I ribelli Houthi dello Yemen hanno colpito con un missile balistico una nave mercantile statunitense nel Mar Rosso. Non sono stati segnalati feriti o danni significativi, ma è un segnale preoccupante perché per la prima volta sono riusciti a centrare una imbarcazione con un missile di questo tipo.
Come spiega Repubblica, si tratta di un’arma imprecisa, una tecnologia sviluppata in Cina per contrastare le portaerei statunitensi e adattata dagli ingegneri di Teheran per colpire nelle acque del Medio Oriente. Dopo due prove fallite la scorsa settimana, ieri uno dei tre ordigni scagliati ha raggiunto la nave commerciale, la “Gibraltar Eagle”, a circa 150 chilometri dalla costa. I danni sono stati limitati e il cargo lungo duecento metri ha proseguito la navigazione. Ma i comandi degli Houti sono stati in grado di individuare il mercantile appartenente e di bersagliarlo.
Con la minaccia degli Houti, intanto, il traffico nel Mar Rosso si sta completamente fermando. Il Qatar ha sospeso il trasferimento di gas liquido attraverso il Canale di Suez. Ora le navi faranno il giro dell’Africa, raddoppiando i tempi di consegna. Dopo la fabbrica tedesca di Tesla, anche il ramo ungherese di Suzuki ha annunciato che bloccherà l’attività per i ritardi nelle forniture dall’Asia.
E anche per il nostro Paese si prepara un periodo problematico. «Il danno economico è già iniziato per i nostri porti, soprattutto quelli del Sud, ma anche quello di Genova», ha dichiarato il ministro degli Esteri Antonio Tajani. «Il 40% del nostro commercio marittimo», ha detto il ministro della Difesa Guido Crosetto, «passa attraverso Suez, è una parte fondamentale della nostra ricchezza: vale oltre 140 miliardi di euro. L’Italia ha distaccato una delle fregate che era all’interno della missione europea Atalanta a protezione dei nostri mercantili. Ma non basta, gli attacchi sono sempre più frequenti».
Preoccupano le conseguenze sui porti di Genova, Gioia Tauro, La Spezia e Trieste. Ieri Crosetto e Tajani hanno tenuto un vertice a Palazzo Chigi con il sottosegretario Alfredo Mantovano. Se la crisi dovesse durare, si legge nei report del governo,«le compagni di navigazione potrebbero rinunciare a entrare nel Mediterraneo optando per i porti in Nord Europa». Una virata delle rotte in direzione Rotterdam avrebbe un impatto devastante sui porti italiani.
Nel vertice di ieri sarebbe poi stata discussa anche la linea da tenere nei prossimi vertici internazionali: la prossima settimana l’Ue valuterà la proposta di una task force per scortare il traffico navale. Si ipotizzano tre caccia o tre fregate anti-aeree da schierare per almeno un anno. Nell’attuale situazione, però, si tratterebbe di una forza poco più che simbolica: nell’area della crisi ci sono dozzine di navi militari occidentali — inclusa la portaerei statunitense “Eisenhower” con cinquanta jet F-18 — che non stanno intimidendo i miliziani.
Il governo ha intensificato i contatti con Parigi per creare il consenso alla partenza di una flotta europea significativa, con compiti esclusivamente difensivi. Il disegno è di allargare in futuro questo dispositivo di sicurezza anche ai Paesi arabi che – a esclusione del Bahrein – non stanno aderendo all’operazione a guida americana “Prosperity Guardian”.