Dando un’occhiata allo scacchiere globale, ci si potrebbe domandare: con un conflitto in Ucraina, un altro scoppiato da poco in Medio Oriente, varie situazioni di tensione (tra golpe e guerre civili) in Africa, perché il presidente francese Emmanuel Macron la scorsa settimana è andato in Kazakistan e Uzbekistan? A prima vista sembrerebbe avere poco senso, invece il viaggio di Macron in Asia centrale risponde a una serie di dossier fondamentali per l’Eliseo e l’Europa intera.
Il Time ha scritto che Macron è alla ricerca di uranio e «nuove amicizie» nel cortile di Mosca: una descrizione che non va troppo lontano dalla realtà, condensando sia la strategia energetica di Parigi che le sue mosse diplomatiche. L’Asia centrale infatti sta vivendo una fase di vivacità da un punto di vista geopolitico, con le nazioni europee che ambiscono ad accrescere la loro influenza in una regione dove Russia, Cina e Turchia hanno interessi di vario genere.
La Cina è particolarmente attiva con la sua Via della seta, ma anche altri Paesi hanno mostrato un interesse crescente verso l’area: il primo ministro ungherese Viktor Orban e il presidente turco Recep Tayyip Erdogan visiteranno il Kazakistan pochi giorni dopo Macron. Un mese fa, dopo il loro primo vertice con il presidente degli Stati Uniti Joe Biden, i leader dell’Asia centrale sono atterrati a Berlino per un summit ospitato dal cancelliere tedesco Olaf Scholz. Anche Washington infatti sta cercando di rafforzare la sua presenza nell’area, con Blinken che a inizio anno aveva fatto tappa da queste parti, mentre l’Unione europea si sta impegnando per collegare la regione in un corridoio commerciale ed energetico che attraverserebbe il Caucaso e raggiungerebbe l’Europa, aggirando la Russia.
La visita di Macron incarna questa tendenza dei Paesi del G7 ad approfondire i partenariati con Paesi come il Kazakistan, spinti dalle preoccupazioni per l’ascesa della Cina. La guerra in Ucraina (e la fine della guerra in Afghanistan) ha alimentato un’ampia revisione delle relazioni nella regione: il Kazakistan e l’Uzbekistan si sono rifiutati di riconoscere l’annessione dei territori ucraini da parte della Russia e si sono impegnati a rispettare le sanzioni occidentali contro Mosca, creando nuovi equilibri.
In visita nella capitale kazaka Astana, Macron ha dichiarato di voler «rafforzare, […] completare e accelerare» il partenariato della Francia con il Kazakistan. L’Eliseo ha anche annunciato che fornirà al Paese i sistemi radar di difesa aerea Ground Master 400 per rafforzare la sua «sovranità». Il presidente francese ha lodato la postura kazaka e del presidente Kassym-Jomart Tokayev, invitando a non sottovalutare «le difficoltà geopolitiche […] e le pressioni a cui potete essere sottoposti». «In un mondo in cui le grandi potenze vogliono diventare egemoniche e in cui le potenze regionali stanno diventando imprevedibili», il presidente francese ha detto di aver accolto con favore la complessiva indipendenza del Kazakistan.
Sia Astana che l’Uzbekistan puntano infatti a una maggiore apertura economica e a una diplomazia equilibrata, anche se la Russia rimane il loro partner principale. Macron ha approfittato del viaggio per sostenere il programma del presidente uzbeko Shavkat Mirziyoyev, pronto ad aprire il Paese agli investitori globali, promettendo grandi finanziamenti. «L’Uzbekistan si sta trasformando. Dobbiamo esserci», ha commentato il presidente francese.
L’entourage di Macron ha fatto sapere che il viaggio in Asia centrale ha soprattutto l’obiettivo di consolidare la sicurezza energetica della Francia, una nazione in cui il nucleare costituisce la spina dorsale del settore energetico. Il Kazakistan già fornisce il quaranta per cento dell’uranio francese, ad esempio, e Macron e Tokayev hanno firmato una serie di contratti in settori che vanno dai minerali all’energia, fino allo spazio.
La cooperazione va anche oltre però: il gigante francese dell’energia Edf è in corsa per la costruzione della prima centrale nucleare del Kazakistan, un progetto che sarà deciso con un referendum quest’anno. La Francia è il quinto investitore straniero nel Paese, davanti alla Cina, soprattutto grazie al coinvolgimento di TotalEnergies nell’imponente progetto del giacimento petrolifero offshore Kashagan. In cambio di materie prime, il Kazakistan cerca il know-how francese per sviluppare i propri ingegneri e l’industria nazionale.
Anche il capo dell’azienda nucleare francese Orano ha preso parte alla delegazione di Macron. La società lavora con i giacimenti di uranio in Kazakistan attraverso una joint venture con la statale Kazatomprom. L’approfondimento della presenza di Orano nel Paese è stato oggetto di discussione tra i leader: non potrebbe essere altrimenti, considerando che la Francia è alla ricerca di uranio dopo il colpo di Stato avvenuto lo scorso luglio in Niger, tra i maggiori fornitori di uranio per la Francia e l’Europa intera.
All’inizio di quest’anno, Yerzhan Mukanov, amministratore delegato di Kazatomprom, aveva dichiarato a Politico di vedere sempre più interesse da parte dell’Europa verso le risorse locali e che il Kazakistan ha intenzione di «diventare un fornitore significativo per il mercato nucleare europeo». Il presidente di Orano ha avuto da fare anche in Uzbekistan, quinto produttore mondiale di uranio, dove sono state concordate «iniziative per espandere la cooperazione nell’esplorazione e nell’estrazione» di questo materiale, ha dichiarato l’ufficio del presidente Mirziyoyev.
Questa visita ha sottolineato la complessa interazione tra energia, politica e sicurezza nell’ordine globale: il giornale kazako Astana Times ha scritto che il viaggio di Macron «ha ridefinito» i legami bilaterali tra i due Paesi. La Francia prova a mettere in sicurezza il proprio futuro energetico e a influenzare la traiettoria geopolitica dell’Asia centrale, evidenziando che la politica globale si basa tanto sulle alleanze strategiche quanto sul potere e sulle risorse.