Il gruppo di esperti e tecnici di Visione 30 – dopo aver pubblicato una lettera aperta al ministro Salvini sulla controversa direttiva sulle Zone 30, la riforma del Codice della strada e il decreto ministeriale sugli autovelox – ha trasmesso due richieste ufficiali di incontro, una al ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, e l’altra al presidente dell’Associazione Nazionale Comuni Italiani (Anci), Antonio Decaro.
«Abbiamo ritenuto necessario chiedere un ripensamento rispetto alle politiche recentemente adottate dal Mit. Siamo in particolare estremamente preoccupati per le azioni intraprese per contrastare il diritto degli enti locali di abbassare il limite di velocità sulle strade urbane nel modo ritenuto più adeguato, così come per alcune delle modifiche al codice della strada che saranno prossimamente sottoposte alla discussione e approvazione parlamentare nonché per le nuove normative proposte sul tema del telecontrollo delle velocità», recita il messaggio che accompagna la richiesta di incontro.
Oltre alla direttiva di Salvini contro le Città 30, che potrebbe paradossalmente favorire un’estensione più capillare delle strade con il limite dei trenta chilometri orari, settimana scorsa sono accaduti due episodi tristemente emblematici della situazione denunciata dai tecnici. Il centrodestra, in commissione Trasporti alla Camera, ha bocciato la proposta del Pd per una legge nazionale sui sensori contro l’angolo cieco sui camion (il testo prevedeva anche un fondo per finanziare l’acquisto di queste tecnologie). Inoltre, la commissione ha esaminato un altro emendamento che – in caso di approvazione definitiva – permetterà ai neopatentati di guidare auto più potenti anche nei primi tre anni dal rilascio della patente. In aula sono stati discussi più di settecento emendamenti alla riforma di Salvini del codice della strada.
«Riteniamo – prosegue il messaggio dei tecnici di Visione 30 – che queste proposte nel loro insieme comportino l’allontanamento dell’Italia dalle scelte attuate da tutti gli altri Paesi dell’Unione europea e dalla comunità internazionale e che rendano non perseguibile l’obiettivo sottoscritto in sede europea e ribadito dal Piano nazionale della sicurezza Stradale redatto dallo stesso Mit di dimezzamento del numero di vittime della strada tra il 2020 e il 2030. Vi chiediamo pertanto di volerci accordare un incontro nel corso del quale approfondire gli aspetti che riteniamo maggiormente critici e illustrarvi il contenuto delle proposte operative da noi avanzate».
Intanto, la lettera aperta, lanciata il 1° febbraio, ha raggiunto quasi trecentocinquanta adesioni fra docenti e ricercatori universitari, pianificatori, progettisti e gestori nei settori dell’urbanistica, dell’ingegneria dei trasporti e della salute pubblica, oltre che di professionisti nel mondo legale ed educativo, in ambito sia pubblico che privato, ottenendo anche l’adesione delle principali diciotto associazioni e fondazioni di familiari di vittime sulla strada.