione, di quelli che si mettono in gioco per cercare un’occupazione, ma in questo caso è una buona notizia. In totale si contano 69mila inattivi in meno in un mese, 531mila in meno in un anno. Una contrazione che riguarda in particolare i giovani under 35, che registrano una riduzione di 27mila unità tra gli inattivi in un mese. Non male per il Paese maglia nera per giovani Neet.

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