Un’esplosione di colori primari, sovrapposizioni geometriche abbaglianti e una serie di illusioni ottiche guidano il lettore e la lettrice in un’esplorazione guidata dai dati, alla scoperta dei progressi fatti dall’umanità durante gli anni. Il futuro, visto così, non sembra poi così buio. La gratitudine e un approccio ottimista alla vita sono le chiavi di lettura proposte da Stefan Sagmeister, 61 anni, tipografo e graphic designer austriaco che il 29 novembre ha presentato il suo ultimo libro “Now is better” nella sede dello IED di Firenze, che annovera tra i suoi corsi moda, design, comunicazione, arti visive e restauro. Oltre alla sede di via Bufalini, IED Firenze ha sede anche a Palazzo Pucci N6, il Palazzo simbolo della moda italiana dove nel 1947 il Marchese Emilio Pucci decise di stabilire l’headquarter con i laboratori e le sartorie per creare il suo marchio.
Nel volume l’autore dimostra come il design possa toccare il cuore delle persone e migliorare le loro vite, sfidando il costante la negatività quotidiana trasmesse dalle notizie odierne. Insieme a una prefazione dello psicologo Steven Pinker, un saggio dello storico del design Steven Heller e una conversazione tra Sagmeister e il curatore e direttore artistico delle Serpentine Galleries di Londra, “Now is better” ci invita a un ottimismo radicale.
Perché ha deciso di scrivere un libro su quell’argomento?
Molti miei amici vivono in uno stato di morte e distruzione. Credono che il mondo sia in una situazione terribile e che stia andando sempre peggio. Se si seguono le notizie giornaliere, è ragionevole pensarlo. Credo però che sia anche un modo completamente diverso di guardare al mondo: dal lungo periodo.
In che modo la percezione della felicità è legata al design?
Al momento più del cinquanta per cento della popolazione mondiale vive in città. Per questa parte della popolazione, tutto ciò che la circonda è stato progettato, dalla lente a contatto, al tessuto, alla sedia, alla stanza, alla casa, alla strada, al parco, alla città. Per un abitante della città questi ambienti svolgono esattamente lo stesso ruolo che la natura svolge per una persona indigena che vive in una foresta pluviale. Possono essere progettate bene o male. Faranno la differenza. Là fuori ci sono certamente molti prodotti che ci rendono la vita più facile, ma tendiamo a notarli solo quando falliscono malamente. Posso essere a bordo di un aereo in decollo e ignorare completamente che incredibile pezzo di design sia in realtà. Lo noterò solo quando si schianterà.
Il design può rendere migliore la vita delle persone? Se sì, come?
Un buon design deve aiutare le persone e deliziarle. La maggior parte delle persone apprezza essere aiutata e deliziata.
Nel libro ha proposto una visualizzazione dei dati in chiave estetica. Quanto è importante questo aspetto nel trasmettere un messaggio al lettore? E quanto è rilevante il significante?
I dati da soli, mostrati in un documento Excel, sono freddi e comunicano con grande difficoltà. Io sto provando a farli ballare.
Oggi il futuro appare più incerto che mai perché domina una precarietà pervasiva. Come può il visual design darci una percezione diversa del futuro?
Io con i miei progetti spero di mostrare che guardando al mondo sul lungo periodo, molte cose sono migliorate: siamo tutti più vivi che morti, preferiamo il cibo piuttosto che essere affamati. La conoscenza batte l’ignoranza. Preferiamo la salute alla malattia… e la pace alla guerra. E tutte queste cose possono essere misurate! Per più di duecento anni! Abbiamo dei dati molto buoni riguardo questi sviluppi. E tutti sono migliorati. Sapendo che durante il percorso ce la siamo cavata bene il nostro sguardo sul futuro può essere più rassicurante.
In “Now is better” ha scritto: «Abbiamo delle chance migliori di trovare una soluzione per questi problemi prendendo consapevolezza dei successi passati rispetto che da una posizione di morte e distruzione». Crede che la speranza possa essere un motore significativo per il cambiamento?
Credo che tutte le notizie negative siano necessarie per spingerci ad agire. Ma questo vale anche per l’informazione riguardo agli sviluppi positivi. Se vogliamo ottenere il cambiamento, avremo bisogno di entrambe. Se guardo alle ricerche su come è stato ottenuto il cambiamento sociale nelle ultime decadi, consideriamo ad esempio l’incredibile efficacia del cambiamento delle nostre abitudini riguardanti il fumo: molti Paesi sono riusciti a ridurre il numero dei fumatori della metà. Questo è stato raggiunto usando incentivi positivi e negativi: c’è stata la promessa di risparmiare soldi, insieme anche alle foto sconvolgenti sui pacchetti di sigarette. I risultati incredibili sono stati ottenuti utilizzando sia il “bastone”, sia la “carota”. Proprio ora, i media stanno fungendo molto da “bastone”. Il mio obiettivo è quello di offrire un piccolo pezzo di “carota”.