Guerra per procuraLa tempestiva indagine su Solinas preoccupa la Lega (e depotenzia Salvini)

Il presidente uscente della Regione Sardegna è stato messo sotto inchiesta, spianando la strada al sindaco di Cagliari Paolo Truzzu come candidato del centrodestra. Il leader del Carroccio perde uno dei suoi candidati e dovrà assistere al trionfo di Fratelli d’Italia che potrebbe fare presto un rimpasto di governo

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A Montecitorio lo chiamano «il regalo di compleanno dei pubblici ministeri a Giorgia Meloni»: è il sequestro di trecentocinquantamila euro disposto dai magistrati e l’accusa di corruzione nei confronti di Christian Solinas, governatore uscente, anzi uscito, della Sardegna, l’uomo sul quale puntava Matteo Salvini. Che dunque ha perso anche questa mano visto che i pm hanno spianato la strada al sindaco di Cagliari Paolo Truzzu voluto fortissimamente da Giorgia Meloni. Un bel cadeau di compleanno, effettivamente. Sapeva qualcosa, la presidente del Consiglio, di imminenti provvedimenti giudiziari a carico di Solinas? Impossibile saperlo ma certo i magistrati sono arrivati al momento giusto, come i poliziotti nei film gialli, e al solito gli sconfitti hanno parlato di giustizia a orologeria. Uno a zero per Meloni, dunque, anche se grazie a un autogol. Ma la prima è andata. 

Ora, questo è un tempo elettorale maledettamente lungo, di qui fino a giugno, e la politica si aspetta di tutto. E con ragione. Sono decenni che quando gli salta il ticchio le procure irrompono nelle campagne elettorali. Salvini è terrorizzato che possa scattare una offensiva giudiziaria ai danni di una Lega impegnata in un duello per la vita con Meloni che, secondo la lettura leghista, sarebbe sostenuta da una magistratura già prona nei confronti della donna forte del Paese. Carlo Nordio, in questo quadro, non incute molta paura. Ed è caso mai proprio per ammorbidire la verve garantista del Guardasigilli che le procure blandirebbero la presidente del Consiglio: stiamo con te, spiega al tuo ministro che non deve esagerare.

Quel che è certo è che la mannaia su Salinas ha rinfocolato nella Lega questi sospetti. Persa la Sardegna, Salvini vorrebbe la Basilicata (impossibile) o l’Umbria. Ma è una fatica di Sisifo. Il capo leghista non ha davvero frecce nuove da scagliare, dopo la figuraccia dovuta al sostanziale rafforzamento della legge Fornero e gli scarsissimi, per non dire nulli, risultati su trasporti, infrastrutture, ponte di Messina; può portare a casa la settimana prossima (il voto ieri è slittato) la calderoliana autonomia differenziata, una riforma che certo non scalda il Paese e che è destinata a diventare una mera bandierina senz’anima. 

In questa situazione alle europee la Lega passerà dal trentaquattro per cento al nove-dieci, se va bene, mentre Fratelli d’Italia punta a superare il trenta. Per questo l’altro giorno Francesco Lollobrigida, il colonnello-cognato di FdI, parlava candidamente di «riequilibrio» dopo le europee: probabilmente un rimpasto sfavorevole alla Lega. Sempre che, in aggiunta a tutto questo, non si muovano le procure, il soggetto politico di cui adesso Matteo Salvini ha paura.

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