La ferragnataMeloni ha trovato la frase sulla maternità che va bene alle massaie e alle zitelle

Nella conferenza stampa di inizio anno, la più influencer delle politiche ha dato una risposta da femminista vera, come quella che diede il presidente democratico di West Wing nel 2002

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«Atteniamoci a quel che può fare un governo, cioè raccogliere e ridistribuire soldi, e smettiamola di sentimentalizzare le famiglie». Dallo staff si leva un boato di disapprovazione: non può dire così, perde il voto di tutte le madri casalinghe, prima deve dire che è padre di tre figlie e ama la famiglia.

È l’ottobre del 2002. Il presidente degli Stati Uniti, nella realtà, è da quasi due anni George W. Bush. Una sera a settimana, sulla Nbc, è al suo quarto anno di presidenza Josiah Bartlet, detto Jed.

Bartlet è un democratico, è un premio Nobel per l’Economia, è cattolico, fedelissimo alla moglie la quale finché non è diventato presidente faceva la cardiochirurga. Quando Aaron Sorkin se l’è inventato, il suo personaggio era il contrario di Clinton quanto a morale personale. Nel 2002, è il contrario di Bush quanto a resa intellettuale.

Ma tutto questo non è rilevante rispetto a un dettaglio di “Debate Camp”, la puntata di “The West Wing” che va in onda quella sera di ottobre, e che racconta la preparazione al dibattito presidenziale: Bartlet e il candidato repubblicano si confronteranno (lui poi vincerà ottenendo un secondo mandato presidenziale, ma questo già ve lo immaginavate).

La cosa rilevante è che quella sera il miglior personaggio di “The West Wing”, Amy Gardner, è a Washington. Dalla magione di campagna in cui preparano il dibattito, tocca a Josh chiamarla. Josh è uno dei consiglieri del presidente, è l’ex fidanzato di Amy, ma soprattutto è un ragazzo timido tanto quanto lei è una sfacciata senza faccia. La chiama perché Amy è una stronza femminista che del suo essere una stronza femminista ha fatto una carriera: Amy sa cosa vogliono sentirsi dire le donne di sinistra, e a loro serve una risposta.

Una risposta che il presidente possa dare all’avversario sulla questione degli aiuti alle famiglie. Una risposta che non gli alieni le massaie ma neanche lo faccia sembrare uno che vuole che le donne stiano a casa a far la calza. Insomma: l’irrisolvibile problema del presente, che ventidue anni fa era identico a ora e identicamente irrisolvibile.

Quando Josh la chiama, Amy è a cena con un altro. Uno noiosissimo, per cui è ben lieta di rispondere all’ex e dirgli che certo che c’è una crisi familiare in America. Ah, quindi una femminista radicale vuole che le donne stiano a casa, la provoca lui (che è ancora cotto cottissimo). Ma chi ha detto che a casa ci devono stare le donne, dice lei. «È il capitalismo della rincorsa che costringe a mettere in agenda anche il tempo per i figli, non è così che funziona in Scandinavia».

Poiché Sorkin è uno sceneggiatore che rende brillanti anche i fessi, Josh risponde: «Ma in Scandinavia si ammazzano tutti» (che è esattamente quel che direi io – magari con più specificità geografica rispetto agli americani, che anche allorché classe dirigente pensano che Scandinavia sia il nome d’uno stato).

Non è che mi sia messa a rivedere serie vecchie e quindi abbia deciso di raccontarvi opere d’ingegno di quando ancora valeva la pena consumarne. È che a un certo punto della conferenza stampa di Giorgia Meloni ho pensato fortissimo a Amy Gardner, forse la figura femminile più diversa da lei che sia possibile concepire. Eppure.

Quando le chiedono del tema della maternità, tardissimo nella conferenza perché ai giornalisti interessano cose che interessano solo a loro, la possibilità di pubblicare le carte giudiziarie, i poteri del capo dello stato, la rava, la fava, e mai nessuno che chieda cosa me ne faccio del nido gratis per il secondo figlio se non ci sono posti nei nidi neanche per i figli unici, quando glielo chiedono, Giorgia Meloni ovviamente ferragneggia.

La più influencer delle politiche dice che, secondo lei, «nient’altro ti può regalare le emozioni che ti regala la maternità», e che se dovesse scegliere tra Ginevra e il governo sceglierebbe la sua bambina. Lo dice perché una donna possiamo spingerci a votarla, ma una donna senza senso materno mai, e se dicesse che governare è meglio che andare alla recita scolastica noi paese reale la guarderemmo come un’aliena.

Aggiunge «secondo me» solo perché, proprio come Jed Bartlet non poteva permettersi di alienarsi il voto delle massaie, lei non può permettersi d’inimicarsi le zitelle che ritengono che un cane sia come un bambino (oddio, lo ritengono pure certe che si sono riprodotte, il che è forse più preoccupante).

Torniamo al 2002. Torniamo a quando Josh chiama Amy una seconda volta, perché lei ha promesso di dirgli qualcosa di utile, qualcosa che un presidente democratico possa rispondere nel dibattito elettorale, qualcosa di sinistra. Vi trascrivo quel che, in un universo televisivo ideale in cui la politica fa e dice le cose giuste, una femminista radicale – qualunque cosa questa espressione significhi – ritiene che un presidente democratico debba rispondere.

«Voglio che il governo aiuti le donne. Voglio che le donne guadagnino quanto gli uomini. Voglio che tutti guadagnino abbastanza cosicché ognuno possa fare le scelte giuste per la propria famiglia, e a quel punto non sono fatti vostri chi sta a casa e chi va a lavorare: non ne sapete più di me di come debba funzionare la mia famiglia».

E adesso vi trascrivo quel che ieri ha detto Giorgia Meloni, presidente del Consiglio d’un governo di destra e capo d’un partito di stradestra. «Il concetto che non condivido e non condividerò mai è che un traguardo debba toglierti l’opportunità dell’altro. Non c’è bisogno di rinunciare a una cosa per un’altra: fai tutte le scelte libere della tua vita, quello che dobbiamo fare noi è costruire gli strumenti per favorirlo. Voglio smontare il racconto che, se tu metti al mondo un bambino, ti precludi altre possibilità».

E adesso facciamo quel gioco che mi lasciava sempre da fare mia zia quando i cruciverba della Settimana Enigmistica erano troppo difficili ma quel giochino lì era persino alla portata di me bambina: troviamo le piccole differenze, se ci riusciamo.

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