“Lavorone di squadra”Il Pd ha deciso che posizione vuole avere su Israele, forse

La mozione dem sulla guerra in Medio Oriente non è perfetta, tutt’altro, ma è decisamente un passo avanti rispetto alle ultime dichiarazioni anti israeliane di Schlein. Resta da capire se davvero il partito sia disposto a rinunciare a quella parte di elettorato di sinistra che ha in odio lo Stato ebraico

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«Abbiamo fatto un lavorone, la mozione è ottima». Esulta Peppe Provenzano, l’uomo che ha tessuto la mediazione interna sulla mozione parlamentare su un tema così divisivo come la guerra tra Israele e Hamas. Il miracolo è stato possibile con una premessa dai toni durissimi verso Israele e con una serie di proposte politiche condivise, dal cessate il fuoco all’idea dei due Stati. Grazie a questo, non diciamo scambio, ma dosaggio tra foga anti-israeliana e proposte concrete, una volta tanto tutte le anime del Partito democratico si sono ritrovate, da Laura Boldrini a Lorenzo Guerini, per dire, tutti soddisfatti. Il problema però è il seguente: come voteranno i deputati dem sulle mozioni degli altri partiti? Per essere più chiari: cosa farà il Partito democratico sulla mozione del solito Giuseppe Conte, che su queste cose gioca come il gatto col topo, nella quale ci sarà un secco no alla ve ndita di armi a Israele, cioè lo stesso concetto esposto da Elly Schlein al “conclave” di Gubbio che peraltro nella mozione del Partito democratico è scomparso? Elly contro Elly, ma stavolta la segretaria sembra aver aver fatto un passo avanti, e quella frase non c’è più.

Dice Provenzano: «Abbiamo una posizione chiara che parla all’Italia, e alla sua tradizione diplomatica, e all’Europa. Dobbiamo avere l’orgoglio di definirci su quello che diciamo noi, non su quello che faranno o non faranno gli altri. Quando ci saranno i testi degli altri, valuteremo. Ma sono gli altri stavolta che dovranno dire cosa pensano della nostra, a cominciare dal governo».

In effetti, teoricamente il governo potrebbe persino votare il testo del Partito democratico, ma già si è visto in occasione del dibattito sull’Ucraina come i barocchismi parlamentari – cioè le astensioni incrociate o i voti per parti separate – possano produrre più confusione che unità di intenti. E stavolta i giochetti tattici sarebbero da evitare. Il Partito democratico pensa di avere una posizione forte? Bene, la sostenga ed eviti pasticci sui testi altrui. La mozione, nella sua parte propositiva, è chiara.

Si impegna il governo ad agire per il cessate il fuoco tra Israele e palestinesi e chiede iniziative che portino a sanzioni sia contro Hamas sia contro i coloni israeliani colpevoli di violenze contro i palestinesi, e poi, ancora, una «missione internazionale di interposizione a Gaza, sotto l’egida delle Nazioni Unite». Gli altri punti: «Promuovere il riconoscimento dello Stato di Palestina da parte dell’Unione europea, nel rispetto del diritto alla sicurezza dello Stato di Israele»; «ripristinare i fondi per le Ong italiane che operano in Palestina e in Israele»; «accertare le violazioni, da chiunque compiute, del diritto internazionale e umanitario» (enfasi su «da chiunque compiute»). Importante poi è la richiesta di «sostegno sostenere le iniziative Ue volte a garantire la sicurezza della navigazione marittima nel Mar Rosso».

Il “lavorone” in casa dem pare dunque in grado di conciliare le posizioni più filopalestinesi con quelle più filoisraeliane, spostando in avanti i termini della discussione sul terreno del “che fare” adesso: è una scelta molto “politica”. Un passo avanti rispetto anche all’ambigua esternazione della segretaria in quel di Gubbio – in questo senso è una correzione di linea. Basterà a reggere la propaganda di Conte o ci sarà qualcuno, tra i dem, che una volta votata la mozione Partito democratico potrebbe essere tentato di astenersi su quella dei post-grillini, anche per non perdere il contatto con un pezzo rilevante della base del partito? Perché alla fine il problema è sempre lo stesso, quello di non giocarsi il consenso della posizione “pacifista” e di una certa base di sinistra che ha in odio lo Stato ebraico. Un peso, addirittura una zavorra nelle ali di un partito che su Israele morde il freno, ma prova a fare politica.

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