Cause perseL’incomprensibile masochismo di Schlein nell’appoggiare candidati (perdenti) in giro per il mondo

La leader del Partito democratico ha sentito il bisogno di fare un endorsement pubblico per i suoi colleghi di sinistra in Argentina e nei Paesi Bassi. Ma a che pro? Il suo sostegno esterno non ha spostato un voto e l’ha esposta a una evitabile figuraccia

Unsplash

Come si dice su Twitter: io certe volte Elly Schelin, boh. Saranno anche cose minori ma ogni tanto ne fa qualcuno proprio inutile. Ora, è troppo facile ironizzare sul doppio endorsement della leader dem a favore prima di Sergio Massa e poi di Frans Timmermans, entrambi bastonati alle urne dai due avversari di destra o estrema destra rispettivamente in Argentina e Paesi Bassi.

Lasciamo volentieri a Matteo Salvini la battutaccia sull’«effetto Schlein» e ai giornali di destra le sciocchezze sulla segretaria porta-jella e amenità simili. La questione è un’altra. Perché la leader del Partito democratico sente il bisogno di dare il suo pubblico appoggio ai candidati impegnati in Paesi lontani, un appoggio che ovviamente non sposta assolutamente niente e che la espone al rischio di quella che sposa i perdenti? A cosa le serve? 

A parte che dipingere Massa come fosse Pietro Nenni non è stato esattamente un servizio alla verità dato che non si tratta affatto di uno di sinistra, ma il dubbio che viene è che Elly ritenga molto identitario assumere i riti internazionalistici di una volta schierandosi con quelli che ai tempi venivano chiamati «partiti fratelli»

Questo bisogno di intervenire nelle elezioni di altri Paesi può essere comprensibile nei casi assolutamente decisivi per il pianeta – Joe Biden o Donald Trump, ecco – ma che senso abbia scendere in campo nelle elezioni olandesi con questo clamore non si è capito. 

Non meraviglia tanto lo schierarsi da una parte quanto l’ostentazione del tifo, il messaggio pubblico, il presenzialismo insistito: a che pro? Non vorremmo che Elly Schlein, prima timida, adesso tendesse a esagerare in un protagonismo che andrebbe invece sapientemente amministrato: se nei mesi passati aveva dato l’impressione, anche ai suoi sostenitori, di non esserci adesso è ovunque a dire la sua su tutto. Dalla marginalità alla sovraesposizione è un attimo. Lasci perdere questo rito degli auguri.

È chiaro che non è facile trovare l’equilibrio giusto ma certo è che non tutte le cause sono da giocare, anche perché capita spesso che si tratti di cause perse. E non c’è niente di peggio di restare intrappolati nelle sconfitte: passi per le proprie ma pure per quelle altrui è davvero troppo. Diventa masochismo.

Le newsletter de Linkiesta

X

Un altro formidabile modo di approfondire l’attualità politica, economica, culturale italiana e internazionale.

Iscriviti alle newsletter