Quesiti linguisticiPerché si dice «prendere un colpo»? Risponde la Crusca

La costruzione si può trovare con i due ausiliari “essere” e “avere”. E il verbo può essere sia transitivo sia intransitivo

(Unsplash)

Tratto dall’Accademia della Crusca

Il verbo prendere, tipicamente usato come bivalente transitivo (qualcuno prende qualcosa, nel significato di ‘afferra’), presenta anche una costruzione bivalente intransitiva (qualcosa prende a qualcuno, nel significato di ‘accade improvvisamente’). La seconda costruzione si incontra in modi dire come “Che ti prende?” oppure “Mi è preso un colpo”, “Gli è preso un infarto”, “Che ti prenda un accidente!”. In questo caso, l’ausiliare è di regola essere, ma si può trovare anche avere.

Nel caso di “Che ti è/ha preso?” la variazione di ausiliare è collegata al fatto che – dato che i pronomi personali atoni (quelli che tradizionalmente chiamiamo particelle pronominali) di prima e seconda persona singolare e plurale valgono sia come oggetto diretto sia come oggetto indiretto – il verbo può essere interpretato sia come transitivo (“Che cosa ha preso te?”) sia come intransitivo (“Che cosa è preso/successo a te?”). L’alternanza di essere e avere si trova tuttavia anche quando il verbo è inequivocabilmente intransitivo: Gli è/ha preso un infarto. In rete sono anzi più numerosi gli esempi con l’ausiliare avere rispetto a quelli con l’ausiliare essere (“mi ha preso un colpo” ha quasi il doppio delle attestazioni di “mi è preso un colpo”).

L’espressione lo ha preso un colpo, con il verbo transitivo, è sentita oggi come decisamente inaccettabile, a meno che non sia riconoscibile come arcaismo: si trova infatti attestata soprattutto nell’Ottocento; nel dizionario Tommaseo-Bellini è registrata e spiegata in questi termini: “Si dice anche che La febbre, o sim., ha preso uno, ad accennare, che ad uno è cominciata o sopravvenuta la febbre, o sim.”. Oggi un’espressione come la febbre ha preso uno è accettabile solo nel senso di ‘l’ha portato via’, ‘ne ha provocato la morte’ e non in quello di ‘venire, sopraggiungere’, veicolato esclusivamente dalla costruzione intransitiva con soggetto posposto (gli ha preso la febbre).

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