L’allarme è ricorrente e ormai anche un po’ datato. In Italia almeno dal 2018 si citano rapporti di associazioni che danno i classici e intramontabili pub inglesi sull’orlo dell’estinzione o quasi. Crisi dei consumi, cambiamenti nelle abitudini, prevalere dei bar, consumo di alcolici a casa, sono tra le tante cause citate.
L’ultimo, rilanciato nei giorni scorsi da Sky News, è più perentorio e cita dati precisi: in Inghilterra e in Galles i pub stanno “svanendo” al ritmo di più di due al giorno, soprattutto quelli cosiddetti di quartiere. Con un picco nell’ultima parte dell’anno, cinquanta per cento in più rispetto ai primi tre mesi del 2023.
L’allerta è, anche, un’occasione per rivendicare agevolazioni e sgravi fiscali in scadenza, ma la conclusione, malgrado i 383 locali persi quest’anno e i 386 scomparsi nel 2022, non è pessimista.
I pub sono un’istituzione ed è impensabile che possano veramente scomparire. Di sicuro, a Londra non sembrano in crisi. Un po’, certo, grazie ai tantissimi turisti, ma restano vitali, e frequentati anche nei quartieri periferici, dove gli avventori sono totalmente, meravigliosamente locali.
Alcuni poi, tanti in realtà, sono veri monumenti storici, che valgono molto di più di una semplice birra in compagnia, perché raccontano e ripercorrono la storia della città.
In quello che fu il malfamato e povero East End e oggi è un’area in rapida gentrificazione, naturale prosecuzione della City – dai palazzi avveniristici di Canary Wharf, alla riqualificazione dello storico mercato di Spitalfields, al centro culturale e artistico di Brick Lane – il pub Ten Bells (84 Commercial Street, London E1 6QG, fermata Aldgate East) è un tuffo nel passato vittoriano, con le sue pareti decorate con piastrelle a mosaico d’epoca, che ricordano i tempi in cui la zona era un centro di tessitura.
Una storia che risale agli inizi del diciottesimo secolo e che ha un risvolto particolarmente noir per via di un incontro fatale. È noto, infatti, per essere il pub dove Jack lo Squartatore si aggirava in cerca di vittime nell’autunno del 1888 e dove operava la prostituta Mary Jane Kelly, probabilmente la sua vittima più nota. Per questo, oltre che per l’ottima e vasta scelta di birre, è meta obbligata di tutti i “Jack the Ripper tour” organizzati nella capitale inglese. A differenza della gran parte dei pub offre da bere, birre ovviamente e ottimi cocktail, ma non da mangiare.
Il Westminster Arms (9 & 10 Storey’s Gate, London SW1P 3AT, fermata Westminster) è una sosta quasi d’obbligo all’uscita dalla visita all’abbazia o al palazzo, e, grazie alla sua posizione strategica, è un’occasione per bere, o mangiare, dato che c’è anche un ottimo servizio di cucina, fianco a fianco con politici e giornalisti in servizio al vicino Parlamento. A vantaggio di questa sua clientela, dispone di una division bell che all’occorrenza richiama i deputati all’ordine, e al voto.
Tra gli avventori, ai turisti si mescolano alti funzionari statali, delegati di vario genere, attori (e attrici), modelle (e modelli) e tra i suoi ospiti le cronache annoverano Desmond Tutu, Bill Clinton e Angelina Jolie. Malgrado questo, è un posto alla mano, con personale accogliente e tutti i piatti tipici da pub, come fish & chips, ali di pollo, manzo salato, merluzzo impanato, burger, e tante birre.
A Covent Garden, The Lamb & Flag vanta di essere stato il pub preferito da Charles Dickens e, con i suoi trecento anni di storia, pare sia il più antico della zona. L’accesso da una stradina laterale, gli ambienti, l’atmosfera calda e informale ne fanno un pub quasi esemplare nella sua tipicità.
Nel pieno della zona dei Docklands, con il suo affascinante miscuglio di edifici commerciali riadattati, prospettive sull’acqua e ricordi dell’antica attività portuale, The Prospect of Whitby (57 Wapping Wall, Londra E1W 3SH, fermata Beckton Park), costruita nel 1520, è la più antica taverna sul fiume, già nota come Taverna del Diavolo, luogo di incontro per marinai e contrabbandieri. Il pavimento in pietra ha quattrocento anni, gli interni sono suggestivi e alla sera, dalla sua terrazza, e dalle finestre, si gode una splendida vista sulle mille luci di Canary Wharf.
La sua storia è la storia di Londra: qui il giudice Jeffreys, repressore della ribellione di Monmouth del 1685 contro il re il cattolico Giacomo II Stuart, era solito bersi una birra e da qui sir Hugh Willoughby partì nel 1533 nel disastroso tentativo di scoprire il passaggio a Nord-Est.
In un vicoletto dickensiano che si apre sulla trafficatissima Fleet Street, sede dei principali quotidiani inglesi fino agli anni Ottanta e ora di studi di avvocati e di banche internazionali come Goldman Sachs (che occupa la sede del Daily Telegraph, dove Evelyn Waugh ambientò il suo romanzo satirico “L’inviato speciale”), Ye Olde Cheshire Cheese (145 Fleet Street, London EC4A 2BU, fermata Blackfriars), conserva l’aspetto che aveva nel 1667, quando fu ricostruito dopo il grande incendio sulla sede di un pub del 1538.
Una bella sorpresa in una zona radicalmente cambiata, che continua all’interno, dove ci si trova in pieno diciassettesimo secolo: soffitti bassi con grandi travi a vista di legno scurito dal tempo, scale strette e ripide che portano a un labirinto di stanze e stanzette, tavoli, panche, boiserie di legno, antiche stampe, divani di cuoio e caminetti veri che ospitano il Chop House Restaurant, il Cheshire Bar, il Cellar Bar, la Williams Room e il Johnson Bar. Non solo, al piano inferiore c’è una parte ancora più antica, che risale al tredicesimo secolo e faceva parte di un monastero carmelitano.
L’offerta di birre artigianali e di una selezione di vini si accompagna a piatti della tradizione inglese come pudding, pasticci di carne, braciole, con qualche concessione alla dieta mediterranea. Tutto nella norma, ma con il piacere di condividere il locale con i suoi illustri avventori del passato, P.G. Wodehouse, Samuel Johnson, Mark Twain, W.B. Yeats e Charles Dickens, che lo cita nel suo “Racconto di due città”.
Ordinando, dietro il bancone del bar, si nota un pappagallino impagliato: è Polly, che visse nel pub per trent’anni, coccolata dai clienti famosi e non, tanto che quando morì, nel 1926, la triste notizia fu data dalla BBC e trovò spazio su oltre duecento giornali in tutto il mondo.
A pochi passi da Harrods, nell’esclusivo quartiere di Belgravia, The Grenadier (18 Wilton Row, London SW1X 7NR, fermata Hyde Park Corner) è un elegante pub che dal 1720 ha avuto ospiti illustri come il duca di Wellington – il filetto che da lui prende nome è uno dei cavalli di battaglia del ristorante – e l’immancabile re Giorgio IV, ma che soprattutto può vantare un insolito residente, un fantasma. Quello, appunto, di un soldato che secoli fa, quando il pub era un luogo di ritrovo per i militari di una vicina caserma che vi passavano il tempo a bere e a giocare d’azzardo, venne ucciso in una rissa scoppiata perché era stato sorpreso a barare a carte. Sul soffitto del locale sono attaccate le banconote che nel tempo gli avventori hanno lasciato per saldare il suo debito, ma il granatiere è ancora lì, pronto a inquietanti apparizioni.