Si chiama Brother. È lui, un robot con sembianze umane in grado di tradurre in tempo reale il linguaggio italiano dei segni (Lis) nel linguaggio Braille per persone non vedenti, il progetto vincitore di TecnicaMente 2023. Il contest di Adecco, che punta a mettere in contatto i giovani degli istituti tecnici con il mondo delle aziende, è giunto alla decima edizione. E quest’anno ha premiato il team di studenti dell’I.I.S. Alessandro Volta di Frosinone, che si sono aggiudicati il primo posto davanti alle altre nove scuole italiane arrivate in finale su oltre 40 istituti partecipanti.
Di fronte alla commissione formata da Casartelli Srl, A. Agrati Spa, Feralpi Group, Yamaha, Emerson Automation Solutions, Roechling Automotive Filters Srl e Siemens, i ragazzi di Frosinone hanno presentato un avveniristico progetto che potrebbe avere anche grandi ricadute in termini di inclusione sociale per persone con disabilità.
Brother è stato progettato per riconoscere oggetti, persone e volti archiviati nel suo database. È in grado di riconoscere il Lis eseguito da un umano se si trova nel suo campo visivo, traducendone le frasi e fornendo l’audio della traduzione. L’output poi viene anche inviato a un tablet Braille appositamente costruito.
«È un progetto complesso, frutto di un grande lavoro di team», spiega Antonio Iafrate, docente di informatica dell’I.I.S. Alessandro Volta e responsabile del DigiLAB Volta, il laboratorio di ricerca e sviluppo dove Brother è stato ideato e creato. «I cinque ragazzi si sono suddivisi i compiti: c’era chi si occupava del coding, chi della costruzione del progetto, chi si preoccupava di tirare le fila del gruppo».
Lorenzo Lisi, che si è occupato della traduzione verso il Braille, spiega che «l’algoritmo sviluppato è stato via via addestrato facendogli apprendere i vari segni, da quelli più semplici a quelli più complessi». «Tramite un dizionario della Lis», prosegue Valerio Calcagni, «siamo quindi riusciti a integrare più segni nel robot. È un’idea nata da un progetto didattico che potrà avere una vera applicazione nel mondo reale».
Il DigiLAB Volta, dove Brother è stato assemblato e progettato, è un laboratorio scolastico extracurriculare, a cui i ragazzi partecipano volontariamente per mettere in pratica ciò che imparano a scuola sui libri. «Qui ci concentriamo su due competenze principali: il lavoro in team, che difficilmente nelle aule scolastiche viene praticato; e le soft skill, per sviluppare quelle capacità relazionali e di risoluzione di problemi che oggi le aziende chiedono», spiega il professor Iafrate.
Sempre di più, le aziende ricercano professionisti in grado di lavorare in squadra oltre che di adattarsi velocemente a differenti contesti e cambiamenti. «Nella scuola italiana, spesso, scarseggiano le occasioni in cui i ragazzi possono allenare questo tipo di capacità. Basti pensare, ad esempio, che i compiti e le interrogazioni sono prove affrontate da ogni studente singolarmente», commenta il professore. «Nel laboratorio invece i ragazzi passano tanti giorni a confrontarsi e discutere tra loro per risolvere un problema. Tutto quello che viene creato lì è fatto senza che io scriva nemmeno una riga di codice: a volte mi costa non intervenire quando li vedo in difficoltà e conosco la soluzione, ma cerco di far capire loro l’importanza di trovarla da soli».
La realizzazione di Brother per gli studenti è stata un’occasione unica per lavorare su queste competenze, come raccontano gli stessi ragazzi. «Nel laboratorio apprendiamo in maniera autonoma abilità differenti da quelle che impariamo a scuola», spiega Fabrizio Bartolomeo. «Sono queste competenze che poi ci portano a sviluppare questi prototipi innovativi. Ci viene messo a disposizione tutto il materiale di cui abbiamo bisogno e ci viene chiesto di progettare». Anche Carlo Borriello, che si occupa della parte meccanica di Brother, lo conferma: «Noi qui facciamo il 99 per cento di autoformazione e possiamo metterci alla prova. Devo far muovere il robot? Non c’è nessuno che mi dice come fare. Devo capirlo io, anche sbagliando a volte, ma questo mi permette di imparare facendo».
Brother, dopo esser salito sul primo gradino del podio di TecnicaMente, non si fermerà. Durante la finale organizzata da Adecco a Milano, infatti, diverse aziende hanno mostrato grande interesse per il progetto, consigliando ai ragazzi possibili strade di evoluzione. Ad esempio, Carlo sta studiando la possibilità di farlo muovere, seguendo la persona che ha bisogno della traduzione tramite un supporto a motore fissato sulle gambe. Fabrizio lo sta allenando per riconoscere anche il labiale e i movimenti facciali per quelle persone che non sono in grado di emettere suoni.
Il progetto TecnicaMente nasce infatti per preparare i ragazzi alle dinamiche del mondo del lavoro: ogni istituto in gara è chiamato a realizzare un prototipo per la risoluzione di uno specifico problema, concreto e reale, legato all’ambito produttivo.
L’iniziativa quest’anno ha coinvolto oltre quaranta scuole e centinaia di aziende, da Nord a Sud. «In dieci anni, il contest è diventato sempre più capillare sul territorio italiano, coinvolgendo diversi distretti industriali e tipologie di scuole», spiega Veronica Campogiani, Talent Attraction and Academic Partnership Manager di The Adecco Group. «Il progetto vincitore, ma anche molti di quelli che hanno partecipato, mostrano come ci sia sempre più, da parte dei ragazzi, la volontà di realizzare qualcosa che abbia una ricaduta positiva nella realtà. Ad esempio, il team di un istituto marchigiano ha progettato un sistema di soccorso per le emergenze legate al terremoto, i ragazzi di una scuola di Napoli hanno proposto un sistema per preservare i fondali marini. Emerge questa volontà di mettersi in gioco con progetti che possano avere un impatto concreto. Il confine tra vita personale e vita professionale è sempre più permeabile, il lavoro diventa sempre più umano e cresce l’attenzione verso i temi più attuali e urgenti per la nostra società».
Anche le scuole, secondo Campogiani, stanno cambiando, mostrando «una maggiore attenzione per le competenze trasversali» che sono al centro del contest di TecnicaMente. «Dalla sicurezza di sé al team working, dalla organizzazione delle idee alla interazione con profili diversi».
Le aziende, sempre più attente alle soft skill dei giovani che entreranno in futuro nei loro team, guardano con estremo interesse al contest di Adecco. «I progetti che abbiamo visionato nascono tutti non tanto dalla volontà di mettere in evidenza le competenze tecniche, quanto dalla volontà di trovare una soluzione che possa essere realmente utile nel mondo reale», spiega Chiara Armani, Talent Acquisition Specialist del gruppo siderurgico Feralpi, tra le aziende presenti in giuria. «Sono progetti che si fanno portavoce dei valori delle giovani generazioni e che spesso rivelano anche un forte legame con le storie personali».
In particolare, continua Armani, «abbiamo scelto il progetto Brother principalmente per due motivi. Il primo è che i ragazzi sono stati molto abili nell’utilizzare tecnologie già esistenti e assemblarle per creare il loro prototipo innovativo. Il secondo è che si tratta di un progetto tecnicamente molto complesso, ma che ha al centro un fine nobile per l’inclusività vera».
I ragazzi vincitori si sono aggiudicati ora un percorso di coaching che li aiuterà a prepararsi per affrontare il mondo del lavoro. «Noi continueremo ad andare avanti con il nostro progetto e saremo sempre più aperti al supporto delle aziende», dice il professor Iafrate. «È uno scambio che arricchisce tutti: i ragazzi, la scuola e le realtà aziendali stesse».
Lo conferma anche Chiara Armani: «TecnicaMente è un progetto molto in linea con quanto noi facciamo sul territorio: crediamo e ci impegniamo tanto nel dialogo con le scuole. Il nostro è un settore molto tecnico, quindi l’attenzione verso percorsi di studio tecnici è particolarmente alta, però desideriamo offrire il nostro contributo sul territorio anche in altri percorsi, già dalle scuole medie. Crediamo che questa sinergia tra scuole e aziende sia centrale per orientare i ragazzi nel mondo del lavoro, facendo capire loro le reali opportunità e richieste delle imprese, preparando così i professionisti del futuro».